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5 Marzo 2025 19:03

Ex Ilva, firmato accordo di cassa integrazione per 3.062 lavoratori

Siglata l'intesa sulla cassa integrazione tra Acciaierie d'Italia e sindacati al ministero del Lavoro. Urso: "Non escludiamo partecipazione minoritaria dello Stato"

Firmato l’accordo sulla cassa integrazione tra Acciaierie d’Italia e sindacati al ministero del Lavoro. L’azienda si è detta disponibile ad abbassare il numero di lavoratori in cassa dell’ex Ilva a 3.062, rispetto agli iniziali 3.400 (poi scesi a 3.200 nella scorsa riunione a via Flavia). Lo riferiscono i sindacati al termine dell’incontro con i tecnici del dicastero e i rappresentanti di AdI.

“Nell’incontro odierno al ministero del Lavoro – dichiarano Guglielmo Gambardella, segretario nazionale Uilm, e Davide Sperti, segretario Uilm Taranto – abbiamo raggiunto un accordo sulla proroga di cigs, per ulteriori 12 mesi, che sostanzialmente mantiene i trattamenti di miglior favore per i lavoratori di Acciaierie d’Italia previsti nell’accordo di luglio 2024; risultato non scontato alla vigilia della vendita” ed aggiungono “ora attendiamo il previsto incontro dell’11 marzo alla Presidenza del Consiglio per conoscere lo stato dell’arte della procedura di cessione dell’ex Ilva e per poter ribadire, al governo, il vincolo della salvaguardia di tutta l’attuale occupazione, dell’appalto e di quella di Ilva As

Cosa prevede l’accordo

“L’accordo sottoscritto – spiegano – prevede una riduzione del numero massimo di lavoratori in cigs che non potrà essere superiore a 3.062 complessivi per tutto il gruppo (dai 3.420 inizialmente dichiarati) evitando che i lavoratori vengano messi a zero ore, l’integrazione al 70% alla cigs ed il riconoscimento di una tantum in welfare (1% del valore annuo della paga base a raggiungimento di 3M/tonn di acciaio, 2% a 3,5M, 3% a 4M), l’impegno a mantenere i tavoli di monitoraggio del Piano di ripartenza e investimenti su impianti. Ricordiamo che anche se non fosse indispensabile e non previsto l’accordo con le organizzazioni sindacali dalla normativa sulla cigs dell’ex Ilva, siamo riusciti a condividere con l’azienda trattamenti di miglior favore per attenuare l’impatto economico per i lavoratori, oltre ad aver preteso nel testo la conferma della non determinazione di esuberi strutturali e la validità dell’accordo del 6 settembre 2018”

“Dopo quasi 13 anni di sofferenze e incertezze per i lavoratori dell’ex Ilva e dopo la tragica esperienza di ArcelorMittal, speriamo quanto prima di poter avere una svolta con un futuro investitore, credibile e seriamente intenzionato a rilanciare il più grande gruppo siderurgico italiano e dare una prospettiva industriale con un piano compatibile con l’ambiente e con un ruolo sociale per il futuro di 20.000 lavoratori, diretti e indiretti dell’indotto, che non può prescindere dalla permanenza dello Stato in qualsivoglia assetto societario futuro”, concludono.

Per la Fiom l’accordo di oggi sulla proroga della cassa integrazione straordinaria per 3.062 lavoratori ex Ilva è “un passo importante, ma non risolutivo”, dice Loris Scarpa, coordinatore nazionale siderurgia per la Fiom-Cgil, al termine del tavolo al ministero del Lavoro. Il piano di ripartenza, fa notare il sindacalista, “verrà seguito con il raggiungimento, nel corso del 2025, di 4 milioni di tonnellate di acciaio invece che le 5 milioni tonnellate originariamente previste”. Sono confermati tutti i trattamenti previsti dal precedente accordo del luglio scorso, tra cui l’integrazione della cassa integrazione al 70%, la rotazione e la formazione.

“L’accordo siglato oggi conferma, inoltre – aggiunge Scarpal’assenza di esuberi e la piena validità dell’accordo sindacale del 2018″. La questione principale comunque era “ottenere l’incontro a Palazzo Chigi“, convocato per il prossimo 11 marzo, perché “discutere di cassa integrazione nel mezzo di una vendita dell’azienda è assolutamente un fatto complicato, inusuale. Ora – conclude – la parola passa al confronto di Palazzo Chigi, per discutere del futuro“.

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