Una maxi operazione che ha impegnato 300 agenti di Polizia, Carabinieri e Guardia di Finanza coordinata dai pm Francesco Carlo Milanesi e Teodoro Catananti, dalla Dda della Procura di Brescia ha consentito l’iscrizione nel registro degli di indagati di 32 persone residenti nelle province di Brescia, Milano, Reggio Calabria, Como, Lecco, Varese, Viterbo, ed il sequestro preventivo di attività finanziarie e beni per un valore di 1.800.000 euro. Sono attualmente in corso molteplici perquisizioni estese anche nelle province di Bergamo, Verona e Treviso, condotte con il supporto di moderni mezzi tecnici dello S.C.O. il Servizio centrale operativo della Polizia di Stato, dello S.C.I.C.O il Servizio Centrale Investigativo della Guardia di finanza e dei repoarti speciali dell’Arma dei Carabinieri nonché delle unità cinofile – per la ricerca di armi e droga – e “cash dog” – per la ricerca di contanti, in una cornice di sicurezza garantita anche dall’impiego di personale delle Uopi della Polizia di Stato e di militari specializzati Atpi della Guardia di finanza e dell’Aliquota di primo intervento dei Carabinieri.
Tra gli indagati compaiono anche l’ex consigliere comunale di Brescia, Giovanni Acri eletto in quota Fratelli d’Italia e Mauro Galeazzi, ex esponente della Lega nel Comune di Castel Mella, nel Bresciano, già arrestato in passato per tangenti e successivamente scarcerato ed assolto. L’indagine è partita a settembre 2020 e ha riguardato l’operatività nel Bresciano della locale, legata alla ‘ndrangheta di Sant’Eufemia d’Aspromonte e “da rapporti federativi alla cosca Alvaro, egemone nella zona aspromontana compresa tra i comuni di Sinopoli e Sant’Eufemia d’Aspromonte”.
“È un’indagine che conferma il radicamento di organizzazioni criminali che trovano articolazioni anche in questo territorio. Parliamo di soggetti legati alla ‘ndrangheta che avrebbero sfruttato la fama criminale dell’organizzazione d’origine, adeguandosi al territorio del nord dove si occupa di materia fiscale” ha detto il procuratore capo di Brescia Francesco Prete durante la conferenza stampa sull‘inchiesta, durata tre anni. “Nel Bresciano c’è un radicamento mafioso viscido – ha aggiunto Prete – che rende difficile il nostro lavoro“.
L’associazione era dedita a commissionare molteplici reati partendo dalle estorsioni, il traffico di armi e droga, le ricettazioni, usura, reati tributari e riciclaggio. Gli investigatori hanno contestato anche il reato di scambio elettorale politico mafioso. Contestualmente, i Carabinieri del Comando provinciale di Brescia stanno eseguendo un’ulteriore ordinanza cautelare emessa nell’ambito dello stesso procedimento, anche nei confronti di promotori e partecipi dell’associazione ‘ndranghetista per reati della stessa specie, aggravati dal metodo mafioso.
Le ordinanze di custodia cautelare emesse nei confronti delle 25 persone accusate a vario titolo di estorsioni, traffico di armi e droga, ricettazioni, usura, reati tributari e riciclaggio, sono due . Gli indagati avrebbero favorito la cosca calabrese Tripodi, “sia al fine di conseguire vantaggi patrimoniali illeciti che di mantenere e rafforzare la capacità operativa del sodalizio e la fama criminale del gruppo criminoso”. Secondo le indagini svolte dalla procura antimafia, Stefano Terzo Tripodi si sarebbe rivolto a Galeazzi – ora ristretto ai domiciliari – e gli avrebbe proposto “da candidato sindaco al Comune di Castel Mella, di procurargli voti in cambio dell’ottenimento di appalti pubblici in occasione delle consultazioni comunali di Castel Mella del mese di ottobre 2021“.
Il pm Teodoro Catananti della procura di Brescia, titolare del fascicolo d’indagine, parlando sugli arresti tra i quali suor Anna Donelli ed i due politici Acri e Galeazzi per presunte infiltrazioni mafiose sul territorio bresciano ha evidenziato nella conferenza stampa odierna che “Il dato inquietante è l’autorità del sodalizio criminale rispetto alla collettività civile. I politici locali coinvolti hanno dimostrato lo stretto rapporto con il gruppo Tripodi e i politici locali riconoscevano nel gruppo dei Tripodi l’autorità. Una sorta di para Stato“. La suora, che si trova attualmente ristretta ai domiciliari, viene accusata di” concorso esterno in associazione mafiosa” si sarebbe messa in qualche modo “a disposizione del sodalizio per veicolare informazioni dal carcere al gruppo dei Tripodi”. Secondo gli inquirenti “sono coinvolti anche imprenditori in difficoltà poi vittime di usura e imprenditori alla ricerca della classica protezione”.
A suor Maria Donelli originaria di Cremona e residente a Milano, che appartiene all’Istituto suore di. carità. Presta servizio nel carcere di San Vittore da diversi anni e ha svolto servizi come volontaria anche nel carcere di Brescia è contestato di aver messo a disposizione del gruppo “la propria opera di assistenza spirituale nelle case circondariali e di reclusione per veicolare messaggi tra appartenenti all’organizzazione criminale e i soggetti detenuti in carcere”. Per la religiosa l’accusa è concorso esterno in associazione mafiosa. In questo modo, si legge nell’ordinanza del gip di Brescia, avrebbe avuto dai detenuti e comunicato agli indagati “informazioni utili per meglio pianificare strategie criminali di reazione alle attività investigative e dell’Autorità giudiziaria”. In alcune intercettazioni i vertici della presunta associazione parlano della “monaca” e del suo ruolo. Nell’ordinanza del tribunale viene riportata una conversazione in cui uno degli arrestati afferma che la suora, che lavora nell’istituto penitenziario, “è uno dei nostri” e ancora “se ti serve qualcosa dentro è dei nostri”. La sua presenza serviva anche per “risolvere dissidi e conflitti tra i detenuti all’interno del carcere”.
Da quindici anni è volontaria nel carcere di San Vittore a Milano, la vocazione – come aveva raccontato, narrando la sua storia, ad un quotidiano locale on line – a 21 anni, dove diceva in una intervista “ho iniziato il cammino per diventare suora, Qualcuno inaspettatamente mi ha scelta: un nulla graziato. A 34 anni (2001) anni ho perso mia sorella gemella, sposata da 5 anni, con tre figli piccolissimi (un mese e mezzo; due anni e mezzo e tre anni e mezzo) per un Tir pirata che le ha stretto la strada a senso unico e l’ha trascinata. Ha salvato i tre figlioletti che erano in macchina e ha lottato tra la morte e la vita senza farcela“. Suor Maria Donelli raccontava che “Dal 2010 frequento il carcere e da suora sono stata a tempo pieno in periferie di Pavia, Roma e Milano, e questa palestra di umanità ha trasformato il mio sguardo, che ha iniziato a vedere prima di tutto e sopra tutto la persona, l’uomo che mi sta davanti sia nell’autore del reato, sia in chi lo subisce; anche perché queste due dimensioni sono presenti anche dentro di me: grano e zizzania“
Il giudice per le indagini preliminari è convinto che la religiosa non fosse inconsapevole di chi fossero i suoi interlocutori: in quanto bene a conoscenza del potere dei Tripodi. La conferma emergerebbe in un dialogo con il capo della “locale” di ‘ndrangheta bresciana, durante il quale spiega di aver tranquillizzato una nipote, vittima di un incidente stradale, spiegandole che ci avrebbero pensato i suoi amici.