Una vigilia di Natale complicata per Giuseppe Conte e la sua compagna Olivia Paladino, ma soprattutto per quest’ultima. Al centro del problema l’hotel Plaza di Roma o, meglio il suo bilancio: quello del 2023 è stato approvato lo scorso 5 dicembre e, come riferisce il sito Open, sono venute a galla le gravi criticità che rischiano di travolgere la proprietà dell’hotel, in capo proprio alla compagna dell’ex presidente del Consiglio e a sua sorella Cristina. L’assemblea dei soci, è riuscita a giungere al traguardo dell’approvazione, non senza difficoltà, anche se non era scontato. Gli stessi revisori dei conti della società non hanno dato il proprio benestare e hanno posto la proprio riserva sulla correttezza del bilancio di esercizio. Anni fa erano già balzate alle cronache le tasse non pagate dai Paladino. Cesare patteggiò un anno, due mesi e diciassette giorni di pena per aver trattenuto due milioni e 47mila 677 euro della tassa di soggiorno versata dai clienti dell’albergo romano.
Guarda caso il presidente del Consiglio Giuseppe Conte inserì fin dalla sua prima stesura nel decreto rilancio del 19 maggio 2020 per depenalizzare il ritardato o mancato versamento della tassa di soggiorno ai comuni. Tanto ad personam che è stata applicata retroattivamente a una sola persona: Cesare Paladino, il papà di Olivia, la bionda fidanzata dell’ex premier italiano che risulta anche general manager dell’Hotel Plaza (così la definisce il sito Instagram della struttura). La famiglia Paladino ha costruito un piccolo impero, ma deve essere un po’ distratto, perché fra il 2014 e il 2018 si era dimenticato di versare in tutto o in parte nelle casse del Comune di Roma la tassa di soggiorno che però era stata regolarmente versata ogni notte dai clienti del Plaza. Per la legge italiana quel mancato versamento configurava fino al 19 maggio 2020 un reato penale, quello di peculato. E infatti il “suocero” di Conte per questo è stato accusato davanti al Tribunale di Roma dal procuratore aggiunto Paolo Ielo e dal pubblico ministero Alberto Pioletti.
Poco più di un anno prima però restituendo i soldi dovuti al Comune di Roma e aggiungendoci un piccolo risarcimento e gli interessi che erano decorsi, Cesare Paladino aveva concordato con la procura un patteggiamento della pena di un anno, due mesi e 7 giorni appunto per “peculato“. Avendo concordato accusa e difesa, nessuno ha fatto ricorso e quella pena è passata in giudicato, rappresentando certamente un’ombra non da poco nella vita dell’imprenditore.
Quando a maggio 2020 per mano di Conte arrivò il colpo di spugna che da quel momento in poi cancellava la sanzione penale per il ritardato e omesso versamento della tassa di soggiorno da parte dell’albergatore, trasformandola in semplice illecito amministrativo con multa da pagare, Cesare Paladino suocero “di fatto” del premier ha atteso che la norma fosse convertita in legge e immediatamente dopo ha chiesto di rivedere retroattivamente quella condanna al tribunale di Roma. Come lui ovviamente anche altri albergatori che avevano avuto analoghe condanne. Ma fin qui è andata male a tutti. La signora Valeria Di Bono, titolare di una residenza alberghiera a Trapani, ha fatto ricorso per la revisione della sua condanna penale che era di un anno e quattro mesi e il tribunale le ha detto di no. Così è ricorsa alla Corte suprema di Cassazione e la sesta sezione penale (presidente Stefano Mogini, relatore Orlando Villoni) il 28 settembre 2020 le ha tolto ogni speranza: non era applicabile la depenalizzazione a una condanna precedente alla data del 19 maggio e quindi “deve conclusivamente ribadirsi la rilevanza penale a titolo di peculato delle condotte, fra cui quella ascritta alla ricorrente, commesse in epoca anteriore alla novatio legis di cui all’articolo 180, comma 4, del decreto legge n. 34 del 19 maggio 2020″. Una pronuncia così netta della Cassazione fa giurisprudenza.
E così è accaduto per tutti gli albergatori che si sono dovuti tenere la loro condanna per peculato. Tutti meno uno, che guarda caso per curiosa coincidenza era proprio il suocero di Conte. Il Gup di Roma, Bruno Azzolini nonostante l’opposizione della procura di Roma accolse il ricorso di Cesare Paladino revocando la condanna a un anno e due mesi per peculato “perché il fatto non è previsto dalla legge come reato”. Non esiste un caso solo anche nella lunga sfilza di leggine varate in sostanziale conflitto di interessi dai governi precedenti di una applicazione talmente ad personam da riguardare esclusivamente un congiunto del legislatore, in questo caso presidente del Consiglio.
Questo caso quindi passerà alla storia come un “unicum” che se fosse mai stato immaginato nelle epoche di Silvio Berlusconi e Matteo Renzi premier, avrebbe suscitato uno tsunami e manifestazioni di piazza. Invece questa notizia è di fatto passata sotto silenzio, e anche quando nei mesi scorsi qualcuno aveva provato a polemizzare non sapendo ancora come sarebbe andata a finire, è stato subito zittito sostenendo la più colossale delle “fake news”: e cioè che le nuove norme varate da Conte servivano ad aiutare gli albergatori in difficoltà per la pandemia.
Una giustificazione totalmente falsa: gli albergatori in difficoltà avevano sì bisogno di sostanziali aiuti economici che non sono mai arrivati, ma questa nuova norma cancella un reato penale e applica al suo posto (ma sicuramente dopo il 19 maggio 2020 ) una sanzione pari al 100 o 200% della tassa di soggiorno evasa. Evidente che non sia un aiuto economico, ma il suo esatto contrario. Però al momento il suocero di Conte ha goduto – caso unico in Italia – del colpo di spugna retroattivo che sbianchetta la sua fedina penale. E non ha avuto applicata la nuova sanzione da illecito amministrativo che gli verrebbe a costare fra 2 e 4 milioni di euro. Perché questa invece non è retroattiva, e difficilmente verrebbe pagata da un imprenditore che ha mille difficoltà nel versare al fisco quanto dovuto, tanto da avere aderito puntualmente a tutte le rottamazioni delle cartelle fiscali possibili. Anche l’ultima, varata dal governo Conte. Gli è stata concessa una rateizzazione di 12 mesi, ma lui ha pagato la prima rata smettendo di farlo con le successive, perché chiede alla Agenzia delle Entrate di spalmargli su 18 e non 12 mesi quella rateizzazione. Una richiesta che evidenziava il problema di liquidità di casa Paladino.
Il bilancio approvato “last minute” (con riserva)
La ricerca deve essere stata lunga, perché è stato trovato solo il primo agosto scorso a Napoli un revisore dei conti , Giovanni Monaco, disponibile a vidimare in ottemperanza ai dettami di legge il bilancio 2023 della società che gestisce il Plaza. Il suo ok alla fine è arrivato, ma dopo avere messo nero su bianco i suoi dubbi. “Tenuto conto che in sede di approvazione del bilancio 2024 occorrerà procedere anche alla copertura della perdita 2020 (oggi sospesa) pari ad € 8.598.006 ne deriva di conseguenza che necessariamente si dovrà procedere alla relativa copertura e ricapitalizzazione (…) Il mio giudizio, in merito, è pertanto sospeso con riferimenti agli aspetti sopra evidenziati”. Ed aggiunge : “In considerazione di quanto sopra richiamato si ritiene comunque che, con riferimento alle informazioni fornite dall’organo amministrativo in ordine ai presupposti sulla continuità aziendale si ritiene che gli stessi non siano esaustivi sia pure considerando che la continuità aziendale possa comunque essere garantita dal patrimonio (considerevole) del socio principale- Immobiliare Roma Splendido srl, proprietaria dell’immobile in cui viene svolta l’attività della società”. scrive Monaco.
Le sorelle Cristina e Olivia Paladino si trovano al momento alla guida dell’impero immobiliare costruito dal loro padre Cesare ma a preoccupare, e pesare sui bilanci, non sono solo le perdite che le sorelle Paladino stanno accumulando in ogni società controllata, ma anche i loro debiti, che ammontano a milioni di euro, per tasse non pagate a cavallo con gli anni Venti del Duemila. A gestire l’Hotel Plaza di Roma è l’Unione esercizi alberghi di lusso srl, società per la quale Olivia Paladino si occupa di pubbliche relazioni ed eventi.
Questa società a sua volta, è partecipata e controllata dalla società Immobiliare Roma Splendido, che risulta possedere le mura in cui da decenni è in attività l’Hotel Plaza. Da quest’anno, l’Immobiliare Roma Splendido è stata trasformata in una holding a cui fa tutto il gruppo, anche grazie a diverse fusioni di singole società utilizzate da Cesare Paladino per la gestione del suo impero immobiliare. In questo modo, a fronte della rivalutazione degli immobili, erano riusciti a rendere sostenibile la gestione. Gli immobili, del valore complessivo di 280milioni di euro, erano rimasti a garanzia dei debiti e, in questo modo, la capogruppo è riuscita a risanare alla società di gestione dell’hotel Plaza un esposizione debitoria che superava i 10milioni di euro.
Con questa operazione è stato possibile evitare il fallimento ma dai bilanci del 2023 si evince che in realtà non va tutto molto bene. Sebbene il fatturato dell’hotel sia tornato a salire, arrivando a 9,7 milioni di euro nel 2023, contro poco più di 2,5 nel 2022, è presente una pesante perdita operativa, che è passata da 4,5 a 8,2 milioni di euro. Nella nota integrativa si legge che: “Si evidenzia che la perdita risultante a bilancio è particolarmente influenzata dalle componenti negative straordinarie indicate in nota integrativa e legate alla ricognizione del debito risultante presso l’agente della Riscossione, la quale si è resa necessaria al fine di illustrare in maniera corretta e chiara le consistenze patrimoniali nette anche in vista dell’imminente cessazione degli effetti di sterilizzazione delle perdite pregresse previsti dal legislatore ex. L 178/2020, dl 228/2021 e dl 198/2022” . Tutto ciò significa che la principale voce “meno” del bilancio sono proprio i milioni di euro richiesti dal fisco. Ora il debito della società che gestisce l’hotel Plaza sfiora pericolosamente ai 30milioni di euro, fermandosi a 29,8milioni, che porta il patrimonio netto in rosso, con una perdita di -8milioni di euro.
In assenza di un’importante apporto di liquidità, la società rischia di fallire: la speranza è attualmente riposta nel Giubileo. La speranza è che arrivino a Roma anche pellegrini disposti a spendere almeno 450euro a notte per alloggiare all’Hotel Plaza. In ogni caso nella nota integrativa al bilancio papà Cesare Paladino manifesta ottimismo: “Si ritiene prudentemente che l’esercizio in corso possa confermare il trend evolutivo dei ricavi che ha caratterizzato gli ultimi esercizi, e questo nonostante il difficile momento congiunturale che si ritiene passato, specialmente in vista del Giubileo indetto nella città di Roma per l’anno 2025, e le previsioni di rilevante afflusso turistico legato all’evento“.
C’è poi il nodo del “brand” Sorelle Fontana, storico marchio dell’alta moda italiana in capo a Olivia Paladino. La boutique del marchio, che è situata nei pressi di via del Corso, quindi nel pieno centro di Roma, ha fatturato appena 18mila euro in un anno, accumulando debiti per oltre 230mila euro. Perdite che si aggiungono a tutte le altre precedenti.