Elio Sannicandro è stato rinviato a giudizio insieme ad altri 10 imputati, tra cui alcuni imprenditori, con le accuse, a vario titolo, di corruzione e turbativa d’asta. Secondo gli inquirenti Sannicandro avrebbe ricevuto tangenti per 60mila euro in cambio della concessione di appalti. Michele Emiliano dopo la notizia dell’indagine e della misura cautelare a suo carico gli revocò la delega, e nella precedente udienza preliminare del procedimento, la Regione Puglia si è costituita parte civile ma solo per i capi di imputazione che non riguardano Sannicandro, mentre l’attuale Commissario per il dissesto idrogeologico si è costituito parte civile, anche nei confronti di Sannicandro . Ieri, nella stessa giornata del rinvio a giudizio, il Gip essendo venuti meno i provvedimenti cautelari con la fissazione del processo ha revocato a Sannicandro l’interdizione dai pubblici uffici.
“Siamo certi pertanto che il processo – ha dichiarato il difensore di Sannicandro, avvocato Michele Laforgia – acclarerà la definitiva estraneità dell’ingegnere Sannicandro da qualsiasi ipotesi di reato“. Non vorremmo fare l’uccello del malaugurio, ma anche in altri casi abbiamo ascoltato analoghe dichiarazioni, a cui però hanno fatto seguito sentenze di condanna, come accaduto ad esempio dinnanzi al Tribunale di Torino nel processo che ha visto condannati l’imprenditore Vito Ladisa e l’on. Stefanazzi (Pd) ed assolto Michele Emiliano il quale però non era assistito dall’ avvocato Laforgia.
L’ex dg di Asset Puglia era finito nel mirino della magistratura perché accusato di aver ricevuto tangenti in cambio di appalti da Antonio Di Carlo un imprenditore 62enne di Lucera. L’ inchiesta, denominata dalla procura di Bari, “Ossigeno” portò il 26 novembre 2023 all’esecuzione di misure cautelari nei confronti di Antonio Di Carlo, del 60enne funzionario del Coni Sergio Schiavone, e di Carmelisa Di Carlo, 32 anni.
Vennero interdetti oltre a Sannicandro dai pubblici uffici, anche il funzionario della Regione Puglia Leonardo Panettieri , il funzionario del Comune di Castelvecchio Luigi Troso , Michele Camanzo, Antonio Ferrara, Bruno Maria Gregoretti ed Antonio Pacifico, tutti rinviati a giudizio, i quali, secondo l’ipotesi accusatoria sarebbero stati i protagonisti di un giro di appalti truccati che avrebbe fruttato a Sannicandro una somma pari a 60mila euro per assicurare l’aggiudicazione di un appalto integrato a Di Carlo tra settembre 2019 e febbraio 2021.
Sannicandro e Di Carlo durante il periodo delle gare per le opere di mitigazione e prevenzione dal rischio idraulico nei bacini idrografici del torrente Picone e della lama Lamasinata, si sarebbero incontrati in almeno quattro occasioni, tra Bari e Roma, all’interno di alcuni ristoranti ed una volta persino nella sede della Regione Puglia, a Bari. Un comportamento quello dell’imprenditore lucerino definito “spregiudicato” dall’ex procuratore aggiunto di Bari Alessio Coccioli (ora procuratore capo a Matera), . Come era emerso dalle intercettazioni contenute nell’ordinanza del Cip, si parlava delle mazzette come di “investimenti”.
L’inchiesta delle Fiamme Gialle del Comando provinciale di Bari, con il supporto dei superinvestigatori dello Scico (Servizio centrale investigazione sulla criminalità organizzata) della Guardia di Finanza, aveva avuto origine dalle denunce presentate dall’ingegner Gianmario Conforti, all’epoca dei fatti incaricato della direzione dei lavori e del coordinamento della sicurezza in appalti dei lavori pubblici, indetti proprio dal “Dissesto idrogeologico”. il quale denunciò di aver ricevuto “pressioni, sollecitazioni, minacce, intimidazioni e offerte di utilità“.
Un dialogo tra Conforti e Di Carlo acquisito dagli inquirenti , riferiva di incontri intercorsi con Sannicandro a proposito “di otto gare da sedici milioni di euro“, ha fatto partire gli appostamenti e le intercettazioni dei finanzieri, dalle cui indagini viene fuori il ruolo del funzionario del Coni, Sergio Schiavone quale presunto mediatore, nelle trattative intercorse per veicolare e pilotare gli appalti . Schiavone in un altro dialogo, riferendo del buon esito delle trattative, diceva che “Sannicandro si era innamorato di Di Carlo”.
Il processo comincerà il prossimo primo ottobre dinnanzi al Tribunale penale di Bari. Un indagato, il funzionario regionale Roberto Polieri, ha invece chiesto di essere giudicato con il rito abbreviato che si terrà il prossimo 26 novembre.
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