I finanzieri del Comando Provinciale di Taranto hanno eseguito un decreto di confisca emesso in applicazione del “Codice Antimafia” (D.Lgs. 159/2011) di 13 fabbricati, 20 appezzamenti di terreno, 3 complessi aziendali, 61 automezzi e 3 motocicli, per un valore complessivo di 6 milioni di euro, sequestrati preventivamente nel mese di febbraio 2015. Requisito normativo è la sproporzione dei beni confiscabili nella disponibilità diretta od indiretta dei proposti rispetto al reddito dichiarato; in tale ambito i finanzieri del Nucleo di Polizia Tributaria hanno rilevato dal 1986 al 2013 i redditi dichiarati dal nucleo familiare confrontandoli con le spese e gli impieghi sostenuti rilevando annualmente una determinante sproporzione.
In particolare negli ultimi dieci anni, i redditi dichiarati dai proposti erano pari a zero o modesti per alcune annualità a fronte di corposi investimenti immobiliari.
Il provvedimento, emesso dalla dr.ssa Rita Romano , Presidente della Seconda Sezione Penale del Tribunale di Taranto – è l’epilogo di un’attività di polizia giudiziaria condotta, congiuntamente dal Nucleo di Polizia Tributaria del Comando Provinciale di Taranto guidato dal Tenente Colonnello e dalla Compagnia di Martina Franca nei confronti di due imprenditori martinesi, l’ ottantenne , e suo figlio il 38enne Giancarlo Calabretto , già tratti precedentemente in arresto dalle Fiamme Gialle nel mese di luglio 2014, allorquando furono accertate delle loro illecite attività di usura ed estorsione aggravata da minacce, con l’applicazione di tassi annui usurari fino al 470%.
I “curriculum” delinquenziali delle predette persone evidenziavano, per il padre condanne per reati di “usura”, “estorsione” ed “abusiva attività finanziaria”, oltre che numerosi precedenti di polizia consistenti in denunce per gravi reati così come il figlio che pur non vantando condanne ha annoverato un carico pendente di rilievo tra i quali vari episodi di estorsione ed usura. Tali elementi hanno evidenziato la sussistenza del presupposto soggettivo della “pericolosità sociale”, richiesto dalla legge per avanzare la proposta di misura di prevenzione.
Tra i beni confiscati sono rientrate le quote di capitale di due società immobiliari ed un’attività di commercio autoveicoli, tutte ubicate a Martina Franca, nonché due fabbricati siti in Emilia Romagna ed in Calabria.