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22 Novembre 2024 19:59

L’ipocrisia della famiglia Alfarano e di un sacerdote. Chissa cosa ne pensa il vescovo Santoro…?

In tutto questo "stride" il silenzio di qualcuno che parla sempre, che è molto attento su quanto accade in città, e cioè il vescovo di Taranto, mons. Filippo Santoro. In compenso parlano i commenti della città di Taranto che sui socialnetwork ha espresso il suo sdegno
Luigi Alfarano
nella foto Luigi Alfarano

Ai funerali di Luigi Alfarano l’omicida folle che ha ucciso sua moglie e l’incolpevole figlio Andrea, di soli 4 anni, si è assistito alla follia ipocrita di una famiglia, ma anche quella del parroco, padre Tonino Nisi che ha celebrato la messa funebre sostenendo che “Luigi , per il lavoro che faceva, aveva tutte le carte in regola per poter entrare in Paradiso”.

Ma questo don Tonino l’ha dimenticato…..dicendo che “Luigi e’ in Paradiso, statene certi! Era un uomo buono. Lo raccontano anche i ragazzi di 20anni che lo conoscevano”. “ Chissà se lo pensa anche quelle giovane collega di lavoro, una volontaria dell’ ANT di appena diciannovenne, che subì una tentata violenza sessuale ad opera di Luigi Alfarano che per tale comportamento venne condannato ad 1 anno e 8 mesi di reclusione (con pena sospesa).

E cosa dire di Maria Letizia Zavatta, presidente dell’ Ant a Taranto , mamma dell’ omicida  Luigi Alfarano, che ha voluto ricordare quanto piacesse al piccolo Andrea andare a giocare nella villetta di Palagiano. Certo signora, il piccolo Andrea amava giocare, non andare a morie innocentemente a soli 4 anni in quella villa.

Schermata 2016-06-11 alle 17.33.37La Zavatta annuncia “una grande idea”…. “donare la tanto amata” villa ai bambini malati di tumore dell’Ant, “ (cioè a se stessa) certa che “Luigi sarà felice di vedere giocare i bambini amati dai propri cari”. Il sacerdote padre Tonino Nisi rivolgendosi direttamente alla mamma ha detto: “Maria Letizia, quella sera eri con me e pregavamo insieme. Quella sera il Signore stesso ha realizzato questa pagina”. Quella sera in cui Luigi Alfarano ha ucciso prima sua moglie e poi suo figlio, mettendo fine anche alla sua vita suicidandosi.

Chissà se padre Tonino Nisi e Maria Letizia Zavatta, erano insieme anche quando l ‘ANT (Associazione Nazionale Tumori) non solo non rimosse il suo coordinatore (Luigi Alfarano) dall’incarico ma si rese in qualche modo complice in sede processuale dell’aggressione sessuale ai danni della povera volontaria diciannovenne  suo gesto, preoccupandosi…persino di depositare al Tribunale Penale di Taranto una dichiarazione dei vertici nazionali dell’associazione che ha sede centrale Bologna che elogiava le doti umane e professionali dell’omicida-suicida per cercare di “salvarlo” dal processo a suo carico. Ma forse a padre Tonino stava più a cuore l’offerta della famiglia Alfarano-Zavatta per celebrare la messa funebre di loro figlio. Un omicida.

In tutto questo “stride” il silenzio di qualcuno che parla sempre, che è molto attento su quanto accade in città, e cioè il vescovo di Taranto, mons. Filippo Santoro.

In compenso parlano i commenti della città di Taranto che sui socialnetwork ha espresso il suo sdegno:

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Come non essere  d’accordo con Michele Pennetti che sul Corriere del  Mezzogiorno (le pagine pugliesi del Corriere della Sera ) ha scritto:

Anche la follia merita i suoi applausi, scriveva Alda Merini. Ma, in questa circostanza, la realtà è stata persino superiore all’immaginazione della regina della poesia. Come una scarica, improvvisa e feroce, di pugni nello stomaco. Come un cortocircuito che confonde il bene con il male, senza trovare mai un punto di distinzione. Non è possibile sapere cosa sia passato nella testa delle centinaia di persone che per due volte, nella centralissima chiesa di San Pasquale a Taranto, all’inizio e alla fine della messa celebrata da padre Antonio, hanno battuto le mani al feretro di Luigi Alfarano, il medico che ha ucciso la giovane moglie e il figlio di 4 anni prima di suicidarsi. E’ possibile solo sperimentare l’effetto che ha scatenato. Sorpresa, a essere indulgenti.

Sgomento, indignazione, smarrimento. Chiedersi perché e pescare, tra quella stessa gente, una risposta: Luigi era una brava persona, impegnata nel volontariato, aiutava i malati di cancro, aveva un cuore grande così. Una verità. Un dogma, per chi l’aveva conosciuto apprezzandone le qualità umane e professionali. Detto questo, restano spiegazioni insufficienti a giustificare quel doppio applauso. A farsene una ragione. Un automatismo dei nostri tempi, probabilmente. Come quando, negli stadi di calcio, si rumoreggia durante il minuto di silenzio in memoria di qualcuno. Il silenzio, appunto. Ecco cosa sarebbe stato opportuno osservare, ripensando ai pezzetti migliori della vita di Luigi ma anche ai corpi straziati di Federica e del piccolo Andrea. Anche la follia merita i suoi applausi. Nel caso specifico, però, crediamo di no.

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