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24 Novembre 2024 09:15

Stop all’accordo, rifiuto di Mittal all’ aumento di capitale. Salta l’accordo fra ArcelorMittal ed il governo sull’ex Ilva

Nella nota diffusa subito dopo la riunione il Governo ha reso noto di avere incaricato "Invitalia ad assumere le decisioni conseguenti, attraverso il proprio team legale" e di aver convocato i sindacati per giovedì prossimo.

Arcelor Mittal di fatto si è dichiarata fuori dall’ ex-Ilva e con lei prepara le valigie l’ amministratore delegato Lucia Morselli di nomina indiana. Per gli stabilimenti ex Ilva di Taranto non vi sono ulteriori investimenti del colosso indiano dell’acciaio né in prima linea né come socio di minoranza. L’ennesima fumata nera ( o meglio fuga all’inglese) è arrivata a conclusione dell’incontro a Palazzo Chigi tra i vertici della multinazionale e il Governo, e quindi appare scontato l’aumento di capitale da 320 milioni di euro tramite Invitalia, con il quale l’esecutivo intende portare lo Stato al 66% dell’azionariato della società siderurgica.

Al tavolo di Palazzo Chigi durato circa due ore erano presenti i due soci azionisti di Acciaierie d’ Italia: Aditya Mittal Ceo di Arcelor Mittal e Bernardo Mattarella l’ad di Invitalia. Per il Governo seduti al tavolo delle trattative i ministri dell’Economia, Giancarlo Giorgetti, degli Affari Ue e Pnrr, Raffaele Fitto, del Mimit, Adolfo Urso, del Lavoro, Elvira Calderone e il sottosegretario alla Presidenza del Consiglio, Alfredo Mantovano.

Il nuovo ennesimo finanziamento governativo si rende necessario per garantire la continuità produttiva. Al termine dell’incontro Palazzo Chigi con una nota ha reso noto “‘indisponibilità ad assumere impegni finanziari e di investimento nemmeno come socio di minoranza” da parte di di Arcelor Mittal .

La nota di Palazzo Chigi

Nella nota diffusa subito dopo la riunione il Governo ha reso noto di avere incaricato “Invitalia ad assumere le decisioni conseguenti, attraverso il proprio team legale” e di aver convocato i sindacati per giovedì prossimo. Un appuntamento che si spera possa finalmente offrire maggiori dettagli sulle prossime decisioni a partire dalla questione delle risorse finanziarie necessarie a garantire un futuro all’azienda.

A cominciare dai fondi necessari per acquistare gli impianti di Ilva in amministrazione straordinaria: circa un miliardo. Immediata la dura reazione sul fronte sindacale. Intervenendo su Rai Radio1 il segretario generale della Cisl, Luigi Sbarra parla di “atteggiamento assolutamente inaccettabile“. sottolinea che si va quindi “nella direzione opposta rispetto alla responsabilità sociale che si richiede oggi alle grandi multinazionali”.

La situazione industriale ed occupazionale

“L’esito dell’incontro a Palazzo Chigi tra la delegazione del governo e i vertici di Invitalia e ArcelorMittal — si legge in una nota congiunta diffusa dai segretari generali di Fim-Cisl Roberto Benaglia, Fiom-Cgil Michele De Palma e Uilm-Uil Rocco Palombella conferma quello che Fim Fiom Uilm hanno denunciato e per cui hanno mobilitato le lavoratrici e i lavoratori: la necessità di un controllo pubblico e la mancanza di volontà del socio privato di voler investire risorse sul futuro dell’ex Ilva. L’indisponibilità di Mittal, manifestata nell’incontro con il governo, è gravissima, soprattutto di fronte alla urgente situazione in cui versano oramai i lavoratori e gli stabilimenti, e conferma la volontà di chiudere la storia della siderurgia nel nostro Paese. Nell’incontro di giovedì ci aspettiamo dal governo una soluzione che metta in sicurezza tutti i lavoratori, compreso quelli dell’indotto, e garantisca il controllo pubblico, la salvaguardia occupazionale, la salute e la sicurezza, il risanamento ambientale e il rilancio industriale“.

Attualmente a Taranto sono in cassa integrazione 3mila lavoratori , mentre prosegue il presidio degli autotrasportatori davanti alla portineria C dello stabilimento che chiedono il pagamento di fatture “scadute” denunciando ritardi “inaccettabili“. Per il segretario generale della Uilm Rocco Palombella finalmente è caduta la maschera di Mittal, e commenta “ora il governo salvi l’azienda . Adesso ci aspettiamo dal governo una assunzione di responsabilità adeguata alla gravità della situazione“. Per Fim, Fiom e Uilm, “l’indisponibilità di Mittal, manifestata nell’incontro con il governo, è gravissima, soprattutto di fronte alla urgente situazione in cui versano oramai i lavoratori e gli stabilimenti, e conferma la volontà di chiudere la storia della siderurgia nel nostro Paese. Nell’incontro di giovedì ci aspettiamo dal governo una soluzione che metta in sicurezza tutti i lavoratori, compreso quelli dell’indotto.

Al momento il futuro per i 20mila lavoratori dell’azienda è ancora incerto , mentre il governo ha stabilito nella legge di Bilancio, per le imprese di interesse strategico nazionale che hanno in corso piani di riorganizzazione aziendale con almeno 1.000 lavoratori dipendenti, un ulteriore periodo di cassa integrazione salariale straordinaria fino al 31 dicembre 2024. Norma questa dovrebbe inglobare anche i dipendenti di Acciaierie d’Italia.

Il nulla di fatto agita non poco la politica:L’unica strada per salvare la produzione di acciaio nazionale è quella di aumentare la partecipazione dello Stato in Acciaierie d’Italia“, scrive l’ ex ministro del Lavoro e il deputato Pd Andrea Orlando. Immediata la replica di Dario Iaia, deputato e coordinatore provinciale FdI Taranto, che ritiene “assolutamente ridicole le dichiarazioni degli esponenti del Pd e della sinistra. Sono loro ad avere determinato questo stato di cose”.

© CDG1947MEDIAGROUP – RIPRODUZIONE RISERVATA |

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