L’ex consigliere regionale Luigi Morgante vice presidente nazionale del partito “Noi Moderati” , dopo la sua presenza sui banchi del consiglio regionale di Puglia dal 2015 al 2020, è stato raggiunto da un avviso di conclusione delle indagini, atto che precede quasi sempre un probabile rinvio a giudizio emesso dalla Procura di Bari, in relazione a degli atti persecutori dei quali sarebbe responsabile nei confronti di una donna originaria di Altamura alla quale era legato sentimentalmente. Morgante, secondo l’ impianto accusatorio, avrebbe iniziato a minacciarla, persino di morte, allorquando aver saputo che aspettava un figlio.
Secondo quanto ricostruito dalle indagini condotte dalla pm Silvia Curione, lo scopo del politico di Manduria (Taranto), sarebbe stato quello di indurre la donna ad abortire. Negli atti dell’inchiesta si leggono minacce pesanti che avrebbe detto in una circostanza nei confronti della donna: “Questo bambino non deve nascere, tu sei morta” . Una serie di minacce e violenze tali da provocare un perdurante stato di ansia e di paura nella vittima . Sono diversi gli episodi documentati, tutti caratterizzati da atteggiamenti violenti, ingiurie verbali e persino aggressioni fisiche finalizzate a fare del male alla donna, utilizzando in una occasione persino un bastone. Violenze che si sarebbero ripetute nei mesi successivi.
La lite fra Morgante e la donna sarebbe poi sfociata in una aggressione fisica nella quale la donna sarebbe stata presa per i capelli e colpita con un bastone alle gambe, arrivata a cadere a terra. Il politico avrebbe persino minacciato la donna di rendere pubbliche alcune foto intime della donna durante effusioni di natura sessuale.
Nel fascicolo d’indagine si fa inoltre riferimento ad episodi in cui il politico di Manduria avrebbe schiaffeggiato la compagna, l’avrebbe spinta sul divano nel tentativo di soffocarla, cingendole le mani intorno alla gola. Azioni violente ripetute che sarebbero state finalizzate ad indurre la donna ad interrompere una gravidanza evidentemente non desiderata. Morgante ha già un figlio con una donna di Taranto.
Morgante, inoltre, avrebbe minacciato la donna di fare pressioni sul tribunale dei minori affinché le venisse tolta la patria potestà sia sulla sua prima figlia, sia del bambino che portava in grembo una volta venuto alla luce. Le telefonate sarebbero diventate strumenti per intimorire e minacciare la donna. Morgante avrebbe detto “Mi hai ingannato, ti farò vedere. La tua vita non vale 5 euro…”. Minacce che la donna ha denunciato facendo così partire l’inchiesta. Adesso i difensori di Morgante hanno 20 giorni per produrre memorie difensive o per richiedere che l’indagato possa essere interrogato dinanzi ai magistrati.