Antonio Toni Negri è morto questa notte a Parigi, all’età di 90 anni. Nato a Padova il 1 agosto 1933, ottenne nel 1967 la cattedra di filosofia politica presso la Facoltà di Scienze politiche dell’Università di Padova, nella quale divenne direttore dell’Istituto di dottrina dello stato. Considerato tra i maggiori pensatori della dottrina dello stato a livello mondiale, è sempre stato coinvolto in modo attivo nei movimenti di trasformazione della società: dopo gli ‘anni di piombo’, il libro che l’ha reso famoso nel mondo è “Impero” (Rizzoli, 2002), scritto in collaborazione con il filosofo statunitense Michael Hardt, testo fortemente critico della globalizzazione liberista e del moderno imperialismo.
La notizia, annunciata ai media dalla moglie Judith Revel, è stata confermata su Instagram dalla figlia Anna Negri. Fondatore di Potere operaio, leader di Autonomia operaia, teorico dell’anti-Stato, considerato l’ideologo della lotta armata, condannato per associazione sovversiva e poi a lungo latitante, il filosofo e politologo Toni Negri ha impersonificato nel mondo dell’estrema sinistra, suo malgrado, “il cattivo maestro” per eccellenza.
Dopo aver partecipato all’esperienza dei “Quaderni Rossi” nei primi anni Sessanta, il professor Negri ha avuto un’importanza cruciale nell’elaborazione teorica dell’operaismo e in seguito nella fondazione di Potere operaio (1967) e nell’Autonomia operaia (1973). Arrestato nell’operazione “7 aprile” del 1979 – su ordine del sostituto procuratore di Padova Pietro Calogero – con l’accusa di far parte delle Brigate rosse che ordinarono l’uccisione dello statista democristiano Aldo Moro, verrà condannato a dodici anni di carcere con l’accusa di esserne “moralmente responsabile” al termine di un processo molto discusso.
Negri si è sempre proclamato innocente e vittima di errore giudiziario o di una condanna per un reato di opinione. Nel 1983 è diventato deputato del Partito Radicale e, godendo dell’immunità parlamentare, è uscito di prigione e si è rifugiato in Francia dove ha continuato a professare la carriera di docente universitario. Rientrato in Italia nel 1997, dopo un patteggiamento nel 2003 è stato scarcerato definitivamente.
Tra gli anni Sessanta e Settanta Negri fu uno dei maggiori teorici del marxismo operaista. E sempre negli anni Settanta, accanto all’intensa attività di militanza politica nelle organizzazioni della sinistra extraparlamentare, elaborò la sua teoria dell'”avanguardia operaia” in testi come “Crisi e organizzazione operaia” (Feltrinelli, 1974), “Proletari e Stato. Per una discussione su autonomia operaia e compromesso storico” (Feltrinelli, 1976), “La forma Stato. Per la critica dell’economia politica della Costituzione” (Feltrinelli, 1977), “Il dominio e il sabotaggio. Sul metodo marxista della trasformazione sociale” (Feltrinelli, 1978), “Marx oltre Marx. Quaderno di lavoro sui Grundrisse” (Feltrinelli, 1979).
Negli anni Ottanta, durante la latitanza in Francia, si dedicò allo studio del pensiero politico di Baruch Spinoza, contribuendo, insieme a Louis Althusser e Gilles Deleuze, alla sua riscoperta teorica. Con l’affermarsi della globalizzazione, negli anni 2000, in collaborazione con Michael Hardt, ha scritto libri molto influenti nella teoria politica contemporanea: oltre a “Impero“, “Moltitudine” (Rizzoli, 2004), “Comune. Oltre il privato ed il pubblico” (Rizzoli, 2010), “Questo non è un Manifesto” (Feltrinelli, 2012), “Assemblea” (Ponte alle Grazie, 2018). Tra gli altri suoi libri anche “Il potere costituente. Saggio sulle alternative del moderno” (SugarCo, 1992), “Goodbye Mr Socialism” (Feltrinelli, 2006), “Fabbrica di porcellana. Per una nuova grammatica politica” (Feltrinelli, 2008)
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