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24 Novembre 2024 03:21

Delmastro a processo per aver rivelato il segreto d’ufficio su Cospito: “Fiero di quello che ho fatto, lo rifarei”

La procura di Roma aveva chiesto per ben due l'archiviazione con il non luogo a procedere. La Gip Cipriani ha respinto le istanze di costituzione di parte civile avanzata dai quattro deputati del Partito Democratico Lai, Orlando Serracchiani e Verini, assistiti dagli avvocati Federico Olivo e David Ermini, ex vice presidente del Csm, ed ex parlamentare del Pd.

Il Gup del Tribunale di Roma Maddalena Cipriani ha disposto il rinvio a giudizio nei confronti del sottosegretario alla Giustizia Andrea Delmastro, accusato di rivelazione di segreto d’ufficio in relazione al caso dell’anarchico Alfredo Cospito. La circostanza che sa di incredibile è che la pubblica accusa, cioè la Procura di Roma aveva reiterato in aula la richiesta di archiviazione perché, a parere dei pubblici miisteri di piazzale Clodio “l‘esistenza oggettiva della violazione del segreto amministrativo – scriveva la procura nel maggio scorso – ed è fondata sull’assenza dell’elemento soggettivo del reato, determinata da errore su legge extrapenale”. Delmastro, assistito dall’ avvocato Giuseppe Valentino, era in aula al momento della decisione.

L’inchiesta a piazzale Clodio era stata aperta dopo l’esposto presentato dal deputato di Alleanza Verdi e Sinistra Angelo Bonelli in relazione all’intervento di Giovanni Donzelli sulla vicenda dell’anarchico Cospito. Nell’esposto che ha dato origine al procedimento si faceva riferimento alle conversazioni in carcere tra Cospito, un esponente della ‘Ndrangheta ed un camorrista avvenute tra dicembre e gennaio scorsi poi lette in aula. Evidentemente dopo la figuraccia con la “questione Soumahoro” adesso Bonelli cerca di riconquistare credibilità con la vicenda dell’anarchico Cospito.

La Gip Cipriani ha respinto le istanze di costituzione di parte civile avanzata dai quattro deputati del Partito Democratico Lai, Orlando Serracchiani e Verini, assistiti dagli avvocati Federico Olivo e David Ermini, ex vice presidente del Csm, ed ex parlamentare del Pd. La prima udienza del processo è stata fissata per il prossimo 12 marzo.

In serata, il sottosegretario alla Giustizia Andrea Delmastro, intervistato dalla trasmissione “Stasera Italia” su Rete 4, ha dichiarato che non si aspettava il rinvio a giudizio, “come i pm che per due volte hanno chiesto il mio proscioglimento. Andrò a giudizio serenamente”, evidenziando “l’anomalia” del suo procedimento rappresentata dal fatto che l’imputato è “in squadra con i pm“, considerato che anche i pubblici ministeri della Procura di Roma sono convinti della sua innocenza.

“Non ho dato le carte a Donzelli. Ho risposto a un domanda, non mi potevo trincerare dietro una segretezza che non c’era – ha aggiunto ancora nell’intervista DelmastroSono straordinariamente fiero di non aver tenuto sotto segreto un fatto di gravità inaudita, cioè che terroristi anarchici in combutta con criminali mafiosi tentassero di fare un attacco concentrico al 41 bis. Lo rifarei perché c’è qualcosa che viene prima: il servizio vero dell’Italia che è l’attacco frontale alla criminalità“.

La notizia del rinvio fa suonare il campanello d’allarme a Palazzo Chigi, anche perché subito Pd, M5S e Avs alla Camera chiedono la ‘testa’ dell’esponente di governo in Via Arenula. Il premier Meloni, però, difende il suo fedelissimo e invita i suoi parlamentari a far quadrato attorno a lui. Dalle parti di Via della Scrofa ci tengono a sottolineare che l’operato della magistratura va rispettato ma lasciano chiaramente intendere che c’è qualcosa che non va se Delmastro viene rinviato a giudizio dopo la richiesta di non luogo a procedere da parte della Procura di Roma. “Se il procuratore aggiunto Ielo chiede il proscioglimento e poi Delmastro viene processato, vuol dire che ci sono due linee diverse, fatevi una domanda e datevi una risposta”, commenta un “big” meloniano in Transatlantico, a Montecitorio.

“Credo sia inconsueto il rinvio a giudizio dopo la richiesta di non procedere da parte del pubblico ministero”, commenta senza indugio Giovanbattista Fazzolari, sottosegretario alla Presidenza del Consiglio con delega all’Attuazione del programma e uno degli uomini più “vicini” alla Meloni, replicando al Pd che ha chiesto una mozione di sfiducia per Delmastro: “I dem hanno tutto il diritto di presentare una mozione di sfiducia, è nelle loro possibilità. Ma ovviamente la sfiducia a Delmastro finirà in un nulla di fatto, perché il sottosegretario otterrà la piena fiducia da parte del Parlamento“. Fazzolari però evita commenti quando gli viene chiesto se la decisione del gup Cipriani del Tribunale di Roma su Delmastro sia da leggere come un nuovo ‘round‘ del burrascoso rapporto tra magistratura e governo.

Lecito però chiedersi se sia opportuno affrontare un processo con l’accusa di rivelazione del segreto d’ufficio da parte di sottosegretario al ministero della Giustizia, in una fase di forte tensione tra il governo e le toghe, sopratutto allorquando la pubblica accusa e cioè la Procura per due volte ha chiesto l’archiviazione non riscontrando alcun reato. Ma questa è la malagiustizia delle “toghe rosse” che invece di rispettare e fare applicare le leggi del Parlamento iun realtà fanno politica attiva, sentendosi degli “intoccabili” (che tali non sono !) come si evince dai loro comunicati e dal loro operato strumentale.

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