Una scure si è abbattuta sugli amministratori ‘furbetti’ delle società pubbliche, ovvero partecipate da uno o più Enti locali quali Comuni, Province e Regioni, meglio conosciute come municipalizzate. Ed i primi che rischiamo a Taranto di pagare a caro prezzo le “spese pazze” sono gli ultimi due Presidenti dell’ AMIU di Taranto, l’ Ing. Federico Cangialosi e prima di lui Gino Giuseppe Pucci, i quali a seguito di una segnalazione del collegio sindacale, per il recupero delle somme indebitamente percepite come amministratori, hanno costretto di fatto lo scorso luglio il consiglio di amministrazione, a dover incaricare l’avvocato Stefania Pollicoro di procedere legalmente al recupero dei compensi che i due presidenti si erano auto-assegnati in violazione alle stringenti economie previste dalla vigenti Legge
Una recente sentenza, la n. 279 del 2015, della Corte dei Conti, ha stabilito infatti che i dirigenti e i responsabili che fanno parte degli organi interni delle municipalizzate sono chiamati a rispondere con il proprio patrimonio personale, a fronte delle spese sostenute illegittimamente con i soldi pubblici. e non parliamo soltanto dei soldi percepiti illegittimamente, ma anche delle somme inerenti ad appalti e spese dell’ente di cui hanno la guida e quindi la responsabilità. La “responsabilità erariale”, così come riportato nella sentenza, potrà essere applicata anche nei casi in cui l’esborso non rientri in una “ipotesi perseguibile penalmente”, ma comporti anche soltanto un comportamento “caratterizzato da colpevolezza e superficialità”. I magistrati contabili si riferiscono alle situazioni che vengono identificate in vocabolario tecnico di “chiamata in causa a titolo di sola responsabilità amministrativa”. Praticamente in poche parole, se è stata effettuata un utilizzo “improprio” di denaro pubblico, chi ha sottoscritto l’atto, a prescindere dalla circostanza che possa rischiare o meno anche la galera, d’ora in avanti potrà essere condannato comunque a restituire gli importi delle spese non dovute, oltre a interessi e spese legali, uscendo e restituendo i soldi di tasca propria.
MUNICIPALIZZATE VISTE COME UFFICIO PUBBLICO
La Corte dei Conti si è dichiarata competente per la prima volta nella storia del diritto italiano non soltanto sulle elargizioni “allegre” di sindaci, assessori e funzionari comunali, ma anche su quelle degli Amministratori Delegati, Presidenti, dirigenti e degli eventuali Organi interni delle municipalizzate italiane. O, almeno, in tutti casi in cui la società pubblica sia davvero “in house”, ovvero una società pubblica. Tutto questo, scrivono i magistrati contabili, si concretizza ed attua quando contemporaneamente ricorrono tre criteri, ovvero che “sia composta, anche solo parzialmente, da Enti pubblici; svolga attività rivolte a favore dei soci; il controllo sulla società corrisponda a quello esercitato dall’Ente pubblico sui propri Uffici”. In presenza di questi casi, si legge nella sentenza: “le società in house hanno della società solo la forma esteriore, ma costituiscono in realtà delle articolazioni della pubblica amministrazione da cui promanano e non dei soggetti giuridici ad essa esterni e da essa autonomi e come tali tenuti al rispetto dell’assoluta trasparenza nella gestione delle spese, conti, appalti e sub-appalti.”
FINITA LA FESTA DELLE “SPESE” ALLEGRE E APPALTI PER “FURBETTI”
Nello specifico a finire sotto la lente d’ingrandimento della Corte dei Conti, con questa nuova sentenza, ricorrono tutti i lavori e lavoretti che gli amministratori di una società pubblica affidano a persone o società esterne, appunto “concessioni, appalti e sub appalti.” “Ne consegue – scrivono ancora i magistrati – che i dirigenti ed Organi interni delle municipalizzate, assoggettati come sono a vincoli gerarchici facenti capo alla pubblica amministrazione, neppure possono essere considerati, a differenza di quanto accade per gli amministratori delle altre società private, da rapporti di natura negoziale instaurati con la medesima società. Ma sono legati alla sfera pubblica da un rapporto di servizio, come accade per i dirigenti preposti ai servizi erogati direttamente dall’ente pubblico.”E, come tali, sono tenuti nella gestione di conti, spese, appalti e sub-appalti, al rispetto assoluto dei principi di “imparzialità, terzietà ed efficienza”.
GLI INCARICHI “A PESO D’ORO”
Come non definire inutili degli incarichi affidati dai vertici dell’ azienda municipalizzata ad un commercialista Raffaele Amodio, noto prevalentemente per essere sposato con un magistrato della Procura della Republica di Taranto, al quale nell’anno in corso, sono stati affidati ben 3 incarichi a dir poco sospetti ? Il primo “per redigere relazione sui costi/benefici dell’officina aziendale” per la modica…somma di 8.500 euro, il secondo per “Aggiornamento contabilità industriale sino al 31/12/2014 ” dal 01/05/2015 sino a termini di legge per la presentazione, per la somma di 15.000 euro ed il terzo incarico per l “Organizzazione ed impianto della contabilità generale e degli altri adempimenti contabili ed amministrativi” per la somma di 39.600 euro,per un totale complessivo di 73.100 euro . Legittimo chiedersi cosa vengono pagati a fare a fare i dirigenti dell’ AMIU Taranto ed il collegio sindacale se qualcuno ha sentito la necessità di avvalersi del “supermanager…” Amodio di professione commercialista ?
Quello stesso Amodio nominato dal Comune di Taranto, a presidente della società consortile pubblica Distripark, il quale paradossalmente viola la Legge, non fornendo sul sito internet della società alcuna informazione “pubblica” secondo quanto previsto dalle vigenti normative nazionali di Legge sull’ Amministrazione Trasparente.