di Fabrizio Gatti
La copertina dell’anno “l’Espresso” la dedica a Valeria Solesin, la ragazza di Venezia uccisa a 28 anni il 13 novembre scorso durante l’attacco terroristico al teatro Bataclan a Parigi. In un anno di guerre e morte, il ritratto di Valeria celebra la voglia di vivere, commemora gli innocenti colpiti dal terrorismo e soprattutto rappresenta l’orgoglio di un’intera generazione. Ragazze e ragazzi che come lei, il fidanzato, i loro amici sono costretti a emigrare. E che, nonostante questo, non hanno perso l’ottimismo e continuano a cercarlo nello studio, nei lavori sottopagati, nelle sofferenze e nei biglietti aerei di sola andata. Studiano, lavorano, soffrono, emigrano. Ma, nella loro semplice normalità, non si arrendono.
Il servizio di copertina, in edicola da venerdì 18 dicembre, è accompagnato dalle fotografie di Valeria messe gentilmente a disposizione dalla famiglia. Il 3 agosto 1987, quando nasce Valeria Solesin, sembra una fotocopia dei nostri giorni. Titolo sulle prime pagine dei giornali: “Massacro alla Mecca. Battaglia tra iraniani e polizia: centinaia di morti“. I seguaci dell’ayatollah Khomeini avevano inscenato violente manifestazioni nella città santa dell’Islam. Sciiti contro sunniti, proprio come oggi. E la Francia minacciava l’Iran: “Se aggredite le nostre navi attacchiamo”. Allora il nemico stava a Teheran: l’alleato era l’Iraq di Saddam Hussein.
Il papà, Alberto Solesin, 63 anni, e gli amici raccontano a “l’Espresso” la vita di Valeria, le sue battaglie fin da quando era liceale. E poi le estati in Francia, il suo primo lungo viaggio in Canada, il volontariato con “Emergency” a Venezia e a Trento, la doppia laurea in sociologia a Trento e a Nantes, la specializzazione alla Sorbona di Parigi.
E ancora la vita all’inizio difficile nella capitale francese, come capita a molti giovani: tanto che per tre anni gli unici amici sono gli espatriati italiani e i barboni che Valeria va ad assistere la notte. Abita in un monolocale di 14 metri quadrati da dividere in due, con il compagno Andrea Ravagnani, 30 anni, sopravvissuto all’attacco terroristico con la sorella e il suo fidanzato.
Poi il trasloco in un bilocale vicino al teatro Bataclan dove la Sole e il Rava, così li chiamano gli amici, possono concedersi la lavatrice e un divano. La mamma scherza chiamandola “la mia pauperista”. Valeria vive con poche spese, tanti sacrifici e grandi ideali.
Il servizio integrale sull’Espresso in edicola venerdì 18 dicembre