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22 Dicembre 2024 06:37

Danilo Iervolino, il presidente della Salernitana condannato a 4 anni per corruzione di alti dirigenti del ministero del Lavoro

Condanna di cinque anni all'ex segretario della Cisal, Francesco Cavallaro. Per un parere positivo del ministero, che prima era stato negato, due dirigenti del ministero ottennero favori: tra i quali l'assunzione di un figlio come professore alla Unversità Pegaso

Danilo Iervolino, imprenditore ed attuale proprietario della Salernitana Calcio, precedentemente proprietario dell’Università Telematica Pegaso, è stato condannato a 4 anni di reclusione al termine del processo con rito abbreviato per la corruzione di alti dirigenti del ministero del Lavoro. Il Gup del Tribunale di Napoli, Enrico Campoli, ha accolto la richiesta del pm Henry John Woodcock  – proposta al termine della propria requisitoria dello scorso 16 settembre – e per Iervolino è arrivata anche l’interdizione di avere rapporti contrattuali con la pubblica amministrazione per 4 anni.Due anni e otto mesi la condanna per Mario Rosario Miele, stretto collaboratore di Iervolino.

L’inchiesta della Procura di Napoli, che aveva delegato le indagini alla Guardia di Finanza, ha interessato la concessione da parte del ministero, attraverso due suoi dirigenti, di un parere favorevole – che in in precedenza era stato negato  a due ramificazioni del patronato Encal-Inpal : Encal-Cisal e Inpal. Concetta Ferrari e Fabia D’Andrea, entrambe funzionarie del ministero del Lavoro, sono state rinviate a giudizio e il processo è attualmente in corso dinnanzi al Tribunale di Napoli.

Francesco Cavallaro

Francesco Cavallaro, ex segretario generale della Cisal, invece, è stato condannato a cinque anni, con interdizione perpetua dai pubblici uffici e il divieto di contrattare con la pubblica amministrazione. Assolto Francesco Fimmanò, direttore scientifico dell’Università Telematica Pegaso per il quale il pm Woodcock aveva chiesto l’assoluzione dal reato di corruzione con derubricazione nel reato di traffico di influenze illecite soltanto a seguito della inutilizzabilità – dichiarata dalla Corte di Cassazione – delle intercettazioni acquisite dalla Procura di Catanzaro.

La corruzione, secondo l’impianto accusatorio, si sarebbe concretizzata quando Concetta Ferrari e Fabia D’Andrea le due dirigenti del ministero ricoprivano, rispettivamente, l’incarico di direttore generale per le Politiche previdenziali e assicurative (successivamente segretario generale dello stesso dicastero) e vice capo di Gabinetto del  ministro del Lavoro e delle Politiche Sociali. Secondo la Procura, si sarebbero adoperate per fare avere al segretario generale del sindacato Cisal dell’epoca, Francesco Cavallaro, il parere favorevole, già negato dal ministero, alla divisione del patronato conservando i vantaggi economici e  patrimoniali che altrimenti sarebbero andati persi. 

Secondo la Procura in cambio di quel parere favorevole concessoConcetta Ferrari avrebbe ottenuto l’assunzione di suo figlio, Antonio Rossi, già rinviato a giudizio, come professore straordinario all’Università Telematica Pegaso (all’epoca dei fatti di proprietà di Danilo Iervolino). A sjua volta la dirigente ministeriale Fabia D’Andrea avrebbe ottenuto la possibilità di favorire la crescita lavorativa (e quindi anche economica) di due sue conoscenti, rispettivamente all’interno dell’Inps e di un’associazione riconducibile allo stesso Cavallaro.

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