Secondo indiscrezioni raccolte dal quotidiano Il Giornale lo stato passivo dell’ex Ilva preparato dal tribunale di Milano è stato definito e ammonterebbe a 1,7 miliardi di euro, e costituirà la base per l’udienza del prossimo 19 giugno quando si svolgerà l’adunanza dei creditori per l’esame dello stato passivo davanti al giudice. Una “buco” importante che comprende diverse voci che partono dai debiti verso i creditori, sino ai contenziosi, passando per le linee di debito finanziarie.
Per quanto riguarda i creditori, ci sarà un attento screening delle posizioni (alcune saranno ammesse, altre no, e altre ancora riconciliate) che durerà qualche mese e si spera che potrebbe ridurre la somma finale. Secondo quanto riporterebbe il documento, le posizioni al vaglio e tra i creditori che si sono fatti avanti, reclamando crediti verso l’azienda, sono centinaia fra le quali compare l’ex ad Lucia Morselli e il suo «fedele» collaboratore Domenico Ponzio responsabile sotto la sua gestione degli acquisti di Acciaierie d’ Italia spa (ex Arcelor Mittal Italia). Entrambi dimenticano che la maggioranza delle azioni di Acciaierie d’ Italia era della multinazionale franco-indiana Arcelor Mittal, che li aveva nominati e mandati a fare disastri gestionali ( e non solo…) a Taranto.
L’origine e la provenienza di Domenico Ponzio
Vanno ricordati i 91 articoli online oscurati al costo di 80mila euro, soldi sborsati per salvaguardare l’immagine pubblica di Lucia Morselli ex Ad di Acciaierie di Italia, società all’epoca dei fatti controllata dal socio privato di maggioranza Arcelor Mittal, che deteneva il 60 percento delle quote di Adi , mentre il 40 restante era dello Stato rappresentanto dalla società Invitalia.
Nel periodo giugno 2020-gennaio 2021 Arcelor Mittal Italia spa , secondo quanto ricostruito dal quotidiano La Verità diretto da Maurizio Belpietro ha sborsato 8omila euro circa per far rimuovere dal web o deindicizzare dai motori di ricerca, decine di articoli (senza mai riuscire però a far rimuovere quelli del CORRIERE DEL GIORNO) sull’ operato e la disastrosa gestione della Morselli dell’ex Ilva , sia dalle testate nazionali ai siti internet, che sarebbero stati tutti pressati dalle minacce legali per salvaguardare l’immagine della manager che era diventata il capo operativo della joint venture composta da ArcelorMittal e lo Stato italiano.
Dalla rete internet sono spariti alcuni articoli, ma secondo quanto scriveva il quotidiano diretto da Belpietro, ma persino anche delle note dei sindacati sulle criticità delle aziende dell’indotto. Tra le chiavi di ricerca per individuare gli articoli da rimuovere figuravano: “Lucia Morselli inchiesta”, “Lucia Morselli denuncia”, “Lucia Morselli pagando”, “Lucia Morselli crisi”, e “Lucia Morselli arbitrariamente”.
Lucia Morselli era a capo di Acciaitalia, la cordata guidata da Jindal, che perse la gara per l’Ilva di Taranto, salvo poi diventare consulente sul “dossier Ilva” del ministro grillino Luigi DiMaio il quale togliendo la scudo penale consentì ad Arcelor Mittal di buttare all’ aria i suoi impegni finanziari con il Governo italiano per rilevare l’ex-Ilva. Nessun problema per la Morselli . Lei nel giro di qualche mese, stupendo tutto il mondo industriale e sindacale italiano, probabilmente meno quello finanziario, ambiente dove si muove senza crearsi problemi di alcun genere, si fece nominare alla guida della nuova società Arcelor Mittal Italia che prese in affitto lo stabilimento siderurgico di Taranto, dove ha lasciato non pochi canoni impagati e “voraggini ” nei pagamenti nei confronti dei fornitori dell’ indotto. .
La Morselli e Ponzio oggi richiedono somme tanto “pesanti” quanto imbarazzanti: circa 2 milioni per la Morselli ad e circa 6 milioni per Ponzio. Sarebbe interessante capire la formazione di questi presunti crediti richiesti. Ovviamente tra i creditori sono presenti anche le banche come Unicredit (che aveva acceso con l’ex-Ilva una linea di credito da 250 milioni e si sarebbe insinuata per 200 milioni) o imprese come la Snam, che avanzerebbe circa 200 milioni per la fornitura di gas all’acciaieria, ma anche importanti fornitori di materie prime come Glencore e Vale S.A.
Ieri intanto il ministro delle Imprese e del Made in Italy, Adolfo Urso ha incontrato a Palazzo Piacentini sul fronte industriale la delegazione di Federacciai, guidata dal presidente Antonio Gozzi per un confronto incentrato sulla la produzione siderurgica nazionale, in vista degli obiettivi di decarbonizzazione del comparto siderurgico. Urso ha affermato nell’incontro di puntare ad attivare le procedure per l’assegnazione entro luglio degli impianti dell’ex Ilva.
Martedì è cominciata dagli impianti di Genova e di Novi Ligure di Acciaierie d’Italia in amministrazione straordinaria la visita conoscitiva dei potenziali investitori stranieri, a partire dagli indiani di Vulcan Steel e Steel Mont, anche se quest’ultimi di fatto sarebbero i consulenti dei primi. La delegazione è stata accolta dai commissari di AdI in amministrazione straordinaria (Fiori, Quaranta e Tabarelli) e dal nuovo direttore generale Saitta insediatosi sabato scorso.. La delegazione ieri è stata nuovamente tra Genova e Novi Ligure e poi oggi e venerdì visiterà gli impianti dello stabilimento siderurgico ex Ilva di Taranto, lo stabilimento più grande d’ Europa.
A Taranto è in funzione da mesi un solo altoforno (il 4) dei tre operativi, mentre per l’ altoforno 2 la ripartenza è prevista dopo agosto e per l’altoforno 1 si parla del prossimo anno. La settimana prossima gli impianti dell’ ex Ilva-Arcelor Mittal-Acciaierie d’ Italia verranno visitati dai rappresentanti del gruppo ucraino Metinvest, che è attualmente un fornitore di materie prime ad Acciaierie d’Italia.
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