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22 Novembre 2024 06:08

Telecomunicazioni, l’Antitrust diffida le Poste: gli uffici postali aperti agli altri operatori telefonici

Il Garante della Concorrenza rimuove il "muro" che fino ad oggi ha consentito a un solo operatore - Poste Mobile (di proprietà ldi Poste Italiane) di effettuare attività commerciale in uno dei luoghi più frequentati dagli italiani: gli uffici postali. Adesso potranno entrare anche Tim, Tre, Wind, Vodafone e Fastweb

100342348-e10fc079-7281-4c2d-a2e6-f7be43d67c37I telefonini ed i contratti di tutti i gestori telefonici potranno essere commercializzati anche negli uffici postali italiani. Si potranno acquistare, magari con la solita offerta smartphone più abbonamento. E gli utenti potranno ricaricarli, allo sportello postale, così come al Postamat. L’ Autorità Garante della Concorrenza  e Libero Mercato ( meglio nota come Antitrust) ha rimosso un grave abuso ed ostacolo che ha consentito fino ad oggi  a un solo operatore – Poste Mobile – la presenza in uno dei luoghi più frequentati dagli italiani: gli uffici postali.

 Il Garante ha afferma il diritto degli altri operatori di aprire un punto vendita nei 13 mila 300 uffici postali italiani, dove anche gli operatori potranno presentare le loro offerte, distribuire opuscoli e altro materiale informativo, vendere sim telefoniche e dati, cellulari, ricariche. E quest’ultime dovranno essere effettuabili anche presso gli sportelli con personale di Poste Italiane ed ai 7000 mila automatici del Postamat.

Schermata 2016-01-07 alle 20.29.09Ad approfittare di questa opportunità , per prima è  stata la Tre, il gestore di telecomunicazioni molto “aggressivo” sul piano della concorrenza  e del marketing guidato abilmente da Vincenzo Novari, che ha vinto il ricorso davanti all’Antitrust. Ma anche altri gestori come Vodafone e Fastweb  si sono accodate alla decisione, e  sono pronte ad invadere con le loro forza vendite gli uffici postali.

Nella delibera, l’Antitrust ha stabilito e deciso che Poste Italiane è obbligata a offrire ospitalità a qualsiasi altro operatore telefonico alle stesse identiche condizioni che assicura alla sua controllata Poste Mobile, in applicazione della legge287 del 1990, baluardo e cardine per la tutela della concorrenza. D’altronde, Poste Italiane ha creato la sua capillare rete di uffici grazie ai trasferimenti dello Stato nella stagione aurea del monopolio ed è tuttora esclusivista di un segmento importante come è la consegna delle raccomandate giudiziarie. Titolare di un “servizio economico d’interesse generale“, a maggior ragione è tenuta a una condotta che favorisca la concorrenza.

CdG accertamenti GdFHanno aggravato la posizione di Poste Italiane alcune e-mail – a dir poco disinvolte – che i suoi dirigenti si sono scambiati quando discutevano e valutavano le richieste della Tre di avere accesso e spazio negli uffici postali. In una e-mail reperita dalla Guardia di Finanza, un dipendente di Poste Italiane suggerisce di “buttarla in caciara” perché “la richiesta della Tre non è obiettivamente un rischio” mentre un altro dipendente ricorda che “si decise di scrivere qualcosa di interlocutorio” alla Tre, per prendere tempo e fare melina. Secondo l’Antitrust – Poste Italiane ha mostrato effettiva disponibilità verso la Tre troppo tardi .

Poste Italiane nella sua linea difensiva adottata davanti all’Antitrust,  ha cercato di far pesare la circostanza che  Poste Mobile  la sua società telefonica controllata (gestore privo di una rete di ripetitori che attualmente noleggia da Wind ) ha una quota minima nel mercato della telefonia pari al 3,6% (mentre la Tre, marchio della società H3g, è al 10%). Secondo l’opinione dei legali di Poste Italiane la decisione avrà un effetto boomerang, in quanto a assegnare alla Tre e agli altri operatori degli spazi negli uffici postali, aiuterà chi è già grande come la Tre, (fatturato da 1,9 miliardi) a contrastare chi è piccolo come Poste Mobile . Incredibilmente Poste Italiane – in questo scenario – grida all’esproprio di fronte al possibile ingresso degli altri operatori telefonici nei suoi uffici postali, che in realtà sono luoghi pubblici e non privati.

L’Antitrust infatti non ha dato credito a queste obiezioni ed ordinato con una propria delibera  a Poste Italiane che ha facoltà di poter ricorrere al Tar contro la decisione dell’ Autorità Garante.

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