È uno scenario allucinante quello che emerge dall’inchiesta dei Carabinieri del nucleo investigativo di Roma di via dei Selvi, che hanno dato esecuzione a un’ordinanza di applicazione della misura cautelare degli arresti domiciliare, su delega della procura di Roma, nei confronti di dieci operatori socio sanitari, cinque dei quali gravemente indiziati del reato di tortura gli altri cinque gravemente indiziati del reato di maltrattamenti nei confronti di persone a loro affidate per ragioni di cura, vigilanza e custodia. Tutti reati aggravati dalla qualifica di incaricati di pubblico servizio. Per uno degli indagati è stato inoltre ipotizzato il reato di violenza sessuale per aver palpeggiato un paziente.
L’indagine nasce dalla denuncia presentata dai vertici della Croce Rossa di Roma ai Carabinieri nell’aprile 2023, con la quale veniva segnalato che un utente della struttura presentava una vistosa ecchimosi al volto compatibile con delle percosse. Ad insospettire i responsabili del centro è stato il fatto che una delle vittime aveva vistosi lividi sul volto. Per chi indaga, che ha fatto scattare subito le indagini con accertamenti tecnici ma anche la raccolta di numerose testimonianze, nel complesso c’erano “costanti maltrattamenti e condotte vessatorie“.
Gli investigatori non usano mezzi termini: “Era una galleria degli orrori”. Perché nel Cem il Centro di Educazione Motoria, gestito dalla Croce Rossa italiana, i pazienti erano costretti a subire torture, maltrattamenti, violenze e umiliazioni. Gli operatori socio sanitari del Cem avrebbero inflitto ripetute violenze ai danni di due pazienti affetti da gravi patologie psico-fisiche: pugni, schiaffi e tirate di capelli. Attraverso una serie di attività tecniche, acquisizioni documentali ed escussioni testimoniali, gli inquirenti hanno raccolto gravi indizi di colpevolezza nei confronti degli indagati, facendo emergere costanti maltrattamenti e condotte vessatorie nei confronti di due pazienti ricoverati presso la struttura sanitaria.
Dall’ordinanza eseguita dai Carabinieri si legge che un’operatrice socio sanitaria nel giugno 2023 assestava a una paziente “uno schiaffo sulla gamba, incurante, peraltro, della presenza di altra paziente disabile. Inoltre, poco dopo, la colpiva ripetutamente sulle mani e sulle gambe mediante una ciabatta, chiamandola “scema” ed ancora, la costringeva a rimanere sveglia, simulando di colpirla con le mani; alcuni minuti dopo, d’altro canto, vista la fatica della paziente nell’addormentarsi, la minacciava con espressioni del tipo “guai a te.. girati”. Due giorni più tardi la stessa assistente l’ha insultata senza motivo e poi ripeteva le violenze nei suoi confronti. In un altro caso una paziente è stata colpita al volto con un pugno e ancora “visto il rifiuto della paziente di bere il latte, la spingeva all’indietro e nel pulirle la bocca la insultava”. Ma nell’ordinanza sono riportate anche testimonianze di come le vittime non venivano fatte addormentare di proposito: “La vegliava assestandole due calci sulla gamba e subito dopo, avvicinatasi con fare minaccioso, le tirava i capelli e le intimava di alzarsi”, è l’accusa per una infermiera che «incurante della presenza di altra paziente disabile, si avvicinava al letto e le intimava di voltarsi verso il muro. Al suo rifiuto, le sferrava un pugno in testa e la strattonava, minacciandola con espressioni del tipo “guai a te“.
Spesso le vittime proprio a causa dei maltrattamenti andavano in agitazione psicomotoria e si colpivano da sole, ma tutto ciò non ha inibito chi le maltrattava. “Nel corso della serata, avendo colto la paziente in bagno con lo scopino in mano, le intimava di riporlo e contestualmente la schiaffeggiava con forza e poi, ancora, la percuoteva con entrambe le mani; subito dopo, le lavava le mani, tenendola per il collo e dicendole: “Con l’acqua bollente ti faccio lavare”; poco dopo, al fine di farle indossare il pigiama, dapprima le tirava i capelli, poi le assestava un forte schiaffo sul volto ed infine un altro sul sedere“. E poi un altro giorno “legava arbitrariamente la paziente sulla sedia a rotelle mediante il telo del sollevatore, così costringendola a rimanere seduta”. In un caso gli abusi sono proseguiti fino a un mese prima dal licenziamento dell’operatrice violenta.
Nell’ordinanza cautelare del Gip si legge: “Le modalità della condotta di quella che il pubblico ministero ha adeguatamente definito con una galleria degli orrori – così – fornisce la “misura” dell’indole di ciascuno degli indagati, che hanno non soltanto esercitato una violenza costante e inaudita su persone del tutto incapaci di reagire, ma hanno accompagnato le loro azioni inqualificabili con parole di scherno, che hanno stigmatizzato, mediante la derisione, proprio i deficit mentali da cui le persone offese risultano affette”.
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