Il consiglio dei ministri ha approvato le “pagelle” ai magistrati e la “stretta” ai fuori ruolo. Non passa invece l’ipotizzato test psico-attitudinale per le toghe. Due i decreti legislativi in materia di giustizia nell’ ordine del giorno del Consiglio dei Ministri: uno di delega al Governo per la riforma dell’ordinamento giudiziario e “la razionalizzazione del funzionamento del consiglio giudiziario, con riferimento alla necessità, di assicurare la semplificazione, la trasparenza e il rigore nelle valutazioni di professionalità” dei magistrati.
Nel decreto si prevede l’istituzione del “fascicolo del magistrato” dove confluiranno tutti gli atti da lui firmati. Documentazione necessaria al Csm, organismo preposto alla valutazione, per redigere le pagelle dei magistrati. I criteri applicati sono quattro: dalla “capacità”, alla “laboriosità” , cioè la qualità e quantità degli atti trattati, alla “diligenza” (intesa come presenza in ufficio e rispetto delle scadenze) per “l’impegno” cioè la sostituzione di magistrati assenti o impegnati a frequentare corsi di aggiornamento. La “capacità“, va intesa come il “possesso delle tecniche di argomentazione e di indagine“, o ancora “la conduzione dell’udienza da parte di chi la dirige e la presiede”. La produttività, riguarda invece il “numero e qualità degli affari trattati in rapporto alla tipologia degli uffici” e “tempo di smaltimento del lavoro“.
La diligenza, è relativa all'”assiduità e puntualità nella presenza in ufficio, nelle udienze e nei giorni stabiliti” ma anche al “rispetto dei termini per la redazione, il deposito di provvedimenti o comunque per il compimento di attività giudiziarie”. Da ultimo l’impegno concerne “la disponibilità per sostituzioni di magistrati assenti” e “la frequenza di corsi di aggiornamento“.
Ecco cosa succede in caso di giudizio negativo
Il giudizio si rinnoverà a partire da quattro anni dalla nomina per finire dopo ventotto anni di carriera. La valutazione sarà positiva (con tre gradi, cioè “discreta”, “buona”, “ottima”), non positiva o negativa. Per i “bocciati” cioè quelli con giudizio negativo, il Csm dopo un anno emetterà una nuova valutazione nel caso di una nuova bocciatura. Il magistrato può essere in tal caso anche “dispensato dal servizio“. Un caso, però, al quale si arriverà solo in un ristretto numero di casi.
Il primo giudizio sarà espresso dal Consiglio giudiziario, l’organo consultivo decentrato del Csm. a cui farà seguito la votazione finale del Csm, con la controfirma del ministro della Giustizia. In caso di voto “non positivo”, il Consiglio Superiore della Magistratura fa un’altra valutazione dopo un anno . Per il giudizio negativo le conseguenze sono varie: dall’obbligo di frequenza di “un corso di frequentazione professionale” all’assegnazione “a una diversa funzione” nello stesso ufficio. Nei casi più gravi si può arrivare all’esclusione da incarichi direttivi “fino alla sua prossima valutazione“.
L’esame si ripete quindi dopo due anni: ma il magistrato intanto perde il “diritto all’aumento periodico di stipendio“. Mel caso in cui il Csm conferma il voto negativo, il magistrato che nel corso del procedimento può essere ascoltato, viene “dispensato dal servizio”. A dare i giudizi diversamente da quanto accade oggi, saranno anche gli avvocati. Alla base della riforma, la necessità di rendere effettiva una valutazione che oggi vede il 99% di giudizi positivi, lasciando spesso – come ben noto – la scelta degli incarichi direttivi ad accordi tra le correnti della magistratura.
Stretta sui magistrati “fuori ruolo”
Diminuisce da 200 a 180 il limite massimo di magistrati fuori ruolo. I magistrati non potranno chiedere questo tipo di aspettativa prima che siano trascorsi 10 anni di effettivo esercizio della giurisdizione. E ancora, fatti salvi incarichi presso istituzioni di particolare rilievo, sono necessari 3 anni di esercizio prima di un nuovo collocamento fuori ruolo se il primo incarico ha avuto una durata superiore a 5 anni. Viene inoltre codificato il principio della necessaria sussistenza di un interesse dell’amministrazione di appartenenza per consentire l’incarico fuori ruolo.
Eliminato il test psico-attitudinale
Al contrario di quanto previsto, non sono stati inseriti i test psico-attitudinali per l’ingresso in magistratura nei decreti legislativi approvati oggi dal Consiglio dei Ministri . Un’ ipotesi era emersa in mattinata durante la riunione preparatoria del Consiglio dei ministri ma non è stata accolta ed inserita nei testi definitivi.