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27 Dicembre 2024 01:00

Gli italiani non amano il fumo tra le mura domestiche. All’estero parte la campagna salutare contro le sigarette elettroniche

Una speciale classifica assegna all' Italia Paese il quarto posto tra le nazioni dove il tabacco è bandito dalle abitazioni private. Ma è nell'Europa settentrionale che il tabagismo non ha residenza

L’Italia è quarta tra i paesi europei nella speciale classifica della percentuale di abitazioni nelle quali non si fuma. Sono i risultati di un’importante indagine pubblicata su ERJ Open Research. La Grecia è arrivata ultima tra i 12 paesi nel sondaggio, con il fumo consentito in più della metà delle case. In Romania, Bulgaria e Spagna più di quattro case su dieci consentono di fumare. L’Inghilterra ha ottenuto il punteggio più alto tra i 12, con più di otto case su dieci prive di fumo, seguita da Irlanda, Lettonia e Italia.

I ricercatori affermano che la percentuale di case senza fumo è in crescita, ma i progressi sono troppo lenti e sono necessari ulteriori sforzi per proteggere bambini e adulti dagli effetti sulla salute derivanti dal fumo passivo in casa. L’autrice dello studio è Olena Tigova della Tobacco Control Unit del Catalan Institute of Oncology, Barcellona, Spagna ha affermato: “L’esposizione al fumo passivo, in qualsiasi contesto, è dannosa sia per gli adulti che per i bambini. Dal 2004, molti paesi europei hanno introdotto normative antifumo nei luoghi pubblici. Tuttavia, gli ambienti privati, in particolare le case, rimangono luoghi comuni per il fumo e l’esposizione al fumo di tabacco. Con questa ricerca, abbiamo voluto esaminare le regole sul fumo domestico nella popolazione generale in Europa. Sebbene siano state condotte alcune indagini nazionali, non vi è stata alcuna indagine multinazionale in Europa dal 2010″.

Sono state intervistate circa 1.000 persone in ciascuno dei 12 paesi che hanno preso parte alla ricerca (11.734 persone in totale). Queste persone sono state attentamente selezionate per rappresentare la popolazione di ogni paese e sono state intervistate faccia a faccia nel 2017-18. È stato chiesto loro se fosse consentito fumare in qualsiasi punto delle loro case e, in caso affermativo, se ci fossero restrizioni al fumo in casa.

L’indagine ha mostrato che circa il 70% di tutte le persone intervistate non consente di fumare in nessuna parte della propria casa. Un ulteriore 18% ha affermato di avere alcune regole ma di non essere completamente libero dal fumo. Sorprendentemente, circa il 13% delle case in cui non ci sono fumatori in casa, consente comunque ai visitatori di fumare. La percentuale di case senza fumo in base al Paese, dalla più alta alla più bassa, è stata: Inghilterra 84,5%; Irlanda 79,4%; Lettonia 78,9%; Italia 75,8%; Germania 75,0%; Portogallo 74,0%; Polonia 69,6%; Francia 65,1%; Spagna 57,6%; Bulgaria 56,6%; Romania 55,2%; Grecia 44,4%.

“I paesi dell’Europa settentrionale hanno più case in cui è vietato fumare, mentre l’Europa orientale e i paesi meno ricchi hanno più case con regole parziali sul fumo, che consentono di fumare in aree specifiche o in determinate occasioni”, ha affermato Olena Tigova. I ricercatori hanno anche esaminato altri fattori che sembrano influenzare le regole sul fumo in casa. Hanno scoperto che le donne, gli anziani, le persone con un livello di istruzione più elevato e coloro che vivono con bambini hanno maggiori probabilità di avere case senza fumo.

Tigova ha aggiunto: “I nostri risultati suggeriscono che le case senza fumo stanno gradualmente aumentando in Europa di circa l’1% ogni anno. Tuttavia, a questo ritmo lento, potrebbero volerci altri 30 anni prima che tutte le case in Europa siano senza fumo. Per accelerare le cose, sono essenziali misure più severe di controllo del tabacco. L’estensione delle leggi antifumo nei luoghi di lavoro, negli spazi pubblici e in alcune aree private come le auto, insieme a nuove strategie per ridurre il fumo in casa, contribuirà a rendere più case europee senza fumo prima”.

Sigarette elettroniche usa e getta vietate nel Regno Unito.

Il primo ministro britannico Rishi Sunak ha annunciato che le sigarette elettroniche usa e getta saranno vietate nel Regno Unito nel tentativo di ridurre il fumo giovanile. “Gli impatti a lungo termine del vaping sono sconosciuti e la nicotina in essi contenuta può creare una forte dipendenza; pertanto, sebbene il vaping possa essere uno strumento utile per aiutare i fumatori a smettere di fumare, la commercializzazione dei vapes ai più giovani non è accettabile“, ha dichiarato Sunak.

Secondo il governo britannico, l’attuazione delle nuove norme limiterà la varietà dei gusti dei vape, implementerà le confezioni trasparenti e modificherà il modo in cui i vape vengono presentati nei negozi per ridurre al minimo il loro fascino sui ragazzi. “Questi cambiamenti lasceranno un’eredità duratura, proteggendo la salute dei nostri figli a lungo termine“, ha aggiunto Sunak, secondo cui la nuova legge renderà illegale la vendita di prodotti del tabacco agli adolescenti di età inferiore ai 15 anni.

La decisione arriva dopo una consultazione sul fumo e il vaping, lanciata nell’ottobre dello scorso anno, che ha evidenziato l’aumento di bambini e adolescenti tra i consumatori di vape. La decisione ha anche un obbiettivo ambientale, dato che ogni settimana nel Regno Unito vengono gettati 5 milioni di vapes.

Negli Stati membri dell’Unione Europea

L’Irlanda sta cercando di raccogliere le opinioni dei cittadini in vista di un potenziale divieto, sulla spinta di molte associazioni per la salute e l’ambiente. VOICE Ireland, ad esempio, si è fatta portavoce della questione, lanciando una petizione e promuovendo la campagna #BanDisposableVapes sui social media per fare dell’Irlanda “il primo Paese in Europa a vietare i vape usa e getta“.

Anche la Germania intende prendere provvedimenti contro le sigarette elettroniche usa e getta. Alcuni ecologisti, tra cui Steffi Lemke, ministro federale verde dell’Ambiente, si sono spinti oltre e vogliono vietarle del tutto nell’Unione. “Le sigarette elettroniche usa e getta inquinano l’ambiente e spesso finiscono nei rifiuti domestici invece di essere smaltite correttamente come apparecchi elettrici”, ha dichiarato Lemke al quotidiano tedesco Mitteldeutsche Zeitung. “Possono anche causare seri problemi negli impianti di smaltimento a causa di incendi”, ha aggiunto.

Persino la Francia, la patria di tutti i cliché delle sigarette, ha annunciato un giro di vite sulle vape, mentre il Belgio è in attesa del via libera dell’Ue per vietarle. Vendute tra gli 8 e i 12 euro nelle tabaccherie, sui siti web o nei supermercati, la tendenza dei “puff” è decollata alla fine del 2021 promossa sui social media. Molti le criticano perchè, con un contenuto di nicotina compreso tra 0 e 20 mg/ml, le sigarette elettroniche usa e getta potrebbero essere il primo passo i giovani consumatori verso le sigarette normali.

“Certo, ci dicono che le dosi di nicotina non sono forti. Ma è un riflesso, un gesto a cui i giovani si abituano. È così che si avvicinano al fumo e dobbiamo impedirlo”, ha dichiarato l’allora premier francese Elisabeth Borne annunciando il divieto.

Un divieto già in vigore in Australia e Nuova Zelanda

La Nuova Zelanda, nota per le sue severe linee guida antitabacco, ha deciso di emanare un divieto nell’agosto di quest’anno. Il Paese ha dato un giro di vite al vaping con una nuova serie di regole per proteggere i giovani, come un livello più basso di nicotina, nomi di aromi più opachi e il divieto di aprire vape shop nelle vicinanze delle scuole.

“Riconosciamo la necessità di trovare un equilibrio tra la prevenzione dei giovani che iniziano a svapare e la disponibilità dei vapes come strumento di disassuefazione per coloro che vogliono veramente smettere di fumare”, ha dichiarato la dottoressa Ayesha Verrall, ministro della Salute neozelandese. Le restrizioni neozelandesi sono arrivate solo un mese dopo un annuncio simile in Australia, dove il governo ha accusato l’industria del tabacco di cercare di rendere la prossima generazione di adolescenti “dipendente dalla nicotina”.

Quanto sono dannosi per la salute i vapes monouso?

Inventati nel 2019, i vapes monouso sono solitamente venduti in confezioni colorate e hanno rapidamente guadagnato popolarità tra gli adolescenti, dapprima negli Stati Uniti. La tendenza ha poi rapidamente attraversato l’Atlantico.

Secondo i dati del Financial Times, il 14% degli adolescenti inglesi di età compresa tra i 14 e i 17 anni fa uso di vapes più di una volta alla settimana. Anche nell’Unione europea i numeri sono in crescita: un sondaggio francese ha evidenziato che più di un adolescente su 10 ha provato il vaping. I sapori dolci delle sigarette elettroniche monouso sono l’argomento di marketing più convincente per i consumatori più giovani. Secondo l’organizzazione di controllo dell’industria del tabacco STOP, la combinazione di aromi fruttati, confezioni divertenti e promozione da parte di influencer sui social media è destinata a colpire una nuova generazione di utenti.

L’indagine ha evidenziato che in Francia il 17% degli adolescenti utilizzava dispositivi monouso, per poi passare ad altri prodotti. Grazie a un numero crescente di ricerche, sta diventando chiaro che i vapes monouso sono tutt’altro che innocui. Come per le sigarette elettroniche, la maggior parte dei vapes monouso contiene nicotina che crea forte dipendenza. Quasi la metà degli utilizzatori quotidiani sperimenta effetti collaterali come tosse, respiro corto e palpitazioni cardiache, secondo quanto riportato dall’organizzazione Drugwatch. Uno studio ha dimostrato che l’uso prolungato di prodotti per il vaping può compromettere in modo significativo la funzione dei vasi sanguigni del corpo, aumentando il rischio di malattie cardiovascolari.

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