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22 Novembre 2024 10:32

Renzi, le lobby e lo snodo intercettazioni

Caro Direttore, 

Renzi ormai l’ha capito bene: chi di intercettazioni ferisce, di intercettazioni perisce. Anche perché l’unica vera lobby in servizio è quella che pubblica le conversazioni più pruriginose che, seppur rilevanti per le ipotesi investigative, non dovrebbero certamente trovare spazio nei giornali di turno almeno fino all’udienza preliminare. Ma se sulle intercettazioni il Premier, come tutti i suoi predecessori, è paralizzato, potrebbe fare qualcosa almeno sulla regolamentazione delle lobby, in considerazione del fatto che fra qualche settimana Bruxelles ci invierà una commissione pronta a sanzionarci.

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Lobby” da noi è una parolaccia, ma solo in Italia, in realtà descrive una professione: quella di chi rappresenta alle Istituzioni interessi che il più delle volte coincidono con la crescita della società. Perfino Giovanni Paolo II, in un’udienza che avevo organizzato a giugno 1986 per Frank Fahrenkopf, l’uomo che portò Reagan alla Casa Bianca, benedì il ruolo dei lobbisti.

Nel nostro paese sul tema c’è solo un terribile Far West e dal 1976 sono stati presentati quasi 50 disegni di legge. Non c’è volontà politica, addirittura i ministri di Enrico Letta rifiutarono di approvare una norma che li costringeva a tenere una rigida agenda dei loro incontri. Anche Renzi nel 2014 promise un Ddl che nessuno ha ancora visto. Nel frattempo, c’è chi voleva inserire con un emendamento, le norme sulle lobby nella Legge sulla concorrenza. Il Governo ha fatto un salto in aria e per bloccarlo l’onnipresente Maria Elena Boschi avrebbe affermato che mancava la copertura finanziaria.

Tutto da ridere: lo Stato non trova quattro spiccioli per rendere trasparente le sue decisioni e chi le influenza? Forse oggi è la volta buona per mettere ordine. Lo chiede da dieci anni un’associazione di lobbisti che si chiama Il Chiostro, la parola lobby viene dal latino e significa Chiostro, non «casino». Ma aspettiamoci le prossime intercettazioni a luci rosse per riparlarne indignati. Con un Renzi sempre più nel frullatore e con buona pace delle norme sulla privacy.

Luigi Bisignani

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