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22 Novembre 2024 03:07

A Taranto la chiamano “informazione”….in realtà è la macchina del fango ! I “soliti” noti contro l’ on. Pelillo

Per una più completa informazione all'interno le sentenze del Tribunale del Lavoro, che riguardano la millantata "vittima" Luigi Abbate, che vittima non è mai stata.

di Antonello de Gennaro

Schermata 2016-01-17 alle 00.17.04Leggo in queste ore tante “vergini”…. tarantine immolate sull’altare di tale Luigi Abbate, e lo confesso mi viene il disgusto più profondo. Si ho profondo disgusto per questa “macchina del fango” giornalistica che da due anni ho scoperto essere attiva ed operante in quel di Taranto. Un “fango” giornalistico che mi ha fatto capire il fallimento “professionale” di un nutrito gruppo di giornalisti, e mi ha aiutato capire documenti alla mano le vere ragioni su come mai la Cooperativa  19 luglio, composta ed amministrata da giornalisti che erano editori-dipendenti ed amministratori della stessa sia miseramente fallita dopo aver incassato negli ultimi 10 anni dal Servizio Editoria della Presidenza del Consiglio oltre 27 milioni di euro di contributi pubblici a fondo perduto.

Unfangogiornalistico che si cela e nasconde dietro la tessera sindacale o sotto le vesti dell’ ordine professionale, cercando di sopravvivere ai propri fallimenti  professionali e spesso anche umani. Una città quella di Taranto, che in un lontano passato ha tirato fuori e cresciuto fior di giornalisti che hanno fatto brillanti carriere in Italia ed all’estero,  ma che hanno purtroppo lasciato la città nella mani di quattro “furbetti”, portaborse e ventriloqui vari , che si sentono realizzati solo quando si fanno i “selfie” in Consiglio Comunale , allo stadio, o quelli di “gruppo” nelle visite agli impianti di Tempa Rossa, postandoli immediatamente sui social network. Quasi un rito della serie: “ci sono anche io” quindi esisto….!  Ma come si fa a non vergognarsi di fare parte di una categoria che si iscrive al sindacato giornalistico solo per cercare di difendere uno stipendio, non essendo capaci ad emergere con la professionalità, con la competenza, con i risultati sul campo ?

Mai un’inchiesta che possa essere definita tale, solo tanti passaggi di carte e pendrive con questurini, appuntati, cancellieri, “avvocaticchi” e toghe smaniose di vedere pubblicato il loro nome e magari anche la propria fotografia sul giornale . “Vedi – mi ha confessato recentemente un noto avvocato penalista tarantino – io a questi giornalisti che sono dei passacarte me li devo tenere buoni, così mi citano sul giornale, mi faccio pubblicità gratuita  e  così magari mi arriva anche qualche cliente nuovo …! ” ed ancora peggio quando un giornalista locale mi ha confessato di “pagare la tessera del sindacato solo per avere la possibilità, grazie ad una convenzione, di non pagare il parcheggio ad ore” nel proprio Comune di residenza ! La realizzazione di questi giornalisti “falliti” professionalmente è stata anche quella di mettersi la giacca e la cravatta per correre a farsi intervistare dagli inviati di programmi televisivi, a cui avevano fornito precedentemente fornito i documenti ricevuti sotto banco da avvocati, Tribunale e Procura (vedi “caso Avetrana” n.d.a.). Anche perchè di inchieste giornalistiche vere e proprie a Taranto non se ne vedono da anni. E quelle fatte , perdonatemi un attimo di soddisfazione professionale le abbiamo realizzate scritte noi, su questo quotidiano online,  e certamente non loro !

 

giornalismo indipendente ?

Pochi di loro hanno il coraggio di ammettere pubblicamente come “arrontondavano”. Chi  come Salvatore Catapano giornalista Rai-Tgr Puglia che  all’insaputa di mamma RAI e calpestando il Codice Etico aziendale RAI si era inventato un “giornaletto” per farsi dare un pò di soldi di pubblicità dalla Provincia di Taranto (con presidente l’arrestato Florido ) e dall’ ILVA . C’è chi si è messo al servizio di associazioni di categoria per le quali nello stesso tempo scrivevano, come ad esempio  Massimo D’ Onofrio alla Confagricoltura di Taranto, chi come Angelo Di Leo è passato dalla Fgci a Forza Italia (al servizio dell’ex-sindaco di Taranto Rossana Di Bello) per poi fare un doppio salto carpiato mettendosi al servizio elettorale della politicante (ormai ex)  Annarita Lemma  del Pd-area Civati  “trombata” alle ultime elezioni per il rinnovo del consiglio regionale pugliese, per poi immolarsi nell’ultimo abbraccio grillino-ambientalista.

Giornalisti che sgomitano per scrivere sugli inserti speciali di qualche quotidiano stampato per incassare qualche soldo in più e magari portare a casa qualche commissione pubblicitaria, o per scrivere sulle riviste delle associazioni dietro lauto compenso. Giornalisti come Claudio Frascella che scrive libri su gruppi musicali e se li fa comprare dalla Confcommercio di Taranto previa adulazione giornalistica del presidente ! Non possiamo non parlare di Michele Tursi un giornalista “aspirante” scrittore ambientalista, che a suo tempo faceva parte del comitato di redazione del fallito quotidiano  Corriere del Giorno di Puglia e Lucania (che sia chiaro, nulla aveva ed ha a che fare con la storica testata tarantina Corriere del Giorno fondata nel 1947 da mio padre e soci) , il quale ha battuto ogni record: l’assembla di redazione (cioè i propri colleghi) lo ha sfiduciato cioè rimosso dal suo incarico, addirittura a giornale chiuso ! Un  primato “unico” mai verificatosi in tutte le redazioni dei giornali di tutt’ Italia  !!! Il bello…è che Tursi pur essendo in stato di disoccupazione e quindi beneficiario degli ammortizzatori sociali, non si è perso d’animo…e si è subito sistemato a fare contemporaneamente  come “consulente” (dal dicembre 2013 n.d.a. ) l’addetto stampa presso l’ azienda speciale Subfor della Camera di Commercio di Taranto che lo scorso 31 dicembre 2015 al termine del suo ultimo incarico, gli ha dato il benservito.

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Quello stesso Michele Tursi che oggi scrivecrediamo che sia necessario discutere apertamente ed in maniera seria del rapporto tra politica e informazione a Taranto…oltre che le regole di una professione profondamente cambiata con l’avvento delle nuove tecnologie, ma immutata nei suoi valori fondanti: la libertà, l’indipendenza, la verifica delle notizie…..Oggi Luigi Abbate è stato allontano dalla conferenza stampa del Pd ionico perchè non gradito. La scorsa settimana nove consiglieri regionali eletti nella provincia di Taranto hanno impedito ai giornalisti di assistere alla riunione del cosiddetto “patto per Taranto” che si svolgeva negli uffici della Provincia ed era stata convocata pubblicamente dall’ufficio stampa della Regione”.

Questo giornalista, ha la memoria corta e dimenticato che è stato proprio lui circa 3-4 settimane a cercare di impedire al collega Walter Baldacconi direttore di Studio 100 ed a un suo cameramen di effettuare delle riprese televisive ed interviste in occasione del consiglio camerale della Camera di Commercio di Taranto ! E non contento scrive delle inesattezze, cioè circostanze false in quanto contrarie al vero. Infatto, la riunione del “patto per Taranto” dei consiglieri regionali eletti a Taranto e provincia, si è svolta nei saloni della Provincia di Taranto, non è mai stato “convocato pubblicamente dall’ufficio stampa della Regione” , struttura che ha ben altri ruoli e compiti istituzionali che quelli di organizzare riunioni politiche

Schermata 2016-01-17 alle 01.43.12Tursi scrivendo sul quotidiano-blog, che è edito non da una società editrice ma bensì da un associazione di promozione sociale….(per tenersi forse al riparo di problemi con la giustizia, con il fisco e con gli ammortizzatori sociali ?) dietro cui si celano lui ed il suo “compagno di merenda giornalistica” Di Leo sostiene che “qualche mese fa il giornalista Michele Montemurro è stato verbalmente aggredito dal presidente della Provincia per il contenuto di un suo articolo. Nelle scorse settimane il sindaco di Taranto ha inviato la sua reprimenda al direttore del Tg1 dopo un servizio televisivo ritenuto lesivo dell’immagine di Taranto” .

Ma Tursi omette ( o si dimentica sempre…?) di dire e scrivere che il suo collega Montemurro,  ha scritto sul Nuovo Quotidiano di Puglia delle notizie smentite documentalmente in conferenza stampa dal Presidente della Provincia di Taranto,  Martino Tamburrano, così come dimentica di scrivere che l’ ASL Taranto e l’ ARPA Puglia hanno smentito il servizio “telepilotato” della giornalista del TG1, cioè quella stessa testata giornalistica, che guarda caso ha nel suo organico di collaboratori un giornalista tarantino Luigi Monfredi che scrive anch’egli sullo stesso blog-quotidiano online… Guarda un pò, i casi della vita !!!

Gianni Svaldi nella veste di addetto stampa dell' UGL Polizia a Roma

E vogliamo parlare di qualche altro “giornalista-sindacalista” cioè di quel Gianni Svaldi che si è sempre professato intellettuale… di sinistra, che nonostante percepisca dallo Stato l’ indennità di cassa integrazione-disoccupazione  si era messo a lavorare contemporaneamente (in nero forse ?) per un sindacato di destra l’ UGL Polizia ? Svaldi si dilettava a rilasciare interviste in occasione della chiusura del Corriere del Giorno di Puglia e Lucania quotidiano tarantino nato nel 1984 e chiuso nel 2014 dopo 30 anni di elemosine di Stato (cioè i contributi pubblici sull’ editoria) dichiarando “mi conforta in questo momento sono le tante forze in campo …. Mi riferisco in particolare alle forze sociali: le cooperative, i sindacati. Sono loro che tirano la carretta insieme a noi. Non ho invece ancora visto la politica” . Cioè per questo signore la politica doveva occuparsi di continuare a dargli uno stipendio !!! La politica di cui egli avrebbe dovuto scrivere e raccontare le gesta ed attività … ai lettori !

Sempre lo stesso sindacalista Svaldi annunciava su un sito online di Martina Franca:  “Noi vogliamo continuare a fare i giornalisti in cooperativa per assicurare quel pluralismo proprio di chi ci è cresciuto professionalmente, e metterlo a disposizione della comunità ionica. Si tratta d’una bella sfida, ma se va bene avremo costruito qualcosa di diverso. In passato sono stati fatti degli errori perché un giornale amministrato da giornalisti non è riuscito talvolta a manifestare quel cinismo imprenditoriale necessario agli utili. Però il mutualismo, il rispetto pieno del collega e delle regole, sono dei valori importanti che ci appartengono e dei quali la politica deve rendersi interprete. Siamo alla ricerca d’un futuro equilibrio tra mutualismo e profitto senza dimenticare la nostra origine” aggiungendo nel suo auto-soliloquio delle promesse ai lettori tarantini: “Credo che occorra un progetto multilivello con un giornale fatto meglio, un buon sito internet, una web tv e una serie d’iniziative in favore della testata. Una parte del XXXXXX (la testata fallita n.d.a.dovrà essere a disposizione di tutti in maniera gratuita: ne va del senso della nostra vocazione cooperativisticae concludeva  “cercheremo di far arrivare alla pensione i colleghi che vogliono e che possono andarci e di traghettare gli altri, forse non tutti ma il più possibile, verso una soluzione futura che potrebbe essere una nuova cooperativa“. Tutte parole al vento in perfetto stile “sindacalese” !

Tutti questi progetti in realtà erano e sono rimasti nient’altro che parole. Parole inutili. Eloquente un post del giornalista-sindacalista sulla sua pagina Facebook: “Aggancio raggiunto” con sullo sfondo la foto della sede del Ministero del Lavoro. Ecco qual’era il vero scopo di questi giornalisti: ottenere gli ammortizzatori sociali, la cassa integrazioine o indennità di disoccupazione cioè due anni a carico dello Stato ed i successivi due anni a carico dell’ INPGI, l’istituto previdenziale dei giornalisti. Altro che garantire il pluralismo dell’informazione a Taranto !

Nel frattempo i lettori tarantini, hanno assistito ad una “strage” nel panorama dell’informazione locale: la chiusura del quotidiano Taranto Oggi (dove lavoravano alcuni bravi colleghi) edito con grande coraggio da un editore indipendente,  l’eterna crisi dalla “storica” tv tarantina Studio 100 che paga gli stipendi quasi ogni 6 mesi ai propri giornalisti e tecnici, e che attualmente è in vendita al miglior offerente, la chiusura (per scelta aziendale e senza debiti)  dell’altra televisione locale,  BlustarTV il cui editore non è fallito e conoscendolo personalmente sono pressochè certo che pagherà sino all’ultimo centesimo tutti i suoi ex-dipendenti. Una scelta imprenditoriale dura, ma seria, da parte di chi si è reso conto che era un’attività a perdere. Tutto questo è avvenuto nel silenzio assordante, salvo qualche comunicato di forma, del sindacato giornalistico il quale ha “puntualmente” dimostrato quanto vale e pesa a Taranto: ZERO !

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l’ SMS di Luigi Abbate all’On. Michele Pelillo 

Ma arriviamo ai nostri giorni. Nel novembre scorso rivelato e documentati le ragioni, i retroscena dell'”odio” viscerale, profondo di Luigi Abbate un giornalista locale (chiamarlo “collega” non mi riesce…) nei confronti del leader renziano del Pd in terra jonica e cioè l’ on. Michele Pelillo “reo” di non averlo salvato dalla disoccupazione, cioè dal licenziamento dal suo editore di Blustar TV, licenziamento in realtà causato da una causa di lavoro intrapresa da una  sua collega di redazione (Alessandra Abbatemattei n.d.a.) rientrata in organico grazie alle “quote rosa” previste per Legge.  Abbate è passato agli onori della cronaca solo per aver fatto in tutta la sua breve carriera una domanda “scomoda” sull’inquinamento ambientale ad Emilio Riva al termine di un convegno, occasione in cui Girolamo Archinà l’ex- lobbista comunicatore tarantino dell’ ILVA si esibì in un “placcaggio” su Abbate a dir poco ridicolo, le cui immagini fecero subito  il giro del web.

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SMS di Luigi Abbate all’On. Michele Pelillo – luglio2014

 Abbate gridava al complotto politico nei suoi confronti, quando è stato  successivamente licenziato da BlustarTV, mentre in realtà così non era come ha chiarito il Tribunale del Lavoro di Taranto, , in quanto Abbate non solo ha perso la causa con il suo editore, ma ha persino dovuto pagare le spese processuali ! Ma arriviamo agli ultimi mesi . Il giornalista tarantino in realtà fa poco il giornalista e molto di più il venditore pubblicitario, violando la Carta dei Doveri del Giornalista (il nostro codice deontologico) per poter pagare lo spazio televisivo concessogli  da un canale digitale terrestre semi-sconosciuto. Abbiamo le prove, i testimoni che Luigi Abbate va in giro a Taranto fra negozi, ristoranti, bar, associazioni chiedendo contributi pubblicitari, facendo quello che tecnicamente si chiamano “marchettoni” pubbli-redazionali. Quando invece ha tempo libero si dedica al suo auto-proclama-sogno sui social network annunciando pubblicamente la sua candidatura a prossimo Sindaco di Taranto. E’ credibile un giornalista del genere ? E’ lecita la sua attività ? Sono queste le domande a cui dovrebbe rispondere l’ Ordine dei Giornalisti di Puglia che tutto fà fuorchè far rispettare la professione e la deontologia, invece di manifestare solidarietà inutile, di circostanza e radio-telecomandata dai sindacalisti tarantini.

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Per non parlare delle speculazioni politiche, come le dichiarazioni immediate dell’ On. Luigi Vitali (commissario regionale pugliese di Forza Italia) dopo solo un’ora dei fatti accaduti. Ebbene ho contattato personalmente l’On.  Vitali, il quale mi ha dichiarato “Ho fatto quella dichiarazione dopo aver ricevuto il filmato dello scontro verbale fra Pelillo ed Abbate. Devo riconoscere che approfondendo la questione, devo ricredermi e porgere le mie scuse all’ on. Pelillo“. Una verifica che la Gazzetta del Mezzogiorno si ben guardata di fare…anche perchè la redazione di Taranto, dove lavorano grazie ai contratti di solidarietà e rischia la chiusura, è molto “vicina” agli ambientalisti tarantini, ed “infarcita” di giornalisti impegnati guarda caso…nel sindacato giornalistico (della serie: “tengo famiglia...”. Ecco spiegato il perchè il quotidiano siculo-barese perde sempre più copie e lettori a Taranto! Quella  Gazzetta del Mezzogiorno che ben si guarda dall’informare i suoi lettori sui guai giudiziari di natura presunta mafiosa (leggi QUI del proprio editore siciliano Mario Ciancio di SanFilippo .

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nella foto l’attivista del M5S Gianluca Casamassima che cercava con la forza di entrare nella sede del PD

Quello che più è incredibile è che secondo la Gazzetta del Mezzogiorno non è normale e corretto il diritto dell’ On. Pelillo e del Pd, come scrive di “vietare di partecipare alla conferenza stampa, sia al cronista che ad alcuni attivisti del Meetup del Movimento 5 Stelle, è stato il deputato Michele Pelillo, che anche in un’altra iniziativa del Pd, svoltasi nelle scorse settimane, in quella occasione pubblica, si era rifiutato di rispondere alle domande poste con insistenza da Abbate“.

Schermata 2016-01-17 alle 10.17.55Ma la Gazzetta dimentica… di spiegare ai suoi poveri lettori che in realtà non si trattava una conferenza stampa in un luogo “istituzionale”, ma bensì in una sede di partito, e che ogni partito è libero di invitare chi vuole e di rilasciare dichiarazioni ed interviste a chi vuole. Ve l’immaginate cosa accadrebbe se stasera un gruppo di attivisti del Pd si recasse all’inaugurazione della nuova  sede del M5S a Taranto, magari con dei cartelli raffiguranti i volti dei deputati che i “grillini” hanno eletto alle scorse elezioni e cioè Furnari e Labriola con accanto il logo del programma televisivo “Chi l’ha visto ?”  O con dei bei cartelli che ricordano la squallida vicenda giudiziaria di Quarto, dove tutta la maggioranza del consiglio comunale, sindaco in testa, eletti dal M5S hanno rifiutato il diktat di dimissioni di Grillo e  Casaleggio ? In tal caso ne siamo certi il personale della Digos di Taranto farebbe seria fatica a riportare la calma….!

Ecco cari lettori cosa accade a Taranto, e come funziona la “macchina del fango” giornalistica tarantina. Quella stessa “macchina” che prepara dossier anonimi sui politici ed anche sul sottoscritto, che mi dà del pregiudicato in virtù di un’inefficace condanna coperta da indulto, quindi nulla ed inapplicabile, e per la quale peraltro i miei legali hanno chiesto la revisione processuale ! Una condanna la mia, cari lettori, che non ho mai nascosto, ben più lieve di quelle subita da molto illustri giornalisti come Bruno Vespa (leggi QUI) , Alessandro Sallusti (leggi QUI) , Marco Travaglio (leggi QUI) e persino quella di un “frustrato” giornalista della provincia tarantina, condannato per “brogli elettorali” in qualità di presidente di seggio per lo “scomparso” PCI in una sezione elettorale in provincia di Taranto, il quale non ha scontato la condanna soltanto grazie ad una provvidenziale amnistia. Ma  il “corvo” poverino, questo particolare non ama ricordarlo…

A Roma, a Milano, dove ho svolto la mia carriera per 30 anni, ve lo garantisco non si accede ad una conferenza stampa, se non si è invitati o accreditati. Ed i giornalisti seri, non pietiscono le raccomandazioni come Luigi Abbate giurando che “tra me e te non ci saranno più scontri“. Si, perchè questo comportamento secondo me altro non è che “auto-prostituzione” professionale. Un giornalista non deve scontrarsi, deve solo dare notizie vere, fondate, verificate ed attendibili ai propri lettori o telespettatori.

Un giornalista al contrario di Luigi Abbate, non se ne va in giro per la città a proporre interviste a pagamento, o magari proporre di filmare le puntate del suo programmino in bar, ristoranti ed associazioni, chiaramente “a pagamento”. E lo dico, attenzione,  con cognizione di causa avendo in mano una fattura che lo prova, e più di qualche testimonianza.  Questi sono comportamenti che violano la Carta dei Doveri del Giornalista, su cui però l’ Ordine dei Giornalisti di Puglia  tace ! Che strano….

Mi fanno molto pena quei giornalisti che sono arrivati in soccorso di Abbate solo per spirito di “casta” senza in realtà conoscere, approfondire i fatti, cercare di capire i retroscena dello scontro verbale, e lo fanno senza peraltro neanche essere stati presenti. Si mi limitano a delle immagini tagliate e montate con un unico scopo: fare la “vittima”, ruolo in cui Abbate è veramente portato e predisposto naturalmente. Chi mi conosce bene, sa altrettanto bene di quanto dure, documentate ed incalzanti siano le domande che faccio nelle conferenze stampa, nelle mie interviste, ma non ho mai preteso che qualcuno mi rispondesse. Maurizio Costanzo uno dei miei direttori con cui nel corso  degli anni delle mia professione, ho avuto il piacere di lavorare e l’onore di imparare non poche cose di questa professione che amo,  mi ha insegnato una regola: “Domandare è lecito, rispondere è cortesia“. E sopratutto non si fa carriera con un microfono in mano ed una telecamerina al seguito accusando ed offendendo le persone, solo perchè non ti hanno “raccomandato”, come nel caso di Abbate che ha un rapporto di astio ed odio nei confronti dell’ on. Michele Pelillo.

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Il compianto Giuseppe D’ Avanzo, inviato di punta del quotidiano La Repubblica, un esempio  di cronista di “razza”  per tutti, ha incalzato per anni Silvio Berlusconi facendogli le famose “10 domande” (vedi sopra nello specchietto)  pubblicate ogni giorno sul giornale romano. Ma la buonanima di Peppino D’ Avanzo non si è  mai presentato alle conferenze stampa di Forza Italia nella loro sede senza essere stato invitato o aver fatto richiesta di accredito stampa.

E le sue domande hanno avuto ben più effetto di qualsiasi risposta. Il silenzio “berlusconiano” di fronte a quelle 10 domande  avrebbe dovuto far riflettere l’on. Pierluigi Vitali che da Roccaraso mentre era ad una convention “forzista” pur di finire citato sui giornali ha subito fatto una dichiarazione contro Pelillo ed il Pd. L’ (ex) onorevole Vitali deve informarsi meglio e sopratutto farebbe bene a ricordare i calci negli stinchi sferrati dall’on. Ignazio La Russa ( quando costui era ministro della difesa in carica per Forza Italia n.d.a.) all’attuale conduttore di “Piazza Pulita”, Corrado Formigli che a quei tempi lavorava per il programma televisivo “Anno Zero” di Michele Santoro.

Ecco cari lettori, come si muove la “macchina del fango tarantina-pugliese, pronta a scattare contro chiunque non si pieghi di fronte ai voleri di una corporazione sindacale. Questo è il giornalismo di cui mi vergogno,  per me questo non è giornalismo. Non mi importa se adesso sarò criticato, se verrò odiato ancora di più da questi giornalisti tarantini, credetemi non mi interessa minimamente. Non comprometto una carriera “nazionale”, oltre 30 anni di tessera di giornalista professionista (lo sono diventato ad appena 23 anni) senza mai aver ricevuto una sola sanzione disciplinare dai tre ordini regionali a cui sono stato iscritto, cioè Bari ( quando era presieduto dal quel galantuomo di Oronzo Valentini ) , Roma e Milano (sotto la presidenza di Franco Abruzzo) per scendere al loro così basso livello.

Per mia fortuna, e senso di abnegazione al dovere professionale. ma sopratutto per la mia spina dorsale e dignità, non ho mai dovuto minacciare o questuare con nessuno per poter lavorare,  e sono quindi fiero di poter dire, che non ho mai preso o avuto una tessera del sindacato dei giornalisti. E mai la prenderò !

Un vero giornalista cari lettori non ha bisogno di essere difeso da qualche sindacalista. E sopratutto non ha bisogno di mandare sms ad un politico per mantenere il proprio posto di lavoro. Un editore serio, capace, lungimirante, non ha mai licenziato un giornalista bravo che con i suoi articoli fa vendere o fa audience in tv . Ed un giornalista capace, bravo, cari lettori,  non ha mai avuto bisogno di fare il sindacalista per fare carriera ! ;a sopratutto un giornalista “vero” e professionale non si comporta come Luigi Abbate.

Per una vostra più completa informazione eccovi di seguito le sentenze del Tribunale del Lavoro, che riguardano la millantata “vittima” Luigi Abbate, che vittima non è mai stata se non di se stesso ! :

Causa e sentenza  Abbatemattei – BlustarTV : Tribunale-Taranto_Ordinanza-05122013

Causa e sentenza  Decreto di rigetto Abbate– Blustar TV

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Grazie, Antonello de Gennaro

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