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22 Luglio 2024 11:01
22 Luglio 2024 11:01

Gli affari e le speculazioni incrociate fra Albanese, Miccolis e Ladisa sul patrimonio della Gazzetta del Mezzogiorno finiscono in Parlamento.

Il declino della «Gazzetta del Mezzogiorno», storico quotidiano di Bari fondato nel 1887 e diffuso in Puglia e Basilicata, si può convenzionalmente far risalire al settembre 2018, quando la procura di Catania confisca a Mario Ciancio Sanfilippo i suoi beni nell’ambito di un’inchiesta per mafia (chiusasi beffardamente poche settimane fa con la completa innocenza dell’editore

Martedì scorso i deputati Bonelli, Fratoianni, Zanella, Zaratti, Dori, Mari e Borrelli hanno presentato una Interrogazione parlamentare a risposta scritta, rivolta alla Presidente del Consiglio, al Ministro del lavoro e delle politiche sociali, al Ministro dell’interno ed al Ministro della cultura per far luce sulla torbida vicenda giudiziaria del procedimento fallimentare delle società Edisud spa e Mediterranea spa.

Nell’interrogazione si legge che il declino della «Gazzetta del Mezzogiorno», storico quotidiano di Bari fondato nel 1887 e diffuso in Puglia e Basilicata, si può convenzionalmente far risalire al settembre 2018, quando la procura di Catania confisca a Mario Ciancio Sanfilippo i suoi beni nell’ambito di un’inchiesta per mafia (chiusasi beffardamente poche settimane fa con la completa innocenza dell’editore); al posto dell’edificio che ospitava la Gazzetta verrà costruito il «Palazzo del Mezzogiorno»: un complesso residenziale di 88 appartamenti, su sette piani”;

Continua l’interrogazione ne dà trionfalmente notizia «L’Edicola del Sud», la testata locale che fa capo alla famiglia Ladisa, imprenditori della ristorazione, che alla fine di un lungo braccio di ferro ha accettato di condividere, nel segno del cemento, le spoglie edilizie della Gazzetta con Albanese e Miccolis (rispettivamente imprenditori nel settore dei rifiuti e trasporti) che si sono aggiudicati il controllo del quotidiano dopo il fallimento; trattasi ad avviso degli interroganti, di una vera e propria speculazione immobiliare, favorita dalla compiacenza del Comune di Bari che in nome della “pax editoriale” ha rilasciato la licenza urbanistica per la trasformazione dell’edificio da uso industriale a uso residenziale; nel frattempo, la Gazzetta ha trasferito la redazione in un palazzo più piccolo, di proprietà di Albanese. Insieme ai lavoratori, si spostano anche beni importanti nella storia del giornale: l’archivio fotografico, alcuni pezzi pregiati della collezione cartacea originaria (come le copie rilegate della prima guerra mondiale e del 1943), una rara linotype e il busto bronzeo del fondatore Raffaele Gorjux;

“Durante la gestione commissariale, nel maggio del 2020, la Soprintendenza regionale per
i Beni archivistici ha apposto una tutela amplissima sul valore storico del giornale, – si legge nell’interrogazione parlamentare
vincolando la testata-marchio, l’archivio cartaceo, l’archivio fotografico in un «unicum» aziendale talmente allargato da sembrare ricomprendere perfino gli stessi giornalisti come parte integrante della memoria documentale; con la nuova gestione e la direzione di Oscar Iarussi, (recentemente andato in pensione e sostituito dal suo vice, Mimmo Mazza n.d.r.) il giornale ha perso il primato editoriale nella regione a vantaggio del «Quotidiano di Puglia», gruppo Caltagirone, già presente con un’edizione a Lecce e ora anche a Bari, scendendo ad appena 5 mila copie di diffusione; un declino che costa ai proprietari circa 300 mila euro al mese, fra stipendi ai giornalisti e ai tipografi, carta e stampa, provocando già un passivo di oltre quattro milioni, tanto che l’azienda ha subito annunciato un «taglio» degli organici di circa 75 redattori e la chiusura delle edizioni provinciali;

Dal 17 gennaio 2024, da quanto risulta all’interrogante, dalla testata sarebbe scomparsa la tradizionale dicitura «questo giornale non riceve finanziamenti pubblici», perché nel frattempo l’editore avrebbe inteso cambiare ragione sociale trasformandola in una Fondazione-onlus, in grado di ricevere fondi dal Dipartimento dell’editoria, nella misura non inferiore a 1,8 milioni “. Una strategia che ricalca quella del Gruppo Ladisa i quali editano il giornale attraverso la Ledi srlsocietà soggetta a direzione e coordinamento della Fondazione Donata Carella” (madre dei fratelli Ladisa) .

I parlamentari chiedono concludendo se i Ministri interrogati siano a conoscenza dei fatti esposti in premessa e di quali elementi dispongano circa la correttezza dell’iter amministrativo che ha consentito la trasformazione dell’edificio da uso industriale a uso residenziale; quali provvedimenti il Ministro della cultura intenda adottare al fine di salvaguardare il valore storico del giornale e il suo patrimonio culturale , visto il vincolo già apposto dalla Soprintendenza regionale per i Beni archivistici;
quali provvedimenti i Ministri interrogati, ciascuno per le proprie competenze, intendano adottare al fine di salvaguardare i livelli occupazionali anche in considerazione dei fondi erogati dal Dipartimento dell’editoria

Interrogazione-Gazzetta

© CDG1947MEDIAGROUP – RIPRODUZIONE RISERVATA |

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