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22 Novembre 2024 09:00

Ronzulli in procura come teste sui furti nelle banche dati: “Mai chiesto dossier a Pazzali”

La vicepresidente del Senato sentita per oltre un'ora come testimone nell'inchiesta sui presunti dossieraggi illeciti: "Chi mi ha definita spiona ne risponderà a tutela della mia immagine, onorabilità e integrità"

“Dopo aver letto le ricostruzioni giornalistiche in cui venivo coinvolta, da non indagata, ho chiesto di essere ascoltata dai magistrati. La procura aveva già inteso e oggi ha preso definitivamente atto che non ho mai fatto richiesta di alcun dossier a Enrico Pazzali. Ho chiesto di essere ascoltata per sgombrare il campo da ricostruzioni fantasiose, allusioni e tesi che mi vedrebbero accostata ai cosiddetti spioni, questo è totalmente falso”. Lo afferma Licia Ronzulli, senatrice di Forza Italia e vicepresidente del Senato, sentita per oltre un’ora come testimone nell’inchiesta sui presunti dossieraggi illeciti.

Il presidente della fondazione Fiera Milano Enrico Pazzali

“Questa mattina ho raccontato come sono andati i fatti – e ho spiegato chiaramente che non ho mai commissionato al presidente della fondazione Fiera Milano Enrico Pazzali alcun controllo su una professionista”, diversamente da come appare in un’intercettazione finita agli atti dell’inchiesta. Il suo nome compare in un’intercettazione, ma la senatrice – sentita dal pm Francesco De Tommasi – ha ribadito di non aver “mai chiesto” a Enrico Pazzali, titolare della Equalize, alcun controllo. “Le ricostruzioni fantasiose sono quindi false: non ero a conoscenza che Pazzali aveva un’agenzia investigativa, cosa che ho scoperto dalla stampa; non avrei avuto alcun motivo di chiedere informazioni su una professionista che stimo e che conosco da tantissimi anni”.

E aggiunge: “Se sono stati chiesti dei controlli su di lei sono stati fatti in totale autonomia da qualcun altro, non so con quale obiettivo ma non escluso che fosse quello di cercare di screditarla. Le allusioni che ho letto sui giornali sono infondate, fuori dalla realtà e chiunque mi abbia definito spiona o cliente di Pazzali ne risponderà in tribunale, a tutela della mia immagine e della mia onorabilità e integrità

Simona Gelpi, responsabile comunicazione Autogrill

La prima intercettazione “generica”

I riferimenti a Licia Ronzulli nelle intercettazioni sono in realtà due, anche se il nome viene fatto una sola volta. Il 18 luglio 2022 è registrata la richiesta di Pazzali al socio Gallo: “Mi controlli un nominativo di una signora che mi ha girato Forza Italia?“. La signora in questione è la manager Simona Gelpi, all’epoca manager del settore comunicazione di Autogrill. L’obiettivo, continua il titolare della società Equalize, è capire se la donna è “in qualche roba con Berlusconi… non so… avrà una quarantina d’anni. E comunque lavora in Autogrill… guarda che non ci sia qualche roba con Berlusconi… qualcosa del genere“. Il riferimento è a un presunto coinvolgimento della Gelpi nell’inchiesta sulle cosiddette “cene eleganti” di Silvio Berlusconi a Villa San martino a Arcore ed a Palazzo Grazioli a Roma.

I timori per la Ronzulli e la presunta richiesta di dossier

Un’ipotesi che, il giorno seguente, viene smentita dagli stessi due interlocutori. Dopo che Pazzali fa riemergere i dubbi (“Mi sembrava che…non vorrei che fosse da giovane una delle letterine, quelle robe lì”), è Gallo in persona che fuga ogni dubbio: “Non ha mai fatto nulla da giovane, si è sempre occupata di comunicazione, quindi non è assolutamente…non ha mai fatto parte di quello staff lì”. Ed è proprio in questa telefonata che compare il nome di Licia Ronzulli. Da un semplice “background check” apparentemente deciso in autonomia da Pazzali, la questione sembra complicarsi. Secondo quanto dice il presidente della Fondazione Fiera Milano, infatti, la richiesta di approfondimenti (con tanto di «relativo report») sulla Gelpi sarebbe arrivata direttamente dalla senatrice di FI: “Mi arriva, mi arriva dalla Ronzulli, mi fa un po’ paura“.

La Ronzulli smentisce e nega tutto

Sarebbe proprio questa la ricostruzione che Licia Ronzulli ha smentito di fronte ai magistrati della Procura di Milano. Si tratterebbe – secondo le sue dichiarazioni – di un’azione “di esclusiva iniziativa” di Enrico Pazzali, che avrebbe “deciso di commissionare un’indagine su una professionista soltanto perché di mia conoscenza”. Ronzulli non è indagata, e quindi è stata ascoltata nella posizione di persona informata sui fatti, quindi come teste in fase di indagini. “Le ricostruzioni fantasiose che sono finite sui giornali sono false, in primis perché ciò presupporrebbe che io fossi stata a conoscenza che Pazzali avesse un’agenzia investigativa, quando invece ho scoperto tutto dai media, in secondo luogo perché non avrei avuto alcun motivo di chiedere informazioni su una professionista che stimo e che conosco da tantissimi anni”. chiarisce la Ronzulli . Se sono stati chiesti “dei controlli su di lei sono stati fatti in totale autonomia da qualcun altro, non so con quale obiettivo, non escludo magari per qualcosa che potesse screditarla in quanto in predicato di entrare nel cda di Fiera”.

“Chiunque in questi giorni mi abbia definito spiona o cliente di Pazzali ne risponderà in Tribunale”, aggiunge Ronzulli. A chi le ha chiesto poi se intendesse denunciare Pazzali, ha risposto: “Il processo deve fare il suo corso, quindi ci saranno i tempi per decidere tutto questo”. A chi le ha chiesto se Pazzali avesse in mano il curriculum di Simona Gelpi, ha risposto: “Questo io non lo so dire, era in predicato per diventare consigliere della Fondazione Fiera”. E ha aggiunto: “Io non ho mai fatto il suo nome a Pazzali”. La senatrice ha precisato ancora che conosce Pazzalida quando era amministratore delegato di Fiera spa, nella consiliatura precedente a quella in cui sono entrata io, nel 2015, lo conoscevo perché in quanto ad di Fiera ci sono stati eventi fieristici e abbiamo tutti partecipato”.

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