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22 Luglio 2024 09:31
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I “giochi” sporchi di una cupola politico-affaristica che vive e lucra sulla pelle dei tarantini con la complicità della magistratura

Taranto "capitale della monnezza", martoriata e spremuta dell'affarismo spregiudicato, e tutto ciò sulla pelle dei poveri tarantini che vengono spremuti in ogni modo (Tari, parcheggi, ecc.) da un'amministrazione comunale che esprime il peggio del sottobosco della politica locale che va a braccetto con la malavita ed affaristi spregiudicati, indagati e condannati
di Antonello de Gennaro

Quello che sta accadendo nella città di Taranto non si era mai visto negli ultimi 50 anni di vita sociale, politica ed economica. Una città onnipresente nei bassifondi delle varie classifiche statistiche dei principali quotidiani economici come il SOLE24Ore, Italia Oggi, delle vere associazioni ambientaliste come LEGAMBIENTE, guidata da un sindaco che sembra più un imbonitore, un venditore ambulante nei mercatini paesani, che un priimo cittadino della città più industrializzata del Mezzogiorno.

Lo stabilimento siderurgico (ex-ILVA) più importante d’ Europa finito nelle mani di una società franco-indiana, Arcelor Mittal, che ha letteralmente dissipato la produttività, non rispettando gli accordi ed impegni contrattuali grazie alle decisioni disastrose del M5S (leggasi Di Maio, ministro dello sviluppo economico, l’ ex sottosegretario di Stato Mario Turco e Giuseppe Conte all’epoca dei fatti presidente del Consiglio .

Gigetto Di Maio secondo fonti autorevoli avrebbe ingaggiato a suo tempo Lucia Morselli come consulente del “dossier ILVA” la quale poco prima aveva coordinato la cordata perdente composta dagli indiani di Jindal insieme ai gruppi italiani Arvedi-CdP-Dolfin che parteciparono alla gara per la gestione e ristrutturazione dell’ ex-ILVA, e come per incanto subito dopo è diventata amministratore delegato di Arcelor Mittal Italia, società trasformatasi in Acciaierie d’ Italia. Circostanza questa raccontata esclusivamente dal CORRIERE DEL GIORNO che non ha mai ricevuto smentite di alcun genere.

Lucia Morselli, Ad di Acciaierie d’ Italia (ex ArcelorMittal Italy)

La gestione Morselli è sicuramente nella storia dello stabilimento siderurgico di Taranto la più disastrosa e dispendiosa che si avista all’opera. Voli privati, uno staff della sicurezza a dir poco imponente, manager europei del gruppo Arcelor Mittal arivati a taranto e poco dopo rimandati tutti a casa nei loro Paesi, dirigenti ex-Ilva assunti, quindi licenziati e riassunti con penali importanti a loro favore, il tutto a danno dei disastrosi conti economici dell’ azienda. Impegni economici, produttivi ed occupazionali puntualmente disattesi da parte di Arcelor Mittal, finiti a carico del contribuente con l’utilizzo tanto imponente quanto pesante della cassa integrazione per non pagare gli operai. Affitto dello stabilimento non pagato, bollette energetiche (prima ad ENI e poi a SNAM) per centinaia di milioni di euro non pagati.

In un Paese serio sarebbe intervenuta la magistratura, ma a Taranto purtroppo le toghe locali, spesso compromesse e condizionate da interessi di famiglia con le forniture allo stabilimento, passano più tempo a disporre sequestri ambientali per finire sui giornali che ad intervenire sulle continue illegalità del vertice Arcelor Mittal e del suo management a danno di una azienda di interesse nazionale.

i magistrati Maurizio Carbone ed Eugenia Pentassuglia

Prima di dimettersi per la sua nota vicenda giudiziaria, l’ex procuratore capo di Taranto, Capristo, d’intesa con il procuratore di Milano Greco, in carica all’epoca dei fatti, mandarono un’imponente numero di finanzieri per acquisire documenti ed effettuare accertamenti in relazione ad un fascicolo d’indagine ai sensi dell’ art. 499 c.p. per verifica il grave danno alla produzione nazionale. Dopodichè durante la reggenza del procuratore aggiunto Maurizio Carbone facente funzione prima dell’ arrivo dell’ attuale capo della procura jonica , la dr.ssa Eugenia Pontassuglia, tutto è stato messo a tacere e di quel fascicolo non si è mai più saputo nulla. Così come sono scomparso per incanto i rilievi fotografici effettuati dal procuratore Capristo accompagnato dall’aggiunto Carbone in un sorvolo in elicottero sulla raffineria dell’ ENI e sullo stabilimento siderurgico dell’ ex-ILVA per accertare problematiche inquinanti segnalate alla Procura. Come mai siano scomparsi questi fascicoli e dove siamo finiti sarebbe non solo interessante ma doveroso capirlo.

La politica locale a sua volta ha dato il suo pessimo contributo, pensando solo alle “mancette”, ai propri stipendi, agli assessorati, alle assunzioni familiari, ai concorsi pilotati, alle manie di grandezza del sindaco Melucci, che ha speso in due anno oltre 8 milioni di euro finiti all’estero per fare realizzare due regate di vela fra otto catamarani (nessuno italiano n.b.) nel 2021 e 2023 che non hanno portato alcun valore aggiunto in termini di ritorno turistico, utilizzando centinaia di migliaia di euro per “foraggiare” la stampa locale a supportare l’iiniziativa, letteralmente ignorata dalla stampa e tv di interesse nazionale ed internazionali.

il rag. Antonio Albanese, presidente della CISA di Massafra

Per non parlare degli “appetiti” di un imprenditore di Massafra, Antonio Albanese operante nel settore dello smaltimento di rifiuti , già condannato ed attualmente sotto processo dinnanzi ai Tribunali di Taranto e Lecce specializzato nel rilevare immobili e società fallite , compresa La Gazzetta del Mezzogiorno che sotto la sua gestione ha perso non solo il 50% dei lettori ma oltre 5 milioni di euro, mettendo in cassa integrazione a zero ore 40 giornalisti, 20 poligrafici, e chiuso tutte le redazioni nei capoluoghi di pronvincia in Puglia e Basilicata.

Albanese avendo le proprie discariche stracolme adesso si è lanciato nel settore degli appalti pubblici, ed ha appetiti in ogni settore: dall’illuminazione pubblica alle società di raccolta rifiuti, in particolare Kyma Ambiente (ex AMIU Taranto spa) che sotto la guida e malagestione del presidente Giampiero Mancarelli, candidato del PD alle ultime elezioni politiche dove è stato “trombato” dagli elettori, vive in una grave crisi finanziaria, che ha costretto il Comune di Taranto ad anticipare i soldi degli stipendi negli ultimi mesi. Per non parlare dei concorsi “truccati” , dei dirigenti indagati ed arrestati, e di certe connivenze e vicinanze con la criminalità organizzata locale.

Taranto purtroppo è una città dove tutti vanno a caccia di una poltrona ed un incarico pubblico, chi per portare a casa uno stipendio , chi per dello squallido protagonismo di provincia, e basta vedere il numero di assessori e consiglieri di amministrazione delle municipalizzate nominati, revocati e rinominati. Dove si nominano persone condannate in primo grado (e salvatisi in appello con la prescrizione) per truffa ai danni del Comune di Taranto, così come siedono attualmente in consiglio comunale due consiglieri attualmente sotto processo, anch’essi per truffa ai danni del Comune di Taranto che si è dovuto costituire parte civile.

Ubaldo Occhinegro e Rinaldo Melucci

Una città il cui sindaco Melucci aveva costituito una società di progettazione (Bottega Aurea s.r.l) con un suo assessore ( l’arch. Occhinegro) collocandone la sede legale a Milano, e guarda caso dopo i nostri articoli è stata chiusa dai soci. Ed il cui fascicolo aperto su denuncia di due consiglieri comunali dell’ opposizione, sul quale aveva fatto delle indagini delegate la Guardia di Finanza, è scomparso dagli archivi della Procura !

Una città in cui un giovane magistrato non ancora “condizionato” ha indagato e chiesto l’arresto del braccio destro del sindaco e direttore generale del comune, Carmine Pisano, e del comandante della Polizia Locale Michele Matichecchia. Ed il Sindaco Melucci non ha detto una parola e non li ha sospesi, ma ri-nominati dirigenti. Provate ad immaginare l’imbarazzo dei vertici forze dell’ordine che hanno indagato per conto della procura sull’appalto da 7 milioni di euro, nel trovarsi al tavolo del Comitato dell’ Ordine Pubblico della Prefettura l’indagato Matichecchia che era presidente della commissione sull’appalto.

Ed è notizia di questa mattina che in un altra gara di appalto comunale per oltre 80 milioni di euro (fondi europei) in cui il “pizzardone” Matichecchia era il RUP (Responsabile Unico procedimento) la procedura è stata ritenuta illegittima dal TAR di Lecce ( (presidente Antonella Mangia, referendario Nino Dello Preite, referendario ed estensore Francesco Baiocco) a seguito dell’istanza cautelare che ha riammesso l’impresa Manelli di Monopoli (Bari) che era stata esclusa dalla gara ! Sapete chi assiste il Comune di Taranto dinnanzi al TAR ? L’ avvocato Misserini del Foro di Taranto che assiste il Comune di Taranto è il fratello della giudice Misserini del Foro di Taranto. Un conflitto “ambientale” imbarazzante sopratutto per una giudice come la Misserini da sempre impegnata nelle attività sindacali della sezione tarantina dell’ ANM- Associazione Nazionale Magistrati.

(estratto dall’ ordinanza del TAR Lecce)

Infatti il TAR Lecce Il Tar ha stabilito che l’esclusionenon derivi direttamente e immediatamente dalle clausole del bando che prevedono il requisito di capacità tecnica e professionale, ma dall’interpretazione che ne è stata operata dalla stazione appaltante“. Un’interpretazione errata solo per incapacità ? Il TAR ha accolto l’istanza della Manelli spa, e fissato l’udienza di discussione per il prossimo 28 febbraio.

(estratto dall’ ordinanza del TAR Lecce)

Taranto “capitale della monnezza”, martoriata e spremuta dell’affarismo spregiudicato, e tutto ciò sulla pelle dei poveri tarantini che vengono spremuti in ogni modo (Tari, parcheggi, ecc.) da un’ Amministrazione comunale (Melucci) che esprime il peggio del sottobosco della politica locale che va a braccetto con la malavita ed affaristi spregiudicati, indagati e condannati. Legittimo chiedersi: tutto questo sino a quando ? Esiste ancora la giustizia libera ed indipendente a Taranto ?

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