Un cane anziano di nome Sergio era stato abbandonato a morire di fame e di stenti perché “vecchio e malato” dal suo padrone: un sacerdote di Molfetta, in provincia di Bari. I volontari della Lega Nazionale per la Difesa dei Cani, per fortuna, l’hanno salvato e preso con loro, ed adesso questo povero cane ha ripreso le forze e la voglia di vivere.
Purtroppo le storie di gesti assurdi di crudeltà infinita nei confronti negli animali sono tante, forse troppe per una società che si autoritiene civile. Ma la vicenda del povero cane Sergio colpisce più delle altre in virtù del ruolo sociale del suo responsabile: un sacerdote. Una persona che teoricamente dovrebbe pensare al bene, alla misericordia, all’amore e cercare di essere sempre pronta ad aiutare le creature di Dio, come lo sono anche quelle a quattro zampe. Con una malvagità ed un cinismo senza precedenti su tutto il territorio nazionale, questo prete di Molfetta, aveva condannato il proprio cane ad una morte atroce. Il povero cane Sergio è un anziano meticcio tipo maremmano di circa 14 anni, sordo, artritico e debilitato da una vita di solitudine, privazione, patimenti come viene raccontato dai volontari di LNDC che fa veramente male al cuore, si è salvato solo grazie all’intervento dei volontari della sezione della Lega nazionale per la difesa del cane di Molfetta dall’ atroce destino programmato per lui dal prete.
“Quello che avrebbe dovuto essere il suo compagno umano lo ha volutamente abbandonato a se stesso, solo, in attesa che spirasse per consunzione, privo di acqua e di cibo, chiuso in un lurido recinto, senza nemmeno più la forza di sollevarsi per raggiungere uno sgangherato riparo per proteggersi dal freddo e dalla neve” racconta Mariangela La Volpe, presidente di LNDC Molfetta.“Quando gli abbiamo chiesto di portare via con noi Sergio non ha mostrato alcuna pietà. Ha solamente chiesto perché lo volessimo poiché era vecchio, malato e, quindi, secondo lui, bisognava lasciarlo morire di stenti” continua la presidente. Questo era il “programma” che lui si era prefisso di attuare lasciando il cane senza cibo né acqua, aspettando che la morte se lo portasse via senza dare a lui alcun tipo di disturbo.
Ora il cane è in un rifugio della Lega Nazionale per la Difesa dei Cani, dove grazie all’amore dei volontari, Sergio ha ricominciato a vivere gli anni che gli rimangono con dignità e circondato dall’affetto che i volontari non gli lesinano. “Da noi Sergio ha finalmente il rispetto e le cure che si devono a tutti gli esseri viventi, riceve le carezze che gli riscaldano il cuore molto più delle coperte fra le quali dorme. Ha ripreso a camminare, ha cominciato a perdere l’aspetto scheletrito. Ogni giorno il suo dolce sguardo riconoscente e i bacetti che dispensa a tutti ci ricordano – conclude La Volpe – quanto poco costa donare un po’ di amore. Un sentimento che il suo ex padrone, nonostante la veste che indossa evidentemente non ha mai conosciuto”.
Un’altra storia orribile di una Chiesa che farebbe bene a fare pulizia al suo interno.