Questa sera il Cdm dopo una riunione preliminare alla presenza del premier Giorgia Meloni, alla quale hanno partecipato il sottosegretario Alfredo Mantovano ed i ministri competenti Elvira Calderone, Raffaele Fitto, Giancarlo Giorgetti ed Adolfo Urso, e l’ad dell’Agenzia per lo sviluppo Bernardo Mattarella, ha approvato la bozza di un decreto legge ad hoc che rafforza alcune misure già presenti nell’ordinamento, a tutela della continuità produttiva e occupazionale delle aziende in crisi, tra le quali la ex Ilva, che prevede delle garanzie specifiche di cassa integrazione straordinaria durante l’amministrazione straordinaria. Infatti lo scorso 31 dicembre 2023 è scaduta la precedente cig.
Per la ex Ilva si è arrivati alla soluzione del commissario, attraverso l’amministrazione straordinaria che negli ultimi mesi è stata una soluzione analizzata più volte, anche se Invitalia, con lo Stato alle spalle, aveva tentato di evitare, ma a fronte dell’arrogante indisponibilità di Arcelor Mittal a trovare una strada percorribile e consensuale, il governo ha finalmente deciso di andare dritto alla procedura. Dopo il rifiuto pronunciato a Palazzo Chigi lunedì 8 gennaio da Aditya Mittal Ceo della multinazionale franco-indiana a proseguire la joint venture, il governo ha preso atto dell’impossibilità di definire un divorzio consensuale gestito dai legali dei soci di Acciaierie d’Italia (Invitalia 38% ed ArcelorMittal 62%) nonostante il termine fosse stato posto per oggi. E quindi l’attuale amministratore delegato Lucia Morselli dovrà fare le valigie per la gioia dei dipendenti, sindacati ed imprese dell’indotto, e trovarsi un nuovo lavoro.
Il governo è intervenuto per confermare la rottura fra soci che da troppo tempo discutevano sulle modalità di arrivare al divorzio consensuale. Gli avvocati dello studio legale Chiomenti al lavoro per Invitalia e dei legali dello studio Cleary Gottlieb per Arcelor Mittal per una settimana hanno cercato di trovare una soluzione al disimpegno degli indiani. Il punto nevralgico sulla divergenza di intenzioni per mantenere in piedi la ex Ilva ed assicurarle un rilancio è stato l’aumento di capitale da 1 miliardo per acquistare entro maggio gli impianti. Questo aumento avrebbe dovuto convertire in capitale sociale il finanziamento soci da 680 milioni di Invitalia, ed ulteriore un aumento di 320 milioni per garantire e finanziare i pagamenti urgenti.
Per evitare che il finanziamento completamente a carico di Invitalia venga considerato un aiuto di stato e quindi un’infrazione europea, si è cercato di coinvolgere anche con un esborso minore Arcelor Mittal nell’operazione, e la sua quota che avrebbe mantenuto in Acciaierie d’ Italia sarebbe stata rilevata dallo Stato in un secondo momento. Ma Arcelor Mittal ha rifiutato qualsiasi proposta, rendendola nota poco prima che il Cdm approvasse la bozza di decreto.
Arcelor Mittal nonostante si fosse da tempo sfilato dalla responsabilità finanziaria conseguente al suo ruolo di azionista di maggioranza comunicando di non avere intenzione di mettere soldi per il rilancio, ha provato a cercare giustificazioni strumentali sostenendo argomentazioni respinte al mittente, comunicando che l’obiettivo di ArcelorMittal “è quello di trovare una soluzione negoziata come alternativa all’amministrazione straordinaria, soluzione questa ritenuta dannosa sia per il business di Acciaierie d’Italia, sia per tutti i suoi stakeholder. Mittal probabilmente aprirà un contenzioso con richiesta di danni, ma dovrò farlo in un tribunale italiano.
Esclusi dalla nuova cassa integrazione 1.500 dipendenti a Taranto, a presidio e tutela degli impianti in attività, i lavoratori impegnati nella sicurezza e nella manutenzione degli impianti per consentire che restino operativi funzionanti . Il provvedimento del Consiglio dei ministri prevede che non cambino le disposizioni, già inserite nell’ordinamento, a tutela delle piccole e medie imprese dell’indotto di Taranto che diventano creditori privilegiati. Adesso la bozza dovrà ora passare al vaglio dell’ufficio legislativo di Palazzo Chigi. Domani alle 15 il governo incontrerà i sindacati per proseguire il confronto sul futuro dell’acciaio in Italia.