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4 Luglio 2024 07:21
4 Luglio 2024 07:21

Falsificati i dati sull’anidride carbonica nell’ex Arcelor Mittal di Taranto: Morselli e 9 indagati per truffa

La "gestione Morselli" con il proprio operato ritenuto "truffaldino" dalla procura di Taranto, da un lato, avrebbe incamerato un risparmio di spesa sul fronte delle quote utilizzate e quindi da pagare e dall'altro avrebbe realizzato maggiori ricavi grazie al riconoscimento di quote di CO2 gratuite superiore a quello spettante, così danneggiando il meccanismo delle "aste pubbliche" dello Stato

Lucia Morselli, l’ ex amministratore delegato di Arcelor Mittal Italia, successivamente trasformata in Acciaierie d’Italia, parlava dei consumi del colosso siderurgico di Taranto al telefono ignorando che ad ascoltarla e registrarla c’erano gli investigatori della Guardia Finanza e confessava ai suoi interlocutori: “Sono manipolati per poter avere le quote CO2… sono finti… apposta”». senza sapere .” Parole queste che insieme all’analisi e verifiche di documenti e bilanci sono il fondamento dei sospetti di un’ ennesima grande “truffa” perpetrata nell’ex Ilva. Una vera e propria truffa alle casse dello Stato per l’attribuzione gratuita di quote di CO2 del valore di mezzo miliardo di euro, sottratte con questo metodo alle aste pubbliche.

Il raggiro ipotizzato dagli investigatori delle Fiamme Gialle riguarderebbe la gestione delle quote, motivo per cui adesso gli investigatori della Procura di Taranto ipotizzano l’accusa di truffa nell’ambito investigativo sullo stabilimento di Taranto, e su tutto quello che attiene all’inquinamento. Ieri mattina il pm Francesco Ciardo della Procura jonica ha inviato i finanzieri in giro per l’ Italia alla ricerca di riscontri, elementi e sopratutto prove per sostenere l’ipotesi investigativa sulla quale sta lavorando da mesi.

La conseguenza è stata quello di far deflagare una nuova tempesta giudiziaria costellata di avvisi di garanzia e perquisizioni, notificati a dieci persone, a partire dall’ex amministratore delegato Lucia Morselli ed il suo ex segretario Carlo Kruger , gli ex procuratori speciali dell’azienda Francesco Alterio, Paolo Fietta e Antonio Mura, gli ex dirigenti Adolfo Buffo, Vincenzo Dimastromatteo e Alessandro Labile, il dipendente Felice Sassi, e la consulente contabile Sabina Zani.

Una tempesta deflagrata dodici anni dopo dal luglio del 2012 quando partì l’indagine “Ambiente svenduto” con il sequestro dei reparti a caldo della fabbrica che venivano ritenuti come la fonte delle emissioni inquinanti che portarono all’arresto di otto dirigenti dell’ ILVA, quando la società era di proprietà del Gruppo Riva. Le ispezioni e perquisizioni dei finanzieri si sono svolte tra Taranto, Bari, Milano, Modena e Monza senza tralasciare gli uffici del colosso dell’acciaio presenti nel capoluogo jonico.

La gestione di Acciaierie d’Italia , in particolare quella relativa al 2022, guidata da Lucia Morselli è finita sotto i riflettori della procura di Taranto . Acciaierie d’Italia avrebbe attestato nel piano di monitoraggio e rendicontazione, falsi quantitativi di consumi di materie prime, fossile, gas e altro, di prodotti finiti e semilavorati e relative giacenze, così alterando i parametri di riferimento, ovvero il fattore di emissione e il livello di attività. Dati che si ipotizza essere stati alterati così inquinando il funzionamento del Sistema Europeo di Scambio di Quote di Emissione, istituito dalla Direttiva Ets.

Si tratta del principale strumento previsto dall’Unione Europea con l’obiettivo di ridurre le emissioni di gas e l’effetto serra nei settori energivori in base al protocollo di Kyoto. Gli investigatori spiegano che “Il sistema si basa essenzialmente sul cosiddetto cap&trade che fissa un tetto massimo al livello complessivo delle emissioni consentite a tutti i soggetti vincolati, permettendo ai partecipanti di acquistare e vendere sul mercato diritti a emettere quote di CO2 secondo le loro necessità nel rispetto del limite stabilito. Il meccanismo ha lo scopo di mantenere alti i prezzi dei titoli per disincentivare la domanda e, pertanto, indurre le imprese europee ad inquinare meno“.

Un sistema che si alimenta grazie ad un automatismo premiante per chi consuma meno quote di CO2, che così falsificano i dati, ne può ottenere di più per l’anno successivo. Ed è proprio applicando questo complesso sistema di calcolo, ipotizza il pm Ciardo , che si sarebbe consumato il raggiro contestato all’ex Arcelor Mittal Italia, cioè ad Acciaierie d’Italia, responsabile della gestione precedente sino al commissariamento. I dati sarebbero stati alterati dal “cerchio magico” della Morselli per raggiungere un doppio scopo. Il dato delle quote CO2 consumate nell’anno 2022. sarebbe stato abbattuto, così millantando un risultato positivo “taroccato” che avrebbe sospinto l’assegnazione di quelle a titolo gratuito previste per l’anno 2023.

In parole più semplici, così facendo Acciaierie d’Italia avrebbe indotto in errore il comitato ministeriale, che conseguentemente avrebbe assegnato gratuitamente un ammontare di quote allo stabilimento ex Ilva di Taranto , superiore a quello realmente spettante. La “gestione Morselli” con il proprio operato ritenuto “truffaldino” dalla procura di Taranto, da un lato, avrebbe incamerato un risparmio di spesa sul fronte delle quote utilizzate e quindi da pagare e dall’altro avrebbe realizzato maggiori ricavi grazie al riconoscimento di quote di CO2 gratuite superiore a quello spettante, così danneggiando il meccanismo delle “aste pubbliche” dello Stato. Per comprovare il raggiro ipotizzato dalla Procura sono scattate le perquisizioni con i finanzieri che sono andati alla ricerca di documentazione amministrativa e contabile per ricostruire le procedure esaminate e stabilire l’esatta quantificazione delle quote effettivamente spettanti all’ex Ilva.

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