Con una lettera inviata al presidente nazionale Giorgio Squinzi, ed ai suoi colleghi imprenditori associati di Lecce, Chiara Montefrancesco la presidente di Confindustria Lecce, da circa 3 mesi al vertice dell’associazione degli imprenditori salentini, ha rassegnato le dimissioni, decisione è arrivata nel culmine di un nuovo scontro polemico conseguente alla riconferma di Antonio Corvino nel ruolo di direttore, decisione che era stato bloccata dal successivo intervento dei probiviri nazionali che avevano annullato quella stessa nomina. Nella lettera di dimissioni la Montefrancesco ricorda nella lettera il consenso ricevuto nell’assemblea che “tuttavia che non sembra sufficiente a permettermi di operare in autonomia scelte essenziali per andare avanti, assunte con entusiasmo e, magari, con giovanile lena e, se volete, con inesperienza, ma sempre in buona fede. Ho voluto avviare immediatamente un’azione decisa tesa a rimettere l’associazione al centro della vita delle imprese e nel cuore delle problematiche dello sviluppo territoriale! Intervenendo sui temi programmatici e organizzativi a voi comunicati con due mie note! Queste note sono state sanzionate! Con note e-mail personali oltre che ufficiali!” e definisce le sue dimissioni il conseguenziale “ringraziamento inviatavi all’indomani della mia elezione e sul provvedimento di conferma della direzione (per tre mesi e ad un costo minimo per l’Associazione), peraltro condiviso in una precedente riunione partecipata anche dall’ex Commissario e Vice Presidente Vicario nominato da Confindustria, oltre che da un eminente Rappresentante dei Probiviri centrali e da un avvocato del lavoro. Sono immediatamente arrivati gli avvisi di un imminente provvedimento di decadenza dalla mia carica che avrebbe annullato i risultati dell’Assemblea ed il voto degli associati. A questi avvisi rispondo appellandomi a voi“.
In particolare dalla sede centrale della Confindustria da Roma sarebbe arrivato il “niet” (poco democratico nei confronti degli associati salentini) alla conferma per tre mesi del direttore Antonio Corvino. Una decisione, quella di Montefrancesco, subito osteggiata dal vice presidente vicario di Confindustria Lecce, Eliseo Zanasi, che ha deciso anche lui di lasciare l’incarico. Qualcuno dice “un pò troppo tardi…“
L’ elezione
Chiara Montefrancesco, classe 1974 laureata in giurisprudenza, una figlia di 16 anni, contitolare di Valentino Caffè SpA, era stata eletta nei giorni scorsi nuovo presidente di Confindustria Lecce. L’assemblea dei soci, ha eletto l’imprenditrice di Valentino Caffè, alla guida dell’associazione degli Industriali con il 73% dei voti. Su 406 associati (che rappresentano l’80% della base associativa) 294 sono stati i favorevoli, tre le schede bianche ed una nulla. I voti contrari hanno raggiunto quota 108.
“Con la votazione di questa sera – aveva affermato Eliseo Zanasi, commissario di Confindustria Lecce, nel formulare i migliori auspici alla presidente designata – si conclude una fase assai lunga e complessa della vita associativa, che ha visto Confindustria Lecce confrontarsi in maniera serrata ma sempre costruttiva. Il risultato odierno rappresenta pertanto un passaggio fondamentale per il rilancio dell’Associazione, non solo sul territorio salentino ma anche nel contesto regionale e nazionale. La candidatura di una imprenditrice giovane, esponente del comparto manifatturiero, impegnata anche sul mercato internazionale, costituisce un autorevole viatico per la ripresa della vita associativa sul piano della rappresentanza e dei servizi”.
Alla riunione di Giunta aveva preso parte anche Federico Landi, direttore centrale dell’ Area Organizzazione di Confindustria, il quale con la sua presenza ha voluto testimoniare l’ “attenzione” che l’Associazione nazionale ha riservato in questi mesi a Confindustria Lecce. Ma che si è rivelata, in realtà, inutile.
I retroscena
L’associazione confindustriale salentina, non è nuova a capovolgimenti. Un noto imprenditore salentino, Roberto Fatano, da come raccontava, nella scorsa primavera aveva vinto le elezioni all’interno di Confindustria Lecce, ottenendo 250 preferenze. Ma anch’ egli a qualche mese di distanza, restituì invece la propria tessera associativa. “Non ne voglio più sapere nulla”, disse nel corso di una conferenza in cui confermato la sua decisione di “voltare pagina ed archiviare una storia conclusasi malamente.“ L’elenco delle ragioni del suo gesto, di Fatano è ben nutrito. Per comprenderlo bisogna necessariamente fare un passo indietro, e tornare al momento delle dimissioni dell’ex presidente Piernicola Leone De Castris avvenute in un contesto di forti “conflitti interni” tra gli associati. “Conflitti di tipo umano, professionale e politico” sosteneva Fatano.
La successiva fase di consultazioni interne, propedeutiche alle elezioni, avrebbe reso ancora più instabili gli equilibri fino alla richiesta, che partì da Lecce, di avvalersi dell’aiuto della sede centrale romana di Confindustria, per risolvere la situazione. Da Roma inviarono a Lecce un commissario ‘ad acta’ utilizzando una procedura che, sempre secondo Fatano, “semplicemente non esiste, in quanto la sede territoriale di Lecce è del tutto autonoma e i probiviri salentini erano gli unici competenti”. Gli associati a Confindustria Lecce avevano in ogni accettato questa soluzione, sperando in una veloce risoluzione per una definizione degli equilibri e le procedure per l’ elezione del nuovo presidente.
“Si doveva procedere con tempestività perché vi era un pacchetto di questioni di cose urgenti su cui intervenire, tra cui la gestione dei fondi europei e la contrattazione con i sindacati”, spiegò Fatano “le consultazioni, tuttavia, invece di subire un’accelerata sono state sospese e uno dei saggi leccesi ha ricevuto una mail, da Roma, in cui si chiedeva di secretare tutta la documentazione. “Per vederci chiaro – disse Fatano nella sua denuncia – ho chiesto spiegazioni ed il segretario dei probiviri romani mi ha fatto capire che non dovevo chiedere conti ma rispettare le leggi, accettare quello che era accaduto oppure lasciare l’associazione”. Ai candidati alle elezioni presidenziali non sarebbe stata fornita, dunque, alcuna spiegazione “nonostante ogni associato abbia il diritto di chiedere ogni tipo di chiarimenti”.
Fatano colse l’occasione, quindi, per sollevare pubblicamente un presunto problema di trasparenza ed onestà, interno all’associazione locale e oltre. Anche se non ha ritenuto di accedere alle vie legali “per amore della stessa Confindustria, perché gli enormi tempi della giustizia paralizzerebbero l’azione degli industriali, e per la sede territoriale si sarebbe spalancato un lungo periodo di vuoto ed inattività”. Ma la rinuncia non placò la sua indignazione: “Forse si intende selezionare una dirigenza di Confindustria Lecce che sia quiescente rispetto ad altri interessi – commentò – .Ma quali interessi ci sono davvero alle spalle? Ad esempio, chi ha vinto e perché l’appalto per la strada 275?”. Con un colpo finale: “Lo stesso commissario Eliseo Zanasi, attualmente in carica (all’ epoca dei fatti – n.d.r.) nella sede leccese, è stato condannato dalla Corte dei Conti con la sentenza 677 del novembre 2014 per reati che riguardano il patrimonio – aggiunge -. E ciò lo delegittima quanto meno sul piano morale, senza tralasciare il fatto che lo stesso Statuto interno prevede incompatibilità alla carica in caso di condanna passata in giudicato”.
Le consultazioni non vennero riabilitate così come non venne convalidato l’esito decretato dalle stesse, che aveva eletto proprio Roberto Fatano l’amministratore di Interfrutta spa, prima di Giancarlo Negro (Links spa), Giampiero Corvaglia (Axa spa) e Giuseppe Maria Ricchiuto (Specchiasol).
La giunta dei grandi assenti.
Convocata quattro mesi dopo l’annullamento delle consultazioni per l’elezione del presidente, la prima riunione dell’esecutivo di Confindustria Lecce nel 2015 – salva solo per numero legale – avvenuta nel giugno, ma si svolse senza la presenza degli ex candidati alla presidenza dell’Associazione degli imprenditori e, quindi il commissario Eliseo Zanasi evitò il “faccia a faccia” con chi lo contestava. Ma tra i saggi e lo stesso Zanasi lo scontro c’è stato. Senza alcun minimo dubbio. Accusati e rimossi su indicazione dei probiviri romani, in quanto “rei di non aver custodito adeguatamente i registri con le preferenze“, i saggi hanno messo alle strette il commissario, ribadendo la correttezza del proprio operato, pretendendo che tutto ciò venisse messo nero su bianco, quindi modificando il precedente verbale redatto dal commissario, così conducendo Zanasi e i probiviri a una presa d’atto che disattende, di fatto, le motivazioni inizialmente riposte nel verbale di rimozione degli stessi saggi e quindi dell’annullamento delle stesse consultazioni.
Zanasi affermò la volontà di eleggere entro settembre il nuovo presidente dell’associazione salentina attraverso una “pattuizione” con la stessa giunta (peraltro non prevista dalle norme statutarie) con delle discutibili modalità per arrivare all’individuazione del nome del successore di Piernicola Leone De Castris e far convergere sullo stesso l’unanimità dei consensi. L’impresa non era delle più facili ed infatti è naufragata. Il metodo del “commissario-condannato” Zanasi – soprattutto a causa delle condivisibili denunce “pubbliche” di Fatano – rimase sotto la lente dei componenti della giunta e dei soci non contenti di veder annullare le consultazioni a 48 ore dal loro completamento. Non va, infatti, dimenticato che solo pochi giorni fa Zanasi scelse i suoi 7 uomini, cioè i 7 imprenditori incaricati di affiancarlo fino alla scadenza del suo mandato, componenti del cosiddetto Consiglio di presidenza, senza che siano stati eletti dagli associati.
Le querele annunciate
Lo “strappo” all’interno di Confindustria Lecce arriverà presto nelle aule di tribunale, con una querela annunciata all’indirizzo di Roberto Fatano, amministratore di Interfrutta, che nel frattempo ha costituito Laica un’associazione indipendente di industriali salentini . La comunicazione che si procederà per le vie legali per “tutelare l’onorabilità di Confindustria Lecce e dei suoi associati” è arrivato con poche righe a firma del “commissario-condannato” Eliseo Zanasi, con una comunicazione indirizzata agli iscritti e a Federico Landi, segretario del collegio dei Probiviri.
Certamente, non devono essere andate giù le parole pronunciate da Fatano in una conferenza stampa “esplosiva” tenutasi l’11 aprile scorso, la stessa in cui è consumata e conclusa la definitiva spaccatura con le dimissioni dell’imprenditore Fatano che non fu molto tenero nei confronti di Confindustria Lecce, definita come “un sistema solo di spartizione di cariche e potere”, “una rappresentanza territoriale quiescente” ritenuta necessaria “a causa dei troppi interessi” . La notizia che preannunciava la querela non scalfì minimamente Fatano . “Sono pronto ad andare in tribunale – ha replicato l’industriale della frutta – e, anzi, spero che i giudici mi diano la possibilità di raccontare tutto e vuotare il sacco. Me l’aspettavo – aggiunse – e anzi l’avevo preannunciato nella lettera di congedo. Ora potrò spiegare tutti i riferimenti a fatti e persone”.
Fatano non aveva risparmiato critiche a nessuno, né a Corvino, definito il “tappo” dell’associazione, né a Zanasi, “condannato dalla Corte dei Conti (sentenza n.677 del 10 novembre 2014) – aveva detto – per fatti gravi che lo rendono inadeguato sul piano morale e incompatibile con il ruolo coperto su quello legale. La schifezza è così tanta che io non ci sto più”. Furono questi gli ultimi strascichi di una campagna per la presidenza di Assindustria risoltasi in un nulla di fatto. Presidenza che ad oggi è nuovamente senza presidente.