In questi giorni è apparsa su tutti i quotidiani italiani la notizia che il sindaco di Quarto, la “grillina” Rosa Capuozzo aveva già informato da novembre scorso il “direttorio” sulla faccenda Quarto, e badate bene non è un retroscena giornalistico! Lo ha detto la stessa Capuozzo ai magistrati nel corso di un interrogatorio durato ben 4 ore. Le verifiche svolte dal procuratore aggiunto Giuseppe Borrelli e dal sostituto Woodcock – titolari dell’inchiesta sulle infiltrazioni della camorra nell’amministrazione cittadina e sul “voto di scambio” che ha tra gli indagati Giovanni De Robbio del M5S, Mario Ferro del Partito Democratico e il boss Alfonso Cesarano – forniscono la ricostruzione di quanto accaduto negli ultimi tre mesi nel paese del napoletano. E smentiscono quella ufficiale fornita dai vertici del Movimento 5 Stelle.
Il verbale è ancora segreto ma secondo le indiscrezioni che filtrano dalla Procura nell’ultimo interrogatorio – durato oltre quattro ore e segnato anche da momenti di grave tensione – la Capuozzo ha parlato a lungo delle comunicazioni con Roma e degli incontri con Fico, che in un’occasione avrebbe anche deciso di partecipare alla riunione del consiglio comunale proprio per cercare di comporre la frattura interna visto che tra gli eletti alle ultime amministrative del maggio scorso c’erano scontri accesi sulle nomine, sulla scelta degli assessori, ma anche sulle deleghe legate agli affari del Comune. Ha chiarito anche che cosa accadde con Di Maio visto che nei colloqui con alcuni consiglieri – intercettati dai Carabinieri – spiegava di avergli chiesto di intervenire non escludendo la possibilità “che ci devono commissariare“. Ha “ricordato” gli altri contatti con Fico il presidente della commissione di vigilanza sulla Rai, il quale invece nega la circostanza.
Quindi è confermata la notizia che Fico, Di Battista e Di Maio fossero perfettamente a conoscenza di quanto stava accadendo a Quarto. Quindi nel loro patetico video e nelle ripetute pubblicazioni delle loro chat sui social network, sono state dette falsità , e non su un tema come il compenso o l’abuso edilizio mai dichiarato, ma bensì su un tema molto grave come le infiltrazioni e pressioni della camorra. Vedere deputati che mentono su una questione delicata come la camorra non può passare inosservato nel dimenticatoio della politica.
Il “sistema Pomezia”.
Innanzitutto permetteteci qualche appunto su Fabio Fucci il sindaco di Pomezia del Movimento 5 Stelle.
1) Ha nominato assessore sua moglie, facendola dimettere mesi dopo a “scandalo” esploso ;
2) Aveva inserito nel suo programma la proposta di differenziare il menù scolastico: uno meno costoso e uno più costoso che includeva di dolce. Scoppiò un casino;
3) Ha (o aveva, onestamente non si è ancora appurato) come dipendente comunale l’avvocato Giovanni Pascone, socio occulto di una società di vigilanza (la Clstv), finita sul lastrico, che deve ancora ai suoi dipendenti migliaia di euro e che ha testimoniato a favore di personaggi di cosche camorristiche e, malgrado lettere e proteste dei sindacati e dei cittadini al sindaco grillino, è ancora lì seduto comodamente dietro la sua scrivania;
4) Ha “sanato” anziché affermare l’irregolarità di alcuni appalti abusivi segnalati dalla Regione Lazio e dal Tribunale di Velletri.
Ma la cosa più grave sta prendendo piede in queste ore, e non crediamo finirà presto.Procediamo quindi con ordine. Il primo cittadino Fabio Fucci del Movimento 5 Stelle qualche mese fa aveva dichiarato: “Con me Buzzi non ci ha neanche provato“. Leggendo le notizie di queste ultime ore, viene spontaneo sorridere…e dirgli “E certo, ce li avevate già in casa !“. Infatti, il sindaco di Pomezia aveva affidato al CNS (Consorzio Nazionale Servizi) di Buzzi l’appalto per la gestione rifiuti proprio nei giorni di “Mafia Capitale”, proprio nei giorni in cui Di Battista sbraitava dagli scranni della Camera sostenendo “come facevate a non aver visto nulla ?“.
Nel giugno 2013 il sindaco Fucci mette piede al Municipio di Pomezia e poco dopo – dicembre 2013 – avvia un appalto per la gestione dei rifiuti. Ad aggiudicarselo è il Consorzio Nazionale Servizi e la sua affiliata “Formula Ambiente“. Quest’ultima è una società partecipata (prima al 49%, poi al 29%) dalla Coop 29 giugno, tristemente famosa per essere guidata da quel Salvatore Buzzi simbolo di Mafia Capitale. Ma non solo. Perché i fili del controllo del servizio dei rifiuti a Pomezia si intrecciano anche con Alessandra Garrone, compagna di Buzzi e amministratore delegato della Formula Ambiente. Senza dimenticare che Buzzi sedeva nel consiglio di sorveglianza del Consorzio Nazionale Servizi che si occupava, tramite la partecipata, dei rifiuti di Pomezia.
L’appalto, come detto, prende il via nel dicembre 2013 e poi ottiene numerose proroghe. A seguire il dossier è Salvatore Forlenza, dirigente di CNS e poi indagato per turbativa d’asta nel processo di Mafia Capitale. Nel 2013, Mafia Capitale era ancora un miraggio, eppure quando scoppia lo scandalo, il membro del direttorio del M5S, Alessandro Di Battista, accusò Ignazio Marino di aver dato appalti con le proroghe a Buzzi dicendo che “non poteva non sapere“. Su questo presentò anche una interrogazione parlamentare, invitando peraltro il governo a diffidare del CNS.
Il sindaco Fucci aveva già dimostrato un’altra volta di scrivere i bandi di gara con una certa disinvoltura, visto che Raffaele Cantone ne bloccò uno sulle aree verdi perché “limita la concorrenza” tra le imprese in gara. Ma c’è dell’altro. Da quando c’è Fabio Fucci come primo cittadino, sono aumentate le spese legali: nel 2015 Pomezia ha speso oltre un milione e mezzo di euro in spese legali. Parte di queste parcelle sono finite anche all’avvocato Giovanni Pascone – ex magistrato del Tar, dipendente del Comune – poi cancellato dall’albo degli avvocati perché socio occulto di una società di vigilanza e condannato a due anni per via di un contenzioso con il fisco di 20 milioni di euro. Infine, Fucci – scrive l’HuffingtonPost – avrebbe nominato a capo della Multiservizi Fucci, Luca Ciarlini, sotto indagine per frode.
Se valeva per Marino, varrà anche per il sindaco di Pomezia? Non sembra. Infatti, l’ultimo bando di gara emesso da Fucci è del 2 settembre 2014 e si chiude l’11 dicembre 2014: in pieno scandalo Mafia Capitale e mentre l’Operazione Mondo di Mezzo aveva già mandato in galera Buzzi e Carminati. Nonostante le manette, il bando del sindaco di Pomezia finisce ugualmente al CNS.
La cooperativa dove Buzzi aveva un ruolo determinate si è aggiudicata l’appalto “con un ribasso di gara dello 0,13, anomalo rispetto alla cifra di 50 milioni di appalto. Mentre le altre due ditte che si presentano non raggiungono il punteggio minimo sull’offerta tecnica, secondo la valutazione dalla commissione del Comune“. In sostanza, nonostante lo scandalo di Mafia Capitale il sindaco grillino si è tenuto e ha rinnovato, con una gara persino “sospetta”, la cooperativa di Buzzi al Comune di Pomezia.
Il sindaco “grillino” di Pomezia si è difeso sostenendo che è stato fatto tutto con la Prefettura, più o meno come sosteneva la sua “collega” Capuozzo agli inizi della sua catastrofe su Quarto. Ormai la strategia mediatica del Movimento Cinque Stelle è molto chiara e strumentale “non importa se tu sia indagato o meno, l’importante è che tu dia la colpa agli altri“. Ovviamente il tutto è finito sotto indagine, attendiamo gli sviluppi.
Ma quello che ci preme ora sottolineare è semplice, i grillini a Taranto si lamentano per essere stati cacciati via dalla sede provinciale del Pd, dove si erano presentati non invitati ad una conferenza stampa, ma dimenticano le minacce di Casaleggio ai giornalisti che si occupano di Quarto ed ora di Pomezia: “ve la faremo pagare“, per non parlate delle patetiche e deludenti risposte date ai cittadini da questo fantomatico direttorio, che ad osservarli sembrano sempre di più dei ragazzini alle prese con una cosa molto più grande di loro e che non sanno affrontare. E’ mai possibile che dei deputati, davanti a queste sciagurate gestioni non siano capaci di fare un po’ di sana autocritica? Possibile che non si prendano le responsabilità e si dica “abbiamo sbagliato“?
E paradossale che coloro che si proclamavano i paladini della trasparenza oggi mentono sfacciatamente, e ripetano quelle menzogne 10, 100, 1000 volte come un disco incantato. Permetteteci di rivolgerci al “direttorio” del Movimento Cinque Stelle: con una domanda: “ma voi un po’ di imbarazzo non lo provate ?”