L’ editore del Corriere del Giorno
Capita spesso – la maggior parte dei lettori frequenti intelligenti si è abituata e ha compreso da sé il senso – ma ancora capita che ogni tanto qualcuno abituato a malignare, sui social network si lamenta e critica il fatto che i commenti e gli articoli del Corriere del Giorno la grandissima parte di questi articoli non sono firmati. Approfittiamo di una spiegazione alla stessa domanda data dal sito dell’Economist – in una serie interessante in occasione dei 170 anni del giornale – per rispondere e aggiungere qualcosa.
Le eccezioni, continua l’Economist, riguardano alcuni report speciali composti interamente da un singolo autore, o – sul sito – gli articoli di diversi autori sui blog multiautore, per evitare confusioni (per il Corriere del Giorno le eccezioni sono: le opinioni indipendenti e personali dei suoi commentatori; gli articoli tratti dalla rete e ri-pubblicati come” opinioni”, e quelli che meritano maggior riconoscimento, quando l’autore lo desidera). Molti , compresi aspiranti giornalisti e pennivendoli pugliesi, si chiederanno: ma cos’è l’ Economist ?
The Economist è un settimanale con articoli di informazione da tutto il mondo edito a Londra da The Economist Newspaper Limited. La prima pubblicazione risale al 1843, e fu fondato allo scopo di sostenere la causa del liberismo. Un elemento che distingue gli articoli di The Economist è che, pur esprimendo un’opinione ben definita, non portano mai la firma di uno specifico autore, e non figura stampato nemmeno il nome del direttore
Una tradizione in vigore da molti anni vuole che l’unico articolo firmato da un redattore sia quello scritto in occasione della rinuncia alla propria posizione. L’autore di un servizio è nominato solo in alcune circostanze: quando personaggi famosi sono invitati a contribuire con articoli d’opinione; in occasione della pubblicazioni di inchieste; e per evidenziare un potenziale conflitto di interessi nella critica letteraria. I nomi dei redattori e dei corrispondenti dell’Economist si possono comunque trovare sulle pagine del sito web dedicate allo staff.
In Italia sono cambiati profondamente, i criteri e i metodi del giornalismo, da quando un suo maestro, Mario Borsa, già attivo ai tempi di Bava Beccaris, poi direttore del Corriere della Sera nel 1945, raccomandava ai giovani che intraprendevano la carriera giornalistica, in un libretto scritto nel primo Novecento, di enunciare subito il fatto, perché è il fatto, insisteva, che al pubblico interessa: il pubblico vuole sapere quel che è successo, e vuole saperlo fin dalle prime righe, mentre voi (e qui Borsa se la prendeva coi giornalisti suoi contemporanei: si vede che un po’ di personalizzazione c’ era anche allora) “il fatto lo nascondete fra tanti ghirigori, divagazioni, commenti. La letteratura – proclamava Borsa – è la peste del giornalismo”.
Da allora sono cambiate tante cose. E anche il giornalismo è cambiato. Resta da chiedersi quale sia il giornalismo più adatto ai nostri tempi. Radio, televisione, internet, satelliti fanno una concorrenza spietata. Le tirature soffrono una lenta usura anche in quelle regioni in cui si leggeva moltissimo. I quotidiani cambiano formato, cambiano grafica, all’ inseguimento dei lettori sempre più distratti, sempre più frettolosi. Qual è la formula giusta?
Piero Ottone, un ex-direttore del Corriere della Sera, sosteneva dieci anni fa, cioè nel 2006, che è “meglio rinunciare a chi ha fretta“, Concentrarsi sugli aficionados? Gli aficionados sono abbastanza numerosi perché il gioco valga la candela? Ottone scriveva che “nessuno lo sa, per ora. Ma sarebbe giusto discuterne insieme, fra tutti gli addetti ai lavori, nella speranza che l’ editoria, oggi in pericolo, trovi la via giusta; invece di attaccarsi, e logorarsi, in guerre intestine, come purtroppo sta succedendo“. Sopratutto fra i giornalisti, in particolare quelli che hanno bisogno di farsi “proteggere” (inutilmente) dal sindacato per non perdere il proprio posto di lavoro !
Il nostro stile giornalistico è riconoscibile dall’ unica caratteristica in comune a tutti coloro che scrivono sul Corriere del Giorno: l’ indipendenza con la quale scrivono i loro articoli, commenti, inchieste. Alcuni nostri autorevoli colleghi della stampa nazionale, scherzosamente asseriscono che, finché ai giornalisti viene data la possibilità di esprimersi in questo modo ed in liberà, le loro opinioni in fatto di politica, od altro, non contano. Ed hanno ragione.
Quelle dell’Economist sono le stesse motivazioni che il Corriere del Giorno condivide, e a cui ne abbiamo unite altre tre, in nessun ordine di importanza: lo stile e la scrittura graffiante, critica, investigativa del Corriere mette in primo piano l’ informazione, i fatti, i documenti, i dati, sulle considerazioni, sulle creatività stilistiche e letterarie, sulle valutazioni personali e gli estetismi e vanità di scrittura . La conseguenza è che non c’è alcuna necessità di identificazione di un autore.
Perchè abbiamo messo tutte queste copertine di Berlusconi ? Semplice. Perchè nel 2009 The Economist ha vinto una causa contro il presidente del Consiglio Silvio Berlusconi dopo che questi aveva diffamato il settimanale britannico per una famosa copertina che, prima delle elezioni del 2001, titolava “Why Silvio Berlusconi is unfit to lead Italy” (traduzione: Perché Silvio Berlusconi non è in grado di guidare l’Italia).
“Nel luglio 2001 – si leggeva in una nota diffusa dall’Economist – Silvio Berlusconi, attualmente Primo Ministro dell’Italia, ha avviato una causa legale accusando l’Economist di averlo diffamato in un articolo dal titolo “An Italian Story“, apparso nel nostro numero del 26 aprile 2001. La copertina della rivista portava il titolo: “Why Silvio Berlusconi is unfit to lead Italy“.
“Siamo lieti di annunciare” – si leggeva nella nota – “che una Corte milanese ha emesso un giudizio che rigetta tutte le accuse di Mr. Berlusconi, obbligando lui ad assumersi tutti i costi legali sostenuti dall’Economist. Il giudizio in forma integrale è disponibile sul nostro sito Internet, http://www.economist.com. The Economist – conclude la nota – non rilascerà altri commenti al riguardo”.
Il secondo motivo , rivendicandone l’efficacia il Corriere del Giorno fa un grande utilizzo della rete internet, dei social network, delle banche dati, dell’ accesso agli atti amministrativi – come fonte delle notizie e della loro affidabilità – che pochi (o meglio quasi nessuno in Puglia e nel mezzogiorno d’Italia è abituato ad utilizzare). Preferiamo fare un lavoro di lettura, selezione, valutazione e aggregazione di contenuti giornalistici esistenti online e prodotti da altri giornali e giornalisti, che vengono sempre indicati in questo senso. Fotocopiare le agenzie di stampa o i comunicati stampa è un lavoro che preferiamo lasciare ad altri. Gli autori degli articoli del Corriere del Giorno hanno scelto di basare e realizzare il loro lavoro senza padroni e padrini. Senza fare il “doppio gioco”. Rispettando innanzitutto la verità ed i lettori .
Terzo motivo, “la convinzione che quello che viene scritto sia più importante di chi lo scrive” è rafforzata e resa più autorevole ed importante nel contesto e nel tempo dell’informazione online, che trova i lettori più inclini a essere distratti, nella lettura e nel giudizio, dall’identità degli autori (nel bene e nel male): sempre ricordando che le persone che rispondono delle attività giornalistiche del Corriere del Giorno e condividono le sue cose sono note e identificabili: il direttore e l’editore.
Le accuse personali ed i pregiudizi fuorvianti (favorevoli o sfavorevoli che siano) ci lasciano indifferenti. Abbiamo la certezza che, grazie anche agli incredibili risultati in numeri e statistiche di lettura, che anche ai voi nostri lettori interessano i fatti più di chi li scrive, è questo per noi è un grande privilegio. Che non verrà mai meno.