La procura di Milano ha trasmesso ai colleghi di Roma gli atti dell’inchiesta milanese sul dossieraggio che viaggia quindi in parallelo con il procedimento avviato a Milano con il coordinamento della Procura Nazionale Antimafia sui furti di dati sensibili e segreti da banche dati nazionali ai fini di spionaggio. La Procura di Roma indaga sul troncone romano dell’inchiesta milanese sui dati rubati:per accesso abusivo di un sistema informatico, violazioni relative alla privacy e esercizio abusivo della professione in un procedimento a carico di un gruppo con base nei pressi di piazza Bologna, che avrebbe svolto attività di dossieraggio e raccolta illecita di dati.
Un “evidente pericolo” per la sicurezza nazionale, sia per il “potere eversivo” delle attività criminali del “gruppo” di via Pattari, sia per il coinvolgimento di soggetti legati ad “asset economici strategici per la Nazione”. Un sistema di spionaggio informatico ricostruito nella maxi informativa di quasi 3900 pagine dei carabinieri del Nucleo investigativo di Varese e del Ros e inviata alla Direzione Distrettuale Antimafia della Procura di Milano a giugno 2024, dalla quale emergono contatti degli indagati anche con i servizi di intelligence italiani e stranieri, oltre a un vero e proprio “archivio di Polizia” conservato negli uffici di via Pattari. Tra i documenti “top secret” scrivono gli investigatori anche “atti riservati di Eni“.
La “Squadra Fiore” stava lavorando ad un dossieraggio che mirava, a destabilizzare il vertice di Eni, rivelando notizie completamente false sullo stato di salute del suo amministratore delegato, Claudio Descalzi. Questa sarebbe stata la seconda grave attività venuta allo scoperto del gruppo clandestino romano, che avrebbe reclutato i propri membri tra dipendenti ed ex delle forze dell’ordine e, almeno in due casi, della Presidenza del consiglio.
Il legame con il falso dossier sull’amministratore delegato di Eni riguarderebbe invece un solo membro della “Squadra Fiore”, che sarebbe stato in contatto con un ex manager della multinazionale italiana dell’energia. È Samuele Calamucci che parla. Racconta che la società sta preparando una memoria da depositare in uno dei processi in corso. La segnalazione a Eni, secondo la sua versione, parte dall’alto. Direttamente dalla Presidenza del consiglio che, sempre secondo Calamucci, avrebbe consegnato il dossier all’ufficio del presidente di Eni, l’ex comandante generale della Guardia di Finanza, Giuseppe Zaffarana.
E’ quanto emerge dagli atti dell’inchiesta della Dda di Milano su dossier e dati rubati con al centro la società di investigazioni private Equalize di Enrico Pazzali, ieri autosospesosi dall’incarico di presidente della Fondazione Fiera Milano, e dell’ex super poliziotto Carmine Gallo, attualmente posto agli arresti domiciliari. Sono inoltre “sorti dubbi“, scrivono gli investigatori, “circa l’appartenenza passata di Gallo a settori d’intelligence di qualche tipo del nostro Paese“. Come si legge nelle carte, nei locali della società, Equalize oltre a “un vero e proprio ‘archivio di Polizia’ ci sono numerosi atti su Paolo Simeone noto Youtuber e contractor italiano ma anche “atti riservati” del gruppo Eni.
Tra i destinatari delle misure disposte dal gip di Milano compare anche Giuliano Schiano, 50anni, maresciallo della Guardia di finanza in servizio fino a sabato scorso alla Dia di Lecce , da cui è stato sospeso, il quale avrebbe effettuato accessi illegali (a fronte di un corrispettivo mensile di 1400 euro) a varie banche dati, tra cui quella dello Sdi del ministero dell’Interno, per conto di Giulio Cornelli e Samuele Calamucci, due hackers di Equilize . Sono circa una trentina i nomi dei pugliesi tra loro imprenditori e professionisti, che sono stati spiati, pedinati o intercettati attraverso l’utilizzo di trojan.
Spunta elenco con nomi dei magistrati italiani
Un elenco con i nomi dei magistrati italiani. Spunta anche questo nell’inchiesta sui dossieraggi illeciti su cui indaga la procura di Milano. In un’intercettazione ambientale gli inquirenti ritengono che il gruppo, riconducibile alla società Equalize, “sia in grado di rilevare i dati presenti in specifici file Excel”, un sistema a ‘pesca’ che viene provato tanto che Samuele Nunzio Calamucci (arresti domiciliari) “osservando un elenco di nominativi di magistrati nomina i pm milanesi Pedio e Storari ed ancora l’ex procuratore capo Greco (Francesco, ndr)“. Infine Calamucci spiega l’invio fatto per l’integrazione nella piattaforma dei dati di tutti i prefetti e i magistrati: “Quindi i prefetti li abbiamo caricati, i magistrati te li ho mandati ora, prova a guardare se ti è arrivata la mail“.
E la procura di Milano ‘entra in scena’ anche nel dicembre del 2023 quando l’ex poliziotto Carmine Gallo e Calamucci “discutono dell’intento di Pazzali di rivolgersi al procuratore capo di Milano per ottenere rassicurazioni circa l’assenza di indagini a suo carico“, un’iniziativa che potrebbe costare cara, come spiega l’ex super poliziotto: “E’ un problema… tu lo dici adesso al procuratore e quando glielo hai detto, quello se la tiene per sé sta cosa? Quello ti dice, fammi un esposto, dammi qua… che manderà l’incarto a qualche pm“.
Tra i personaggi spiati tra i quali prefetti e giudici spunta il nome dell’atleta Marcell Jacobs e del suo staff, su commissione di un “avvocato padovano” ancora in corso di identificazione. Oltre al campione azzurro, nel mirino anche l’allenatore Paolo Camossi, il manager Marcello Magnani e il nutrizionista Giacomo Spazzini. Il suo dossier è stato curato da due collaboratori della banda del cosiddetto “gruppo di via Pattari”., gli indagati Lorenzo Di Iulio e Gabriele Pegoraro.
Le notizie acquisite da Gallo attraverso la sua vastissima rete relazionale e suddivise in veri e propri dossier erano poi vendute dal gruppo alle società interessate, a imprenditori e politici, con tariffe fino a 15 mila euro per gli accertamenti più completi su un soggetto. Nelle intercettazioni agli atti, gli indagati Nunzio Calamucci e Massimiliano Camponovo parlano anche di una commessa israeliana da un milione di euro. Nel febbraio 2023 Vincenzo De Marzio, ex carabiniere ora indagato, e Nunzio Calamucci, l’hacker ora ai domiciliari, avrebbero incontrato “due uomini non identificati che rappresenterebbero un’articolazione dell’intelligence dello Stato di Israele”. L’informativa dei Carabinieri parla anche di un episodio in cui si ricostruisce “la presenza di soggetti legati all’Intelligence israeliana presso gli uffici di via Pattari”, sede della Equalize di Enrico Pazzali e amministrata dall’ex poliziotto Carmine Gallo. Tra le tante conversazioni captate sul tema Russia e degli attacchi hacker in Italia, poi, il gruppo discuteva anche un presunto mandato proveniente direttamente dalla Chiesa.
Gallo aveva avuto contatti nel 2020 con Marcello Dell’Utri. Come ne intratteneva con il prefetto Luigi Savina o col questore di Fermo Luigi Di Clemente, che chiede all’ex poliziotto un accertamento su un imprenditore. Di Clemente parla con Gallo pure di “agganci” con Diego Della Valle per ottenere prezzi di favore sui brand di lusso.
Non mancano le conversazioni in cui viene citata la presidente del Consiglio, Giorgia Meloni: in una, in particolare, il manager Pierfrancesco Barletta – anch’egli indagato per accesso abusivo a sistema informatico – riferisce a Sergio Scalpelli di aver avuto notizia che i servizi segreti americani avrebbero incontrato la premier “per dissuaderla dal designare come ministro degli Interni Matteo Salvini, in quanto sarebbero potuti emergere i dossier sui finanziamenti della Federazione Russa alle organizzazioni politiche italiane“.
Nelle carte depositate, emerge che il presidente della Regione Lombardia Attilio Fontana avrebbe commissionato a Pazzali degli accertamenti su Paolo Scaroni: “Attilio mi chie…Fontana mi chiede se Scaroni ha dei prece…delle cose in corso“, scriveva Pazzali al super poliziotto Carmine Gallo. Lo stesso Pazzali, in realtà, rivolge questo quesito a Gallo nell’ambito della sua corsa al gestione dell’evento “Milano-Cortina“, per la quale il presidente del Milan è favorito: “Guarda se ha qualche coinvolgimento ancora in corso“.
Pazzali veniva beccato a chiedere a Swg tra le altre cose di “truccare” un sondaggio in cui il suo nome veniva contrapposto a quello del sindaco di Milano, Giuseppe Sala, per non danneggiare il primo cittadino che contribuisce a nominare i vertici della Fiera – ha deciso di autosospendersi a tempo indeterminato dal proprio ruolo di presidente di Fondazione (soggetto estraneo alla vicenda) “in modo da poter più efficacemente e rapidamente chiarire la propria estraneità ai fatti”, hanno spiegato i suoi legali Federico Cecconi e Fabio Giarda. “Ero preoccupato.. qualche sai“, dice all’interlocutore che gli garantisce: “non verrà strumentalizzata in nessun modo, non è una roba di politica. A Cairo non gliene frega poi dopo se venga fuori o meno. Me lo farai vedere così per curiosità” si assicura il manager di Fiera.
“Tra clienti anche Ilva spa”
C’è anche l’Ilva spa in amministrazione straordinaria tra i clienti della presunta associazione per delinquere accusata, dalla procura di Milano, di fare dossieraggio illecito. “Il rapporto tra il gruppo e la società metallurgica è tenuto da Vincenzo Meles (estraneo, ndr) procuratore di Ilva spa. La società – si legge in un’informativa agli atti dell’inchiesta – diviene cliente del gruppo a seguito dei legami tessuti da Pazzali e dei suoi contatti con Claudio Picucci (estraneo, già responsabile delle Risorse umane del gruppo Poste Italiane e dirigente di Eur spa); Pazzali vanta infatti tra le proprie amicizie anche quella con Vincenzo Falzarano (procuratore di Ilva spa e già dirigente di Eur spa, estraneo all’inchiesta)“. Per gli investigatori “Grazie ai contatti commerciali ed alle entrature di Pazzali il gruppo è riuscito a ‘piazzare’ la piattaforma ‘Beyond‘ al cliente Ilva“
In una chiamata intercettata il super poliziotto Carmine Gallo informa Enrico Pazzali di aver provveduto a prendere il contatto con Ilva “che è molto interessato”, però, spiega “a questo gli devo fare la proposta per 500 perché lui vuole una piattaforma …vorrebbe una piattaforma per 500 interrogazioni“. Beyond è il “gioiello” della Equalize. Si tratta di una piattaforma che aggrega i contenuti di diversa origine, lecita e non. Gli inquirenti scrivono che Beyond “ha la capacità di sfruttare, integrare ed assemblare le informazioni commercializzate da società terze quali Infocamere, Cerved. ecc., nonchè quelle disponibili su banche dati ed aggregatori pubblicamente raggiungibili, quali ad esempio le relazioni semestrali della Dia o talune testate giornalistiche”.
Al di là di questa apparente regolarità, la piattaforma è integrata da informazioni “altamente riservate e sensibili, estrapolate da banche dati strategiche nazionali”, attraverso l’accesso abusivo allo Sdi, la banca dati interforze del ministero dell’Interno, che consente di consultare non solo i dati inseriti dalle forze di polizia ma anche altri come Inps, Punto Fisco, Serpico. L’operazione di camouflage di Equalize scatta a questo punto , e ripulisce le informazioni acquisite illegalmente dalla formattazione e dai metadati di provenienza e le inserisce in report camuffati per non venire scoperti. Nell’ordinanza del gip milanese Fabrizio Filice si legge che Beyond svolgeva “una funzione di copertura per occultare, anche alla clientela, la natura (sensibile e riservata) e la provenienza illecita di una parte della informazioni inserite nei report”.
Eni “non al corrente di attività illecite Equalize”
“Alla luce delle informazioni che stanno emergendo nell’ambito dell’indagine della Procura di Milano, Eni ribadisce di non essere mai stata, e di non essere, in alcun modo al corrente di eventuali attività illecite condotte da Equalize a livello nazionale o internazionale”. Ad affermarlo è un portavoce dell’Eni in merito all’indagine in corso.
“Eni, per rispetto delle indagini in corso, non commenta dettagli che in questo momento stanno emergendo in modo totalmente decontestualizzato, e conferma – sottolinea il portavoce del gruppo – di avere a suo tempo conferito a Equalize un incarico investigativo a supporto della propria strategia e difesa nell’ambito di diverse cause penali e civili, nonché verifiche procedurali su alcuni fornitori potenzialmente di rilevanza processuale. Non risultano sottratti o mancanti atti di Eni, altre informazioni riservate o commercialmente rilevanti, o effrazioni ai sistemi informatici della società“.
Le “olgettine” e le minacce di Pazzali
Fra i dossier, quello sulle “olgettine” (il gruppo di ragazze “mantenite a suo tempo da Berlusconi) , su Paolo Andrea Colombo di Fincantieri e un altro, chiesto da Pazzali, sul suo rivale Beniamino Lo Presti, presidente del cda di Milano Serravalle e Milano Tangenziali. “Comando io e quando dico di fare certe cose le fai, senza discussioni”, intimava il presidente (autosospesosi) di Fondazione Fiera Milano a Gallo. “Equalize è una struttura creata da Pazzali con lo scopo principale di fornirgli le informazioni per agevolare le sue nomine e i suoi rapporti politici“, scrivono i carabinieri. “L’anno scorso…sai che ho preso centottantamila euro di dividendi”, diceva lui. E gli investigatori parlano di “potere eversivo delle attività criminali del gruppo”.