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24 Agosto 2024 20:23
24 Agosto 2024 20:23

Le toghe rosse vogliono indagare Arianna Meloni

Ci hanno provato con la premier, ora l'asse giornali-sinistra-procure mette nel mirino la sorella. Come ? Con il solito (inesistente) "traffico di influenze"

Nelle sue memorie Luca Palamara, “il capo del sistema politico-giudiziario che ha condizionato e pilotato le inchieste nell’Italia berlusconiana e non solo, riassume così il motore di quel sistema che direttamente o indirettamente ha fatto cadere più di un governo: servono una procura orientata, un paio di giornalisti complici e un gruppo politico che faccia da sponda”. Cosi scriveva ieri Alessandro Sallusti, nel suo editoriale direttore del quotidiano Il Giornale.

Secondo Palamara un triplice alleanza di questo genere è più potente di qualsiasi governo, più di qualsiasi Parlamento” in poche parole è capace di deviare e condizionare il corso della democrazia “all’ombra della legge e con i colori della giustizia”, come aveva intuitogià trecento anni fa il filosofo Montesquieu . Luca Palamara finisce nei guai nel 2019, un “terremoto” giudiziario-istituzionale che però non intacca il “metodo” da lui creato che – come dimostrano le cronache – prosegue la sua opera sia pure con qualche cambio di formazione.

È lo stesso “sistema” che ha provato da subito  ad accerchiare Giorgia Meloni appena apparve chiaro che sarebbe uscita stravincitrice dalle urne così come è accaduto. Un “sistema” che però ha fatto cilecca , un vero e proprio buco nell’acqua. La premier però non ha scheletri negli armadi, e quindi non è ricattabile, i giornalisti “arruolati” ed in servizio permanente effettivo, sguinzagliati hanno setacciato persino il suo passato più remoto ma sono rimasti con i taccuini vuoti, e quei pubblici ministeri che hanno provato a cavalcare e sostenere i soliti servizio televisivi confezionati su misura, una per tutte la serie di puntate messa in onda dal duo FanPagePiazza Pulita  ipotizzando presunte illegalità di Fratelli d’Italia – – si sono dovuti arrendere all’evidenza dei fatti ed archiviare fascicoli che definire vergognosi sarebbe ben poca cosa.

La premier Giorgia Meloni ha definito il retroscena del “Giornale” “molto verosimile” sulla possibile inchiesta sulla sorella: “Tutto pur di sconfiggerci”. “Contro Arianna mosse squallide e disperate – dice la premier all’Ansa -. Se fosse vero dimostrerebbe solo che stiamo smontando un sistema che tiene in ostaggio il paese“. “È uno schema – aggiunge – visto e rivisto sopratutto contro Silvio Berlusconi: un sistema di potere che usa ogni metodo e sotterfugio pur di sconfiggere un nemico politico che vince nelle urne la competizione democratica. Se fosse vero che ora sono passati alla macchina del fango e alla costruzione a tavolino di teoremi per sperare in qualche inchiesta fantasiosa contro le persone a me più vicine, a partire da mia sorella Arianna, sarebbe gravissimo“.

Che da tempo la sorella della premier sia al centro di retroscena maliziosi è cosa più che nota. Il presidente dei senatori di FdI, Lucio Malan, concorda con le preoccupazioni di Sallusti. “Quanto scrive su Il Giornale è inquietante ma purtroppo coerente e simile a campagne viste nel passato“. “Se invece – rilancia Malanla campagna ha il fine di sovvertire il risultato elettorale espresso dal popolo sovrano, sappiano che sapremo difendere la lettera e la sostanza della Costituzione, che troppo spesso essi citano solo in modo strumentale“.

Nonostante un’ apparentemente calma estiva dietro le quinte di questa “macchina del fango” di evidente matrice “sinistrorsa” appariva qualcosa di nuovo, indizi e segnali che occhi esperti interpretano come l’anticamera di una tempesta, ovviamente giudiziaria. E qui ritorna in ballo il “metodo Palamara” e la solita cordata “giornalista-partito politico-procura”. A volte parte per prima la magistratura supportata dalla stampa e dalla politica compiacente (per intenderci, il caso Toti in Liguria ), altre volte il contrario: si avvia una campagna stampa, cavalcata da un partito del campo largo, ed alla fine state pur certi che arriva a ruota la solita malagiustizia. Guarda caso, fa notare il collega Sallusti, non vi è giorno che sul solito gruppo di quotidiani conosciuti non solo per il loro orientamento politico sinistrorso che si vuole contrapporre al governo ma pure per una eccessiva e sospetta contiguità con le procure non si scriva e parli della Meloni, ma la novità è che non si tratta non di Giorgia Meloni, bensì di sua sorella Arianna Meloni, da sempre compagna di Giorgia nella lunga e fortunata avventura politica.

Un interesse continuo, con un’attenzione oggettivamente sproporzionata – detto con rispetto per il suo ruolo di responsabile della segreteria politica di Fratelli d’Italia sia dal punto di vista giornalistico sia politico, quasi a voler preparare a tavolino la solita  operazione diffamatoria da mettere a disposizione pronta all’uso per gli amici degli amici…. a chissà chi. Una strategia come un puzzle , ogni giorno un tassello – confezionato a volte come «retroscena», altre come «indiscrezione», altre ancora come «fonti che chiedono l’anonimato» – “da spacciare” all’opinione pubblica per raccontare a modo loro Arianna Meloni.

Nel copione entra puntuale in gioco anche il secondo attore del «metodo Palamara»: la politica. La senatrice di Italia Viva Raffaella Paita dichiara alle agenzie: “Arianna Meloni ieri era sul giornale per l’influenza sulle nomine Rai, oggi per le Ferrovie dello Stato. A questo punto mi chiedo: non potrebbero farla direttamente ministra dell’attuazione del Programma? Parentocrazia“. In effetti la senatrice Paita di «parentocrazia» , essendo moglie di un signore che era presidente del Porto di Genova (incarico di nomina politica) proprio negli anni in cui Renzi – capo del partito del quale la Paita è coordinatrice nazionale – era presidente del Consiglio. Ma non è questo il punto, anche se l’attivismo di Italia Viva sulla pratica (le false notizie su Arianna vengono immediatamente riprese e amplificate sia da Maria Elena Boschi sia da Matteo Renzi) lascia intuire che sia appunto una manovra occulta di delegittimazione, settore in cui Renzi da sempre eccelle; c’è qualche cosa di più torbido, che cioè si scriva con morbosa insistenza non per raccontare dei fatti, ma per provare a determinarne uno. In altre parole, e fuori da giri di parole, preparare il terreno per indurre la magistratura a indagare Arianna Meloni nella speranza di ottenere qualcosa nella partita delle nomine.

Anm: “Attacco a magistratura danneggia Paese”

L’Associazione nazionale magistrati (Anm) tuona contro il Giornale dopo il retroscena del suo direttore, Alessandro Sallusti, su una possibile inchiesta giudiziaria rivolta contro Arianna Meloni per traffico di influenze pubblicato nell’edizione di ieri. Con una nota ufficiale l’Associazione nazionale magistrati si scaglia pesantemente contro il Giornale parlando espressamente di un “ennesimo attacco alla magistratura, volto a delegittimarla adombrando presunti complotti“.

“Quello in corso è l’ennesimo attacco alla magistratura, volto a delegittimarla adombrando presunti complotti. Un esercizio pericoloso che indebolisce le istituzioni repubblicane e danneggia l’intero Paese”. Così l’Associazione nazionale magistrati nella nota sulla questione delle nomine, dopo l’articolo del Giornale e le indiscrezioni su una possibile inchiesta riguardante la sorella della premier.

Ma non è tutto, perché dall’Anm arriva anche una dichiarazione più estesa tramite un’intervista rilasciata all’ Huffington Post da Alessandra Maddalena, vicepresidente del “parlamentino” delle toghe. “Ormai siamo abituati ad attacchi di questo tipo, anche da diverse forze politiche. Si tratta di un’operazione di delegittimazione molto pericolosa – sostiene la numero due dell’Associazione nazionale magistrati -. Ancora una volta si vuole far apparire la magistratura come interessata e di parte. Si vuole far credere che i magistrati esercitino la loro funzione per scopi politici. Così facendo si indebolisce un pezzo dello Stato e si corre il rischio che i cittadini non si fidino più della magistratura
.

Il sottosegretario alla Giustizia Del Mastro (Fratelli d’Italia) non la pensa così: “Nessuno dovrebbe dolersi di riaffermazione indipendenza toghe. Stranisce la dura presa di posizione di Anm contro l’articolo di Sallusti su Arianna Meloni” commentando la nota dell’Associazione nazionale magistrati sulla questione delle nomine, dopo l’articolo de Il Giornale e i retroscena su una possibile inchiesta riguardante Arianna Meloni. “Sallusti – sottolinea Delmastroha riportato dati veri ed incontrovertibili in ordine alle illazione infondate e alla calunnie alimentate dalla sinistra e da certo giornalismo. Allo stesso modo Sallusti ha ricordato che in altri tempi, tali notizie venivano date non per raccontare un fatto, ma per determinarne un altro“. “Le conclusioni di Fratelli d’Italia su questi giorni sono chiare: è necessario smettere di provare a tirare la magistratura per la giacchetta. Una riaffermazione della indipendenza della magistratura di cui nessuno dovrebbe dolersi“, chiosa l’esponente di Fdi.

Arianna e Giorgia Meloni

Arianna Meloni sorella della premier e moglie di Francesco Lollobrigida ci tiene a raccontare la sua versione del vortice di accuse, solidarietà e difese che ieri ha finito con l’ammantare gli ulivi arsi dal sole. “Sono scossa perché sono due anni che cercano di buttarmi addosso tante cose. So di non aver fatto niente di male, perché non ho mai influenzato o cercato di influenzare decisioni sulle nomine né preso parte a riunioni sulle nomine” è il resoconto-rivendicazione della sorella maggiore della presidente del Consiglio, da tempo ormai responsabile della segreteria politica di Fratelli d’Italia.

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