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22 Novembre 2024 09:03

Finisce l’era Morselli-Arcelor Mittal. Per Acciaierie d’ Italia in arrivo l’ amministrazione straordinaria

Si avvia un percorso che porta inevitabilmente verso l'amministrazione straordinaria, che ieri il governatore pugliese Michele Emiliano, intervenendo alla Cgil, ha definito "un fallimento che congela i crediti vantati da tutte quelle imprese che hanno lavorato con la fiducia di essere pagate".

La decisione del giudice dr. Francesco Pipicelli della IIa sezione civile del Tribunale di Milano che ha rigettato l’ultima richiesta della Morselli di far scattare le misure cautelari e confermare quelle protettive verso i grandi creditori della società, così mettendo in salvo una composizione negoziata della crisi. Sino all’ultimo Acciaierie d’ Italia ha cercato di evitare l’amministrazione straordinaria. Ma l’ennesima interruzione delle trattative tra i due azionisti di Acciaierie, la multinazionale franco-indiana ArcelorMittal ed Invitalia in rappresentanza dello Stato , facilmente prevedibile, considerate che le trattative erano arrivate agli sgoccioli.

Parallelamente al negoziato tra i soci, persino la mediazione del presidente del Tribunale di Milano, Fabio Roia, avviata con altri rappresentanti degli azionisti, non ha sortito risultati . Adesso è compito del consiglio di amministrazione di Acciaierie d’Italia spa valutare se attivare l’amministrazione straordinaria, che rimane l’unica via d’uscita pressochè obbligata per salvare le sorti dello stabilimento siderurgico di Taranto , in quanto qualora non lo facesse, a quel punto sarebbe il socio Invitalia a rivolgersi al ministero delle Imprese per procedere d’ufficio.

Sentenza-ILVA_Tribunale-Milano

La conferma “politica” arriva dal ministro Adolfo Urso nell’incontro in mattinata Cgil pugliese: “Il confronto fra socio pubblico e privato allo stato non sembra aver sortito quella soluzione che tutti noi auspicavamo per «garantire la continuità produttiva e il rilancio del sito siderurgico“. Uno dei punti nevralgici dell’ attività del ministro Urso è la salvaguardia dell’indotto, che con tutte le associazioni si presenterà a Roma lunedì pomeriggio alle 18 per ricevere chiarimenti dal Governo.

Urso soffermandosi sulle aziende dell’ indotto, quasi tutte “mono Ilva” ha sostenuto che “A noi sembra che non vi sia stata una collaborazione dell’azienda per consentire che i propri fornitori potessero utilizzare gli strumenti che il Governo ha messo in campo e che mi auguro siano convertiti in legge con il concorso costruttivo del Parlamento. Non è così che si procede. Si procede fornendo informazioni necessarie per poter valutare il credito, altrimenti nessuno può acquisire crediti che non sono stati valutati“.

il ministro Adolfo Urso

“L’azienda ad oggi non ha fornito alcuna informazione estratta dai propri database in merito alle imprese che possono utilizzare gli strumenti che abbiamo messo in campo con il decreto legge”. – ha evidenziato il ministro UrsoLe informazioni fino a oggi trasmesse sono parziali. Per esempio, non è stata comunicata la composizione del debito e se si tratti di crediti certi, liquidi ed esigibili. Ci si è limitati a una lista molto incompleta, a informazioni su alcune decine di imprese a fronte di qualche migliaio“.

La parola “game over” per la Morselli ed i suoi azionisti indiani di riferimento, arriva con il rigetto dell’ultima richiesta strumentale di Acciaierie d’ Italia, cioè quella di adozione delle misure cautelari e protettive da applicarsi su vari soggetti: dall’ Ilva in amministrazioni straordinaria agli istituti di credito. con l’intento di bloccarli nella “facoltà di segnalare in Centrale Rischi e alla Crif l’intervenuta sospensione dei pagamenti nel corso delle trattative, nonché di revocare le linee di credito già esistenti ed utilizzate“. La decisione del giudice Pipicelli è il terzo parere contrario alle richieste di Acciaierie d’ Italia, che nel recente passsato aveva rigettato la richiesta di impedire ad Invitalia di rivolgersi al Mimit per attivare l’amministrazione straordinaria, affermando che non è anticostituzionale il decreto legge di gennaio 2023, che ha posto il primo presupposto dell’amministrazione straordinaria.

Una decisione che ha “sterilizzato” il ricorso di Acciaierie d’ Italia. Il giudice Pipicelli sostiene nella sua decisione che “per la conferma delle misure protettive, condizione necessaria è l’esistenza di una concreta, attendibile e realistica prospettiva di risanamento dell’impresa” condizione necessaria a poter ” giustificare un provvedimento giudiziale di compressione delle azioni cautelari ed esecutive dei creditori sul patrimonio del debitore”.

Il giudice nella sua decisione ha evidenziato, anche quanto posto in rilievo dall’esperto Cesare Giuseppe Meroni incaricato per la composizione negoziata della crisi, che “è netto nel ritenere l’assenza in concreto della sussistenza di concrete e ragionevoli prospettive di risanamento”. e che “ha già in sostanza espresso una prognosi infausta’”. Conseguentemente, spiega il giudice, “l’inidoneità del piano a superare la crisi e, dunque, l’assenza delle concrete prospettive di risanamento, non solo non consentono di confermare le misure protettive, ma allo stesso tempo non rendono meritevoli di accoglimento le misure cautelari e di inibitoria richieste verso Ilva e verso gli istituti di credito“.

Si avvia un percorso che porta inevitabilmente verso l’amministrazione straordinaria, che ieri il governatore pugliese Michele Emiliano, intervenendo alla Cgil, ha definito “un fallimento che congela i crediti vantati da tutte quelle imprese che hanno lavorato con la fiducia di essere pagate“.

© CDG1947MEDIAGROUP – RIPRODUZIONE RISERVATA |

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