Audito dalla Commissione parlamentare Antimafia, Giovanni Russo, attualmente a capo del Dap, il dipartimento amministrazione penitenziaria del Ministero di Giustizia, in precedenza in servizio alla Direzione Nazionale Antimafia all’epoca dei fatti emersi dall’inchiesta della Procura di Perugia su un presunto dossieraggio, ha evidenziato la gravità delle presunte condotte del finanziere Pasquale Striano, il principale indagato, aggiungendo dettagli importanti sull’invio alla Procura di Milano di documenti relativi a movimenti finanziari della Lega, che sarebbe stato riscontrato con parecchio fastidio dai colleghi lombardi e vissuto come una “interferenza” giudiziaria da parte della Procura nazionale, aggiungendo che “ad essere anomalo non è il numero degli accessi in sé, quanto l’atto di scaricare atti che poi possono essere usati per altri fini da un funzionario infedele”.
La Direzione nazionale antimafia infatti non ha compiti di indagine, ma solo di coordinamento. Può però inviare i cosiddetti atti di impulso agli uffici giudiziari di tutta Italia. Sotto la guida di Federico Cafiero De Raho, all’epoca Procuratore nazionale antimafia, oggi parlamentare del M5s, vennero trasmessi documenti sulla Lega alla Procura di Milano, guidata allora da Francesco Greco. “C’è stata una segnalazione che ha riguardato operazioni sospette di appartenenti al partito della Lega – ha ricordato Russo nel corso dell’ audizione – Me ne sono occupato, c’è un atto a mia firma di inoltro al procuratore di Milano, come seguito rispetto ad un atto precedente che era stato firmato dal procuratore nazionale (Cafiero De Raho, ndr). Ricordo che ricevemmo una presa di posizione dura del procuratore di Milano che prese la cosa come un’interferenza e disse: “non c’è nulla che riguarda mafia o terrorismo, perché vi ingerite in questo tipo di approfondimenti?“.
“Questa reazione della Procura di Milano colpì molto il procuratore nazionale – continua Russo – Facemmo una riunione nel corso della quale il procuratore disse di veicolare il divieto assoluto di segnalazioni sospette laddove non fosse ragionevolmente sospettabile il profilo di Antimafia o di antiterrorismo”. Dunque sarebbe stata forse la risposta di Greco a spingere Cafiero De Raho a mettere dei limiti a un certo attivismo della Dna.
Giovanni Russo, estraneo alle indagini, alla Dna era coordinatore del Servizio di contrasto patrimoniale, nel cui ambito c’era anche l’ufficio Sos (Segnalazioni operazioni sospette) dove era applicato il tenente Striano accusato di aver scaricato in modo abusivo migliaia di file, tra le quali informazioni personali sul ministro della Difesa Guido Crosetto, che proprio oggi verrà ascoltato dal Copasir, Comitato parlamentare per la sicurezza della Repubblica, sull’argomento in questione.
Striano seppur «distaccato» all’Antimafia poteva avere accesso ai sistemi. Russo ha spiegato inoltre che il supervisore di Striano alla Dna non era lui, ma il sostituto procuratore, oggi in pensione, Antonio Laudati, indagato in concorso con il tenente per alcuni episodi di accessi abusivi. E Russo precisa: “Non c’era una guerra tra me e Laudati, ma stima profonda e amicizia. Cercavo di mettere dei paletti. Scoprii che Striano aveva una doppia presenza in Dna e uffici della Gdf – ha aggiunto Russo -, che era un modulo organizzativo adottato da Laudati e non so onestamente se condiviso con il procuratore nazionale. Striano era refrattario anche al controllo delle sue presenze in Dna, feci un provvedimento che imponeva di depositare la firma agli organi di controllo all’ingresso“.