L’interdizione dai pubblici uffici decretata dal Gip Battista nei confronti dell’ ex direttore generale dell’ Asset Puglia ing. Elio Sannicandro, che era anche ex commissario al dissesto idrogeologico , con un passato di consigliere comunale ed assessore delle giunte comunali guidata da Michele Emiliano secondo il collegio del Tribunale del Riesame di Bari presieduto dal giudice Mastrorilli, è stata ritenuta proporzionata rispetto agli elementi emersi nell’indagine condotta dalla Guardia di Finanza delegata dai pm Claudio Pinto e Savina Toscani della Procura di Bari.
La tesi dell’avvocato Michele Laforgia difensore di Elio Sannicandro, si basava sulla trascrizione della polizia giudiziaria, che avrebbe escluso dalle trascrizioni delle parti importanti e non ricostruirebbe – sostiene la difesa – in maniera completa il senso di quella conversazione, dando per scontato un pre-esistente contatto personale raggiunto tra l’ex commissario al dissesto e l’imprenditore che invece non ci sarebbe mai stato. Secondo l’ avv. Laforgia l’accusa non avrebbe considerato che lo stesso Di Carlo rappresentava all’interlocutore nel corso della propria conversazione la difficoltà di avvicinare Sannicandro.
Rigettato l’appello presentato a gennaio dal manager barese (difeso dall’avvocato Michele Laforgia), che aveva chiesto la revoca del provvedimento adottato lo scorso 21 novembre. Sannicandro venne accusato di concorso in corruzione e turbativa d’asta nell’ambito dell’inchiesta “Ossigeno” che successivamente si è conclusa con l’avviso di conclusioni delle indagini, sugli appalti del dissesto idrogeologico che secondo l’ipotesi accusatoria della Procura barese avrebbe favorito le imprese riconducibili ad Antonio Di Carlo e sua figlia Carmelisa , padre e figlia, imprenditori di Lucera (Foggia). Sannicandro è accusato di aver ricevuto tangenti per 60mila euro dall’imprenditore Di Carlo in cambio di appalti.
Il Tribunale del Riesame di Bari con sua ordinanza ha sostenuto che “risulta provata, a livello di gravità indiziaria, la consegna di denaro al Sannicandro e il suo interessamento a favore del Di Carlo con riferimento alle gare bandite per il Dissesto idrogeologico” aggiungendo che i contatti e gli incontri di persona tra Sannicandro e il Rup per l’appalto Picone-Lamasinata (poi aggiudicato dall’impresa di Di Carlo) “non hanno altro significato plausibile che quello di intervenire circa gli esiti delle graduatorie e dell’aggiudicazione” ed ha messo in evidenza che persiste la necessità di mantenere in piedi l’interdizione perché “in un sistema immutato di conoscenze e gestione degli uffici pubblici, è possibile che reiteri i reati”.
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