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22 Novembre 2024 06:18

Gianfranco Fini e Elisabetta Tulliani, rinviata al 30 aprile la sentenza per la casa di Montecarlo

Il reato contestato dalla procura è riciclaggio, per l’opaca operazione di compravendita, che risale al 2008, di un appartamento a Montecarlo, lasciato in eredità dalla contessa Annamaria Colleoni ad Alleanza Nazionale

Oggi è stato il giorno dell’udienza del processo legato all’acquisto di un appartamentoMontecarlo da parte di Gianfranco Fini ed Elisabetta Tulliani . L’ex presidente della Camera è presente in aula. La Procura di Roma, lo scorso 18 marzo, ha chiesto la condanna a 8 anni di reclusione per l’ex presidente della Camera ed a 9 anni per la compagna. Chiesti, inoltre, 10 anni per Giancarlo Tulliani e a 5 anni per il padre Sergio. ai quali viene contestato anche il reato di riciclaggio. Al termine dell’intervento degli avvocati i giudici della quarta sezione collegiale hanno deciso di aggiornare il procedimento al prossimo 30 aprile.

Nella precedente udienza era caduta la pesante accusa di associazione per delinquere nel processo che li vede comunque ancora imputati per riciclaggio, per la vicenda dei milioni che il re delle slot Francesco Corallo – imputato in altro procedimento – avrebbe sottratto al fisco. Tutto grazie alla prescrizione per quella accusa, intervenuta in quanto è stata esclusa la transnazionalità del reato. Così, caduta l’aggravante, i giudici della quarta sezione collegiale hanno dichiarato prescritto il reato associativo.

Un’udienza lunga? “E’ un processo che dura da sette anni, si figuri se l’udienza era corta. Ci vedremo il 30 aprile”. E’ quanto si è limitato a dire l’ex presidente della Camera, Gianfranco Fini, lasciando il tribunale. I difensori di Fini, gli avvocati Michele Sarno e Francesco Caroleo Grimaldi, hanno affermato che nel procedimento è “emersa chiaramente la prova della mancanza di responsabilità e di consapevolezza da parte di Gianfranco Fini rispetto a questa vicenda. Lo eravamo all’inizio, lo siamo adesso, estremamente fiduciosi dell’esito processuale del 30 aprile“.  Il collegio difensivo dell’ex presidente della Camera, Gianfranco Fini, ha depositato oggi ai giudici del tribunale di Roma una memoria difensiva nell’ambito del processo legato all’acquisito della casa di Montecarlo.

Nel documento gli avvocati Michele Sarno e Francesco Caroleo Grimaldi affermano che è “evidente quanto la dichiarazione resa da parte di Elisabetta Tulliani sia incontrovertibilmente atta a riscontrare quanto emerso nel procedimento relativamente alla estraneità di Fini”. La Tullianiattraverso le proprie spontanee dichiarazioni si è prodotta in affermazioni auto ed etero-accusatorie“. Dichiarazioni in cui, altresì – è riportato nella memoria – “ha inteso chiarire espressamente l’inconsapevolezza, da parte di Fini, relativamente ai rapporti intercorrenti ed alle azioni poste in essere dalla stessa congiuntamente al fratello Giancarlo Tulliani”. In merito alle accuse mosse a Fini dall’allora parlamentare Amedeo Laboccetta, nel corso delle indagini, i difensori affermano che si trattano di “dichiarazioni chiaramente mendaci e frutto di un interesse dettato da motivi di livore nei confronti dell’imputato e dal desiderio di determinare (nella fase in cui le dichiarazioni sono state rese) le condizioni per una rivalutazione favorevole del proprio quadro cautelare“. 

La storia della vicenda giudiziaria

La vicenda finita in Tribunale è relativa alll’operazione di compravendita dell’appartamento di boulevard Princesse Charlotte a Montecarlo lasciato in eredità nel 1999 dalla contessa Annamaria Colleoni all’ormai estinto partito di Alleanza Nazionale, che nel nel suo testamento lo aveva donato per finanziare “la buona battaglia” di An, ma invece finì per diventare la residenza monegasca del cognato di Fini, Giancarlo Tulliani, dopo essere stato svenduto da Alleanza Nazionale nel 2008 per 300mila euro a una società offshore che, secondo Fini, proprio il fratello di sua moglie gli avrebbe presentato. Fatto sta che nella casa finì per andarci a vivere Tulliani.

Dopo la prima inchiesta archiviata dalla procura di Roma che stabilì che An poteva vendere quell’appartamento al prezzo che gli pareva, la verità è emersa con una seconda inchiesta della Dda di Roma, che scoperchiò il presunto sistema di riciclaggio dei soldi che l’impero del gioco di Corallo aveva sottratto alle imposte per video-lottery e gioco on-line. Un sistema che prevedeva anche il riciclaggio tramite investimenti immobiliari, su tutti proprio l’appartamento monegasco: le offshore per i magistrati inquirenti erano riconducibili a Tulliani, che comprò la casa svenduta dal partito del cognato grazie ai soldi di Corallo, che si sarebbe mostrato così munifico con i “Tullianos” proprio grazie al legame parentela acquisita tra la famiglia Tulliani e Gianfranco Fini. Quando poi l’appartamento venne rivenduto, nel 2015, a 1 milione 360mila euro, con una clamorosa plusvalenza di oltre un milione, i soldi ricavati dalla vendita sarebbero stati divisi tra Giancarlo e la stessa Elisabetta.

in un’udienza del processo del marzo 2023, Gianfranco Fini scaricò ogni responsabilità sulla compagna da cui si è separato: “La vendita dell’appartamento di Montecarlo è stata la vicenda più dolorosa per me. Sono stato ingannato da Giancarlo Tulliani e dalla sorella Elisabetta che insistettero affinché mettessi in vendita l’immobile“, affermò, negando di essere a conoscenza delle manovre dei “Tullianos” ammettendo di aver saputo già nel 2010 che a comprare la casa fosse stato il suo ex-cognato Giancarlo, e ipotizzando pure che la casa romana nella quale abitava con la compagna “sia stata acquistata dai Tulliani coi soldi della vendita della casa di Montecarlo. Ma non ne sapevo nulla“.

Il Palazzo di Giustizia di Roma a piazzale Clodio sede della Procura

Le pm Barbara Sargenti e Maria Teresa Gerace hanno chiesto ai giudici della quarta sezione penale collegiale del Tribunale di Roma la condanna a 8 anni per l’ex presidente della Camera Gianfranco Fini, accusato di riciclaggio in concorso con la compagna, il cognato e il suocero. Per Elisabetta Tulliani sollecitata la pena di 9 anni, per il fratello Giancarlo Tulliani la reclusione a 10 anni e per il padre Sergio Tulliani a 5 anni. “Era prevedibile che l’accusa chiedesse la condanna – aveva commentato FiniContinuo ad avere fiducia nella giustizia, in ragione della mia completa estraneità alle accuse“.

L’ex compagna di Fini, Elisabetta Tulliani, che durante le indagini preliminari si è sempre avvalsa della facoltà di non rispondere, nel corso dell’ultima udienza aveva deciso di rilasciare dichiarazioni spontanee al collegio, scaricando tutta la responsabilità su suo fratello. “Ho nascosto a Fini la volontà di Giancarlo di comprare la casa di Montecarlo, né gli ho mai detto la provenienza di quel denaro, che ero convinta fosse di mio fratello – aveva spiegato Elisabetta, lasciandosi andare alla commozione – Il comportamento spregiudicato di mio fratello rappresenta una delle più grandi delusioni della mia vita” .

Le accuse dei magistrati della Dda di Roma

Inizialmente nel processo erano imputate altre persone, tra le quali l’ ex deputato del Pdl Amedeo Laboccetta, e il “re delle slot” Francesco Corallo, titolare di un’impresa concessionaria di gioco legale. Quest’ultimo era stato arrestato il 13 dicembre 2016 a Sant Maarten, nelle Antille olandesi, con l’accusa di associazione per delinquere finalizzata al peculato, al riciclaggio e alla sottrazione fraudolenta del pagamento delle imposte. Ma come detto sopra, nell’udienza dello scorso 29 febbraio il collegio ha dichiarato prescritto il reato di associazione a delinquere.

Secondo l’originario impianto accusatorio della Dda, Corallo non avrebbe pagato allo Stato italiano 85 milioni di euro di tributi erariali e una parte di quei soldi sarebbe finita, attraverso un intricato giro societario ricostruito dalle Fiamme Gialle dello SCICO, in tre società offshore: Printemps Ltd, Timara Ltd e Jayden Holding Ltd, tutte riferibili ai fratelli Tulliani. La Printemps Ltd. era stata utilizzata per far comprare nel luglio del 2008 a Giancarlo Tulliani l’ appartamento monegasco, successivamente intestato ad un’altra società schermata la Timara Ltd riconducibile questa ad Elisabetta Tulliani, . Poi c’è l’accusa di autoriciclaggio, perché l’immobile come si legge negli atti “è stato rivenduto il 15 ottobre 2015 per un milione e 360 mila euro, somma che è transitata prima sul conto corrente francese di Giancarlo Tulliani, e poi è stata trasferita in parte al conto di Dubai e in parte al conto italiano Mps” entrambi intestati al fratello della compagna di Fini.

I bonifici incassati dalla famiglia Tulliani

Giancarlo Tulliani ha poi provveduto a “rigirare” 739mila euro alla sorella Elisabetta, in due tranche: sul conto corrente presso la banca Monte dei Paschi di Siena, intestato ad Elisabetta Tulliani sono stati bonificati 290 mila euro il 24 novembre 2015 e il successivo 10 dicembre 2015 gli altri 449 mila euro . Due giorni dopo aver appreso di essere indagato, Giancarlo Tulliani inizialmente residente a Montecarlo, si rifugiò a Dubai per gli Emirati Arabi. Rientra nella contestazione di riciclaggio anche il bonifico da 2,4 milioni di euro con la causale «liquidazione per il decreto 78 del 2009» arrivato dalle società di Corallo sul conto corrente di Sergio Tulliani, impiegato dell’Enel in pensione, proprio in concomitanza con l’approvazione del decreto legge che si leggeva negli atti “apportava enormi vantaggi a Corallo perché gli offriva la possibilità di offrire in pegno i diritti sulle videolottery“. Il denaro incassato dal padre dei fratelli Tulliani venne poi girato ai figli: a Elisabetta 550 mila euro e a Giancarlo 1,2 milioni di euro, tramite 12 assegni da 100 mila euro ciascuno.

I reati contestati, secondo il gip Simonetta D’Alessandro che firmò l’ordinanza cautelare, “avrebbero connotato un’intera fase politica, toccando in profondità l’ordinamento economico dello Stato“. Secondo i pm, Corallo e Fini erano legati da un rapporto di amicizia: l’imprenditore catanese ospitò Gianfranco Fini in vacanza a Sant Maarten ai Caraibi e quest’ultimo lo invitò nel 2009 a Montecitorio per il battesimo della seconda figlia avuta da Elisabetta Tulliani.

Giancarlo Tulliani il 4 nvembre 2017 è stato arrestato a Dubai ed in attesa di estradizione in Italia. L’ordinanza del gip di Roma non era stata eseguita perché risultava irreperibile. Tulliani era in aeroporto quando ha notato qualcuno che lo pedinava, “credendo che fossero giornalisti – spiegava al Fattoquotidiano.it l’ avvocato Titta Madia, difensore di Tullianisi è presentato al posto di polizia. La polizia, nel raccogliere la sua denuncia, ha visto il mandato cattura internazionale e lo ha arrestato. Tulliani è ora con un avvocato del posto, in attesa del procedimento di estradizione”.

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