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11 Febbraio 2025 19:56

A Palermo maxi blitz antimafia: 183 arresti tra gli uomini dei clan

Gli arrestati sono ritenuti responsabili, a vario titolo, di associazione per delinquere di tipo mafioso, tentato omicidio, estorsioni, consumate o tentate, aggravate dal metodo mafioso, associazione finalizzata al traffico illecito di sostanze stupefacenti, favoreggiamento personale, reati in materia di armi, contro il patrimonio, la persona, esercizio abusivo del gioco d'azzardo

Dalle prime luci dell’alba i Carabinieri del Comando Provinciale di Palermo stanno conducendo una vasta operazione antimafia in esecuzione di 183 provvedimenti restrittivi disposti dal GIP del Tribunale di Palermo e dalla Direzione Distrettuale Antimafia della locale Procura della Repubblica. Gli arresti sonoi stati effettuati sulla base di sette provvedimenti, si tratta di cinque ordinanze di custodia cautelare e di due fermi che portano la firma del procuratore capo Maurizio de Lucia, dalla procuratrice aggiunta Marzia Sabella e dal pool antimafia.

Complessivamente sono impegnati – con la copertura aerea di un elicottero del 9° Elinucleo di Palermo, 1.200 Carabinieri circa dei Comandi Provinciali della Sicilia, del Reparto Anticrimine del ROS di Palermo, con il supporto dei “baschi rossi” dello Squadrone Eliportato Cacciatori di Sicilia, del 12° Reggimento “Sicilia”, del 14° Battaglione “Calabria” nonché di altre componenti specializzate dell’Arma.

L’operazione, che ha interessato anche altre città italiane, è volta a disarticolare i mandamenti mafiosi della città di Palermo e provincia, in particolare quelli di “Porta Nuova”, “Pagliarelli”, “Tommaso Natale – San Lorenzo“, “Santa Maria del Gesù” e “Bagheria”. Gli arrestati sono ritenuti responsabili, a vario titolo, di associazione per delinquere di tipo mafioso, tentato omicidio, estorsioni, consumate o tentate, aggravate dal metodo mafioso, associazione finalizzata al traffico illecito di sostanze stupefacenti, favoreggiamento personale, reati in materia di armi, contro il patrimonio, la persona, esercizio abusivo del gioco d’azzardo, ed altro.

Pm: “Cosa nostra impegnata in significativa opera di riorganizzazione”

“Cosa nostra è attualmente impegnata in una significativa opera di riorganizzazione volta a superare i dissesti cagionati dall’incessante repressione degli ultimi trent’anni”, scrivono nel provvedimento di fermo i pm della Dda di Palermo. “Le plurime indagini delegate ai Carabinieri di Palermo nell’ambito dei procedimenti che qui ci occupano hanno registrato una crescente vitalità di Cosa nostra e hanno rivelato un’associazione dotata di una nuova energia che, molto verosimilmente, affonda le sue radici nell’equilibrata combinazione tra gli elementi di modernità, provenienti dalla più avanzate tecnologie, e quelli del passato, rappresentati dalla roccaforte dello ‘statuto scritto, che hanno scritto i padri costituenti’ – evocato nella ormai nota riunione di Butera del 5 settembre 2022 dagli uomini d’onore della famiglia di Rocca Mezzomonreale – che tuttora rappresenta l’humus organizzativo dell’associazione e, soprattutto, l’elemento aggregante”, sottolineano i pm.

“La graduale ripresa di Cosa nostra è stata, al contempo, causa ed effetto del crescente introito di denaro. Il sistema estorsivo è tuttora al centro degli interessi mafiosi, anche quale strumento di controllo del territorio, dove emerge, ancora una volta, la strategia delle imposizioni ‘a tappeto’ (si pensi, ad esempio, alla sottomissione massiccia dei ristoranti delle borgate marinare di Sferracavallo e Mondello all’ordine di intraprendere nuovi rapporti di fornitura di prodotti ittici con il grossista indicato da Nunzio Serio)”, continuano i Pm. Mentre un’ulteriore espansione affaristica, connessa anche stavolta allo sviluppo tecnologico, come accertato per i tutti mandamenti oggetto di queste indagini, riguarda il settore dei giochi e delle scommesse digitali che, subentrando alle vetuste riffe, in realtà rappresenta oggi una delle attività più remunerative di Cosa nostra che, da longa manus operativa degli imprenditori del settore, quali Angelo Barone, impone i pannelli di gioco, spesso illegali, ai singoli esercizi del territorio sì da realizzare enormi guadagni (Barone: Ho preso ora… quindici milioni di gioco)

Protagonisti dell’ultima riorganizzazione magiosa ancora una volta sono stati i boss scarcerati dopo lunghi periodi trascorsi in carcere, che però non hanno isolato capiclan di livello, che non appena tornati in libertà hanno subito ripreso le loro attività mafiose . Questi, i nomi più importanti finiti in manette questa notte: Cristian Cinà (capo della famiglia di “Borgo Vecchio“) Tommaso Lo Presti (al vertice del mandamento di “Porta Nuova”), Guglielmo Rubino (reggente del mandamento di “Santa Maria di Gesù”), Nunzio Serio (reggente del mandamento di “Tommaso Natale“.

I boss si sono fatti più prudenti, utilizzano i criptofonini per i loro summit e per le comunicazioni con il carcere. I carabinieri hanno scoperto la chat criptata grazie alle microspie piazzate nelle abitazioni e nelle auto dei capimafia: quando scrivevano, infatti, dicevano a voce alta il contenuto della conversazione segreta. La chat purtroppo resta ancora impenetrabile, in quanto il sistema di criptazione non è stato ancora “bucato”. Gli investigatori dell’Arma ne hanno scoperto l’esistenza seguendo il reggente di Tommaso Natale Nunzio Serio e il suo fidato Francesco Stagno. C’era stato un problema nel funzionamento della chat, e i boss ne stavano impostando un’altra. Così quel giorno citarono gli altri partecipanti della chat nella quale discutevano dei lucrosi affari di droga in arrivo dalla Calabria, non soltanto Cinà, Lo Presti e Rubino, ma anche un trafficante calabrese, ed altri ancora in corso di identificazione. Nella chat il mafioso Serio aspettava un carico di droga in arrivo dal porto di Gioia Tauro.

“L’ormai noto sistema dei criptofonini ha reso possibile il dialogo, costante e riservato, non solo con i trafficanti di droga, a beneficio degli affari, ma anche tra i vari mandamenti, a beneficio, stavolta, della stessa essenza organizzativa dell’associazione”, è il monito dei pm con relativo allarme : “Non può ignorarsi che la facile introduzione, negli istituti penitenziari, di minuscoli apparecchi telefonici e di migliaia di sim, destinate ciascuna a una breve durata per annientare le eventuali attività di intercettazione, ha neutralizzato l’annosa questione dell’inoperatività dei detenuti che, ormai, dalle loro celle, continuano ininterrottamente la militanza mafiosa, seppure in videochiamata, collegandosi ad un telefono-citofono (cioè un apparecchio esterno dedicato in via esclusiva a ricevere e chiamare l’utenza attiva dentro al carcere), sì da interloquire sulle questioni di maggiore rilievo e da realizzare, con estrema facilità, vere e proprie riunioni di mafia”. è l’allarme lanciato dai pm della Dda di Palermo nel provvedimento di fermo di oggi .

Dall’indagine emerge un’attività di imposizione del pizzo a tappeto: uno dei capimafia scarcerati imponeva i suoi prodotti ittici ai ristoranti delle borgate marinare di Sferracavallo Mondello. Altri clan si lanciavano nel settore delle scommesse on line grazie alla complicità di insospettabili imprenditori. Emerge sempre di più una mafia “imprenditore” che si infiltra senza problemi nel tessuto economico e sociale con lo scopo di assicurare anche la protezione a commercianti e imprenditori amici. In un caso un ladro venne pestato a sangue probabilmente su richiesta di qualcuno che chiedeva di essere vendicato. Solo che non si rivolse alle forze dell’ordine, preferì rivolgersi ai boss mafiosi, ed è questo il vero segnale drammatico che porta alla luce la voglia di mafia che attraversa ancora pezzi della società siciliana. L’inchiesta ha svelato che un boss, il capomafia di Porta Nuova Calogero Lo Presti, avrebbe addirittura commissionato IL pestaggio attraverso il cellulare criptato assistendo poi all’agguato in video-chiamata.

Decine di parenti degli arrestati davanti alla caserma dei carabinieri

Davanti alla caserma Giacinto Carini, sede del comando provinciale dei carabinieri di Palermo, sono presenti decine di parenti dei 183 arrestati questa notte nell’ultimo blitz antimafia della Dda. All’interno della caserma sono stati portati gli indagati a seguito dell’esecuzione delle ordinanze cautelari e dei fermi. La caserma chiaramente è presidiata senza problemi dai militari dell’Arma.

Meloni, lo Stato c’è e non arretra

“Lo Stato c’è e non arretra”, dice Giorgia Meloni commentando “un’operazione straordinaria dei Carabinieri del Comando Provinciale di Palermo“. “Un risultato che conferma l‘impegno incessante dello Stato nella lotta alla criminalità organizzata“, ribadisce la presidente Consiglio segnalando che “le intercettazioni lo dicono chiaramente, ‘l’Italia per noi è diventata scomoda, io me ne devo andare’, ammetteva uno degli arrestati. Un segnale chiaro: la criminalità organizzata è alle strette, la lotta alla mafia non si ferma e non si fermerà“. “Grazie ai Carabinieri del Nucleo Investigativo e a tutte le forze dell’ordine che ogni giorno difendono la legalità e la sicurezza dei cittadini. La mafia va sconfitta con determinazione e senza alcun compromesso“, conclude la premier Meloni.

Schifani, colpo durissimo alla mafia

“Si tratta di un colpo durissimo alle organizzazioni criminali che continuano a minacciare la sicurezza e il futuro della nostra terra. – ha dichiarato Renato Schifani presidente della Regione Sicilia, – Voglio rivolgere un sincero ringraziamento alla Procura di Palermo e all’Arma dei Carabinieri per la dedizione e la professionalità dimostrate in questa operazione di altissimo livello. Il loro instancabile lavoro è la testimonianza concreta dello Stato che agisce con fermezza per liberare la Sicilia dal giogo della criminalità organizzata. È la conferma, ancora una volta, – conclude – che la lotta alla mafia non conosce tregua e che le istituzioni sono unite e determinate nel contrastare ogni forma di illegalità”.

Sindaco Lagalla, “colpo storico a mafia che cerca di riorganizzarsi”

Rivolgo il mio sentito apprezzamento al Comando provinciale dei Carabinieri, alla Direzione distrettuale antimafia e alla Procura della Repubblica di Palermo per l’imponente blitz che ha dato oggi un colpo storico a quella mafia che cerca di riorganizzarsi nei diversi quartieri di Palermo e in provincia. L’operazione di oggi svela una Cosa nostra che utilizza le nuove tecnologie e si arricchisce, soprattutto, grazie al traffico di stupefacenti e alle estorsioni. Per queste ragioni, il ringraziamento dell’ amministrazione comunale va alle forze dell’ordine, alla magistratura e agli organi investigativi per l’’instancabile impegno nella lotta alla criminalità organizzata”. dichiara il sindaco di Palermo Roberto Lagalla.

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Grazie, Antonello de Gennaro

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