di Antonello de Gennaro
Sono a dir poco imbarazzato a dover scrivere sul destino di alcuni (pochi) colleghi che stimo a Taranto , come gli amici Baldacconi, Caputo, De Giorgi, Sebastio , ma chi fa questo mestiere deve pur farlo, e le notizie vanno date. Questa mattina si è tenuta una riunione in Prefettura a Taranto convocata dal Prefetto dr. Guidato, sulle preoccupanti situazioni economiche dell’emittente televisiva pugliese Studio 100 di proprietà dei fratelli Gaspare e Giancarlo Cardamone da oltre 20 anni in perenne crisi di liquidità finanziaria, che questa volta secondo voci ben informate, sarebbe prossima alla chiusura. Il prossimo 4 maggio Studio100 (che nacque come radio nel 1976 ) compierà i suoi 40 anni .
Lo abbiamo già detto e scritto altre volte. Quando una voce dell’informazione chiude, è una sconfitta per tutti, compresi noi giornalisti. Ma non possiamo e non dobbiamo dimenticare, che le regole dell’economia e della sana impresa dicono che quando un’azienda non va bene, e non si è stati capaci di ristrutturarla e risanarla, è logico e conseguenziale che chiuda. Sopratutto quando quest’azienda è beneficiaria di contributi pubblici sull’emittenza televisiva.
Infatti da una verifica effettuata sul sito del Corecom Puglia, ente regionale che eroga i contributi all’emittenza locale, abbiamo scoperto che Studio 100 percepisce mediamente contributi pubblici annuali a fronte delle dichiarazioni del proprio fatturato annuale che contribuisce a determinare punteggio ed ammontare del contributo, per importi superiori ai 2milioni di euro (1.482.808,75 nel 2014, 2.194.514,32 nel 2013, 2.794.903,08 nel 2012). Numeri questi implacabili che confermano come il fatturato di Studio 100 negli ultimi 3 anni, si sia progressivamente dimezzato.
Siamo però anche a conoscenza che dei creditori si siano rivolti recentemente al Ministero dello Sviluppo Economico per incassare dei pignoramenti presso terzi autorizzati dal Tribunale di Taranto, si siano sentiti rispondere “ci spiace ma il contributo è già tutto pignorato dallo Stato“, così come siamo anche a conoscenza che i nostri colleghi avanzano stipendi da mesi, così come non viene pagato il personale tecnico e persino collaboratori esterni che conducono programmi televisivi sponsorizzati. E questo dice praticamente tutto sull’attuale situazione economico-finanziaria dell’emittente.
Ora non si capisce a che titolo il Prefetto abbia convocato alla riunione odierna con l’editore di Studio 100, oltre ai soliti sindacalisti di settore (che come sempre non risolvono nulla !) anche il Presidente della Provincia di Taranto, il presidente della Camera di Commercio di Taranto, l’ Autorità Portuale, la Confindustria Taranto. Ci mancava solo il solito Vescovo onnipresente con la sua inconsistente solidarietà. Cosa c’entrino e cosa possano fare queste Autorità ed Enti pubblici nessuno però riesce a capirlo. Peraltro i tentativi di alcuni politici di ottenere il salvataggio dell’emittente tarantina, grazie ad un “cavaliere bianco“, in quanto per salvare Studio 100 occorre una liquidità che solo due imprenditori in provincia jonica, non sono valsi a nulla. Entrambi i gruppi imprenditoriali contattati, ci risulta abbiano gentilmente manifestato il proprio totale disinteresse e quindi la non-disponibilità ad aprire il proprio portafoglio per sanare l’incapacità manageriale degli attuali proprietari.
Un buon imprenditore in tutti questi anni, invece di lamentarsi perchè non riceveva pubblicità per la processione dei Misteri, avrebbe dovuto affidarsi ad una società di ristrutturazione aziendale, invece di cullarsi nella generosità (alcuni dicono un pò eccessiva e rischiosa) della BCC di San Marzano, onnipresente esageratamente sul video ( ed annesso sito web) dell’emittente televisiva, e facendo lavorare senza pagare i propri dipendenti. Come potrebbero partecipare degli Enti pubblici al salvataggio dell’emittente televisiva, allorquando per Legge questa emittenza televisiva riceve già un sostanzioso contributo pubblico per l’emittenza locale ? E sopratutto, come mai il Prefetto Guidato non ha convocato gli stessi tavoli allorquando chiusero il Corriere del Giorno di Puglia e Lucania (che non alcun collegamento con la storica testata tarantina fondata nel 1947) , Taranto Oggi, il magazine WeMag e l’emittente televisiva BlustarTV ?
Come potrebbero essere “indipendenti” quei giornalisti in un caso di salvataggio, con ulteriore eventuale denaro pubblico, nel fare il proprio lavoro ed occuparsi di questi Enti pubblici e dei loro vertici ? Ai giornalisti di Studio 100, ai miei colleghi, mi permetto di dare un consiglio: state sereni. A volte si chiude una vecchia porta e si apre un portone nuovo. E questo giornale ne è la conferma e dimostrazione.
Leggere oggi nel documento della Prefettura, che Gaspare Cardamone l’editore di Studio100, abbia chiesto alla Prefettura di allargare il tavolo “anche ai soggetti pubblici ed economici che possano rendersi disponibili ad interventi tesi alla soluzione della crisi in cui versa il gruppo editoriale” è una vergogna. Se un imprenditore non è capace di fare il proprio lavoro, che lasci perdere. Non si può chiedere ad Enti pubblici ed economici di aprire ulteriormente il portafoglio (anche perchè lo vieta la Legge) .
La società editrice Studio 100 ci risulta essere socia di Confindustria Taranto, che chieda quindi all’ Associazione degli Industriali (Confindustria) di Taranto di trovare un altro editore o finanziatore. Ma lasciate perdere i soldi pubblici, che hanno altre priorità più importante, piuttosto che far giocare alcuni piccoli imprenditori locali a fare i “Berlusconi dei due ponti“.
Questa la nota pervenutaci da alcuni dipendenti della redazione di Brindisi di Studio 100, che per dovere di cronaca di seguito pubblichiamo integralmente:
“Noi senza stipendio da ottobre 2015”
“Il 24 dicembre 2015 il direttore responsabile di Studio 100 TV, Walter Baldacconi, comunica agli organi di informazione che il problema dei mancati pagamenti, «provocato soltanto dall’improvviso differimento a gennaio dell’erogazione del contributo statale», è stato risolto. A nome dell’azienda, Baldacconi si scusa «per le inevitabili ripercussioni in un periodo, quello natalizio, normalmente rilassante e sereno. Tutti gli altri impegni concordati in Prefettura con le organizzazioni sindacali avranno il loro naturale percorso».
Purtroppo, tali impegni non sono stati mantenuti neanche in minima parte. Quei 1000 euro bonificati ai dipendenti alla vigilia di Natale e disponibili il 28 dicembre erano a parziale copertura degli stipendi di agosto e settembre 2015: questo non lo ha scritto e detto nessuno. Da allora – nei primi giorni del mese di febbraio – tutti i dipendenti hanno ricevuto 500 euro come saldo dello stipendio di ottobre 2015.
Da quel momento più nulla, per alcuni almeno. Sembra che la banca, a causa delle scarse disponibilità del conto aziendale, faccia partire alcuni bonifici e altri no, l’azienda spiega in questo modo il perché alcuni ricevano l’acconto stipendio prima di altri. Resta il fatto che da gennaio ad oggi (7 marzo 2016) molti dipendenti hanno ricevuto solo 500 euro. Rimangono quindi congelati gli emolumenti di novembre, dicembre, della tredicesima, di gennaio e tra qualche giorno di febbraio 2016. Stipendi considerevolmente ridotti per il contratto di solidarietà in vigore dal mese di luglio 2015 al 31 dicembre 2015 e rinnovato ora fino al 30 giugno 2016.
I sindacati avevano ribadito la loro “totale indisponibilità a rinnovare gli ammortizzatori sociali in scadenza il 31 dicembre, stante la palese, documentata e reiterata inaffidabilità del nostro interlocutore”.
E dunque, dopo la proprietà anche i sindacati non mantengono la parola: hanno rinnovato l’estensione degli ammortizzatori sociali senza dare alcuna comunicazione ai dipendenti, rimasti all’oscuro di tali accordi. Ricordiamo che alcuni giornalisti e tecnici della redazione di Brindisi vantano crediti salariali medi di 15mila euro (tra i 10 e i 30 mila) maturati dal 2011 al 2014. E, come se non bastasse, il rimborso del contributo di solidarietà, erogato dal Ministero dello Sviluppo Economico, è tuttora bloccato a causa di una denuncia presentata all’ispettorato del lavoro.
Mercoledì prossimo (cioè oggi 9 marzo 2016) ci sarà l’ennesimo confronto tra le parti sindacali e l’azienda per capire come procedere. Alla luce dei fatti, senza stipendio da ormai 5 mesi, senza il rimborso del contratto di solidarietà, senza il contributo statale per l’emittenza locale (bloccato da un ricorso), senza un piano aziendale e senza che la proprietà comunichi alcun che ai dipendenti, il futuro di Studio100 sembra insostenibile. Ad oggi due collaboratori della redazione di Brindisi hanno dato le dimissioni per giusta causa, a fronte di una situazione debitoria ormai insopportabile. E’ questo il futuro che si prospetta per i restanti 7 dipendenti e per le loro famiglie?“