di Valentina Taranto
VERONA. Il presidente Sergio Mattarella accompagnato dal ministro Maurizio Martina hanno inaugurato, a VeronaFiere, la rassegna Vinitaly, la manifestazione con il meglio della produzione vitivinicola italiana. Per l’ edizione numero 50, tra gli stand arriverà domani anche il presidente del consiglio, Matteo Renzi che accoglierà Jack Ma, il proprietario di Alibaba group, il più grande sito cinese di e-commerce, fra i più visitati al mondo. Quest’anno gli espositori saranno 4.100 espositori, con 55mila operatori da 141 nazioni e circa mille buyers provenienti da 30 Paesi. Numeri e presente che confermano l’importanza della manifestazione, cresciuta negli ultimi 50 anni di pari passo con la produzione e al qualità del vino italiano .
50 anni di storia di Vinitaly e dell’industria italiana del vino sono stati ripercorsi dalla Coldiretti, partendo dal primo vino italiano doc riconosciuto nel 1966 fino alla storica mappatura del genoma della vite annunciata nel 2007. A cambiare la realtà vinicola italiana però sono stati anche la nascita dell’associazione italiana sommelier e l’arrivo del qr code in etichetta per garantire la tracciabilità dal tralcio al bicchiere attraverso lo smartphone.
“Abbiamo un comparto che vale oltre 14 miliardi di euro, nel 2015 abbiamo raggiunto i 5,4 miliardi di euro di export – ha detto il ministro Martina – e siamo tornati ad essere i primi al mondo per quantità di produzione. Ora dobbiamo vincere la sfida anche sul fronte del valore della produzione e delle esportazioni. Possiamo farcela. Basti pensare che negli ultimi 10 anni abbiamo dimezzato il divario dalla Francia e che oggi negli Stati Uniti vendiamo più di tutti. Il governo c’è . Siamo al fianco delle nostre imprese – ha concluso Martina –per rafforzare la loro presenza sui mercati con misure concrete e un piano di internazionalizzazione“.
“La domanda di Italia si fa più forte nel mondo – ha detto il presidente della Repubblica, Mattarella -. Per questo non abbiamo paura della competizione con nuovi produttori e con Paesi emergenti. E’ lecito, però, porci un obiettivo più ambizioso di quello di mantenere o di condividere un primato numerico. Nell’interesse generale, l’obiettivo deve essere quello di innalzare, insieme alla qualità dei nostri standard, quelli dell’intero mercato”.
Dopo l’analisi dell’Ufficio studi di Mediobanca, che ha confermato la buona salute del vino italiano, anche la Coldiretti snocciola dati di crescita per gli acini tricolori, in questi giorni di Vinitaly che celebrano il cinquantesimo anniversario della manifestazione veronese. Secondo l’analisi dell’associazione degli agricoltori, infatti, il fatturato del vino e degli spumanti in Italia cresce del 3% e raggiunge nel 2015 il valore record di 9,7 miliardi per effetto soprattutto delle esportazioni che hanno raggiunto il massimo di sempre a 5,4 miliardi (+5 per cento).
Il buono stato di salute del vino italiano incrementa l’occupazione in agricoltura che fa registrare in controtendenza un andamento positivo nel 2015. Secondo la Coldiretti, si stima, che il vino durante l’anno abbia offerto opportunità di lavoro ad un milione e trecentomila persone (+4%) tra quanti sono impegnati direttamente in vigne, cantine e nella distribuzione commerciale, ma anche in attività connesse, di servizio e nell’indotto che si sono estese negli ambiti più diversi: dall’industria vetraria a quella dei tappi, dai trasporti alle assicurazioni, da quella degli accessori, come cavatappi e sciabole, dai vivai agli imballaggi, dalla ricerca e formazione alla divulgazione, dall’enoturismo alla cosmetica e al mercato del benessere, dall’editoria alla pubblicità, dai programmi software fino alle bioenergie ottenute dai residui di potatura e dai sottoprodotti della vinificazione .
In questi 50 anni la quantità di vino Made in Italy venduto all’estero è aumentata di quasi otto volte (+687%) con il risultato che oggi nel mondo una bottiglia esportata su 5 è fatta in Italia; e ciò nonostante la produzione di vino in Italia – sottolinea la Coldiretti – sia scesa dal 1966 ad oggi del 30 per cento, passando da 68,2 milioni di ettolitri ai 47,4 milioni di ettolitri registrati nel 2015. Un percorso inverso ha caratterizzato, invece, i consumi di vino degli italiani – sostiene la Coldiretti – che nel giro di 50 anni si sono ridotti a un terzo. Dai 111 litri che ogni italiano beveva in media nel ’66 si è scesi agli attuali 37 litri che rappresentano il minimo storico di sempre.