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18 Dicembre 2024 23:42

La DIA esegue 53 misure cautelari a carico di affiliati al clan camorristico Amato Pagano

Il business principale del clan però, era il narcotraffico. attraverso affiliati anche in Spagna e a Dubai. Durante le perquisizioni, inoltre, sono stati sequestrati parecchi contanti e orologi di lusso. Gli affiliati al clan sfoggiavano la loro ricchezza, pubblicando foto e video di costosi orologi (Rolex e Audemars Piguet), di macchine di lusso come Ferrari e Lamborghini, motoscafi

La Direzione Investigativa Antimafia ha eseguito dietro delega del Procuratore della Repubblica di Napoli Nicola Gratteri, un’ ordinanza di custodia cautelare personale e reale emessa dal GIP presso il Tribunale di Napoli, su richiesta del pm Giuliano Caputo della Procura della Repubblica – Direzione Distrettuale Antimafia -, nei confronti di 53 persone ritenute affiliate al “clan” di camorra Amato Pagano operante nei comuni di Melito di Napoli, Mugnano di Napoli ed in parte dei quartieri Secondigliano e Scampia di Napoli.  Fra gli arrestati dalla Dia presunti affiliati e nuovi boss. Reggenti che agivano in libertà ma anche dal carcere, come Rosaria Pagano, attualmente detenuta al 41 bis, a riprova del ruolo di vertice delle donne nell’organizzazione. È Deborah Amato, 34 anni, figlia della Pagano e di Pietro Amato, membri delle due famiglie scissioniste, la quale secondo la Dda di Napoli, aveva ereditato la guida del clan dopo l’arresto della mamma Rosaria.

Il provvedimento trae origine dalle indagini svolte dal Centro Operativo DIA di Napoli, coordinate dalla locale DDA, a carico di esponenti apicali del clan criminale nato a seguito della sanguinosa “scissione” dallo storico clan Di Lauro e per questo definito anche degli “scissionisti”. Le indagini, avviate nel 2021, permettevano di ricostruire l’organigramma dell’intera conventicola criminale a partire dai vertici della stessa che sono stati individuati nei discendenti in linea diretta dei fondatori del gruppo, ovvero Raffaele, detto “Lello” Amato e Cesare Pagano, entrambi attualmente detenuti in regime di cui all’art. 41 bis O.P.  Infatti, tra i soggetti colpiti dalla misura cautelare, vi è uno dei generi di Raffaele Amato, uno dei generi di Cesare Pagano e la loro nipote.

È stata individuata anche una “cassa comune” del clan nella quale confluivano i proventi di tutte le attività illecite svolte dagli affiliati e dalla quale venivano attinte le risorse necessarie a garantire le “mesate” (cioè stipendi mensili) a decine di affiliati sia liberi che detenuti nonché ai principali appartenenti alle famiglie degli Amato Pagano, somma che, per questi ultimi, veniva quantificata in almeno 8.000 euro mensili per ogni nucleo familiare, grazie ai quali veniva assicurato ai rispettivi membri un altissimo tenore di vita, sfrontatamente e costantemente esibito, pubblicando anche in rete mediante i social network, principalmente TikTok ed Instagram preferiti a Facebook perché maggiormente frequentati dai giovanissimi.  l’utilizzo di supercar, il possesso di orologi di lusso, l’uso di imbarcazioni per vacanze ed altre dimostrazioni di forza e ricchezza ritenute fondamentali per accrescere il potere sul territorio.

Il business principale del clan però, era il narcotraffico. attraverso affiliati anche in Spagna e a Dubai. Durante le perquisizioni, inoltre, sono stati sequestrati parecchi contanti e orologi di lusso. Gli affiliati al clan sfoggiavano la loro ricchezza, pubblicando foto e video di orologi d’oro (Rolex e Audemars Piguet), di macchine di lusso come Ferrari e Lamborghini, motoscafi. Utilizzavano anche una piattaforma telematica “Matrix” attraverso la quale i camorristi comunicano e chattano.

Le indagini hanno evidenziato inoltre il totale assoggettamento di imprenditori e commercianti dei territori controllati dal clan i quali erano costretti a consegnare tangenti in base alla tipologia di attività. Nel settore edile, soprattutto nel periodo di intenso avvio di cantieri legati ai “bonus” fiscali, venivano avanzate numerosissime richieste estorsive.  Il taglieggiamento veniva incrementato soprattutto nel periodo a ridosso delle festività natalizie: la quasi totalità dei commercianti del comune di Melito di Napoli, in prossimità del Natale, veniva difatti costretta a comprare i loro “gadget natalizi”, con un cospicuo incremento della cassa del clan di camorra.  

Nel corso di una conferenza stampa a cui hanno partecipato il procuratore Nicola Gratteri, il direttore centrale della Dia, il generale Michele Carbone e il capo centro Dia di Napoli, Claudio De Salvo – hanno fatto emergere una novità: il “pizzo” veniva imposto sulla base del reddito delle vittime. Il racket “progressivo”, come le tasse. 

E’ emerso il controllo da parte del clan Amato Pagano, del business delle aste giudiziarie per gli immobili ubicati nei territori di competenza, nonché la gestione dei rioni popolari i cui abitanti, talora, venivano “autorizzati” ad abitare alloggi occupati abusivamente, senza alcun titolo concesso dalle Autorità. Le investigazioni hanno, altresì, portato alla luce anche la facilità con cui gli affiliati detenuti riuscivano a comunicare con quelli liberi attraverso l’utilizzo massiccio di apparati cellulari, comunicazioni finalizzate anche ad agevolare l’introduzione nelle carceri di sostanze stupefacenti.

Con l’odierno provvedimento restrittivo è stato disposto anche il sequestro preventivo di una società attiva nella vendita e noleggio di veicoli il cui gestore, colpito dalla misura in parola, era in affari ed a disposizione del clan, tanto che gli affiliati utilizzavano le sue autovetture per gli spostamenti e gli uffici della sua azienda per un lungo lasso temporale quale principale “base operativa”.  

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