Dall’alba di questa mattina la Squadra Mobile di Taranto della Questura di Taranto diretta dott. Giuseppe Pititto, sta conducendo una vasta operazione antimafia a Taranto denominata “Alias” , coordinata dalla Direzione Distrettuale Antimafia di Lecce che ha disposto l’arresto di 52 persone coinvolte a vario di titolo dei reati di associazione a delinquere di stampo mafioso, associazione a delinquere finalizzata al traffico di stupefacenti, omicidio, estorsione, rapina e detenzione di armi. L’operazione, coinvolge dei presunti appartenenti a organizzazioni collegate ai clan D’Oronzo – De Vitis che vengono accusate di associazione mafiosa, traffico di droga, omicidio, estorsione, rapina e detenzione di armi.
Tutto ha avuto inizio verso la fine dell’anno 2012 a seguito della scarcerazione, dopo oltre venti anni, dei due noti esponenti della malavita tarantina Orlando D’Oronzo e Nicola De Vitis, entrambi già condannati nel noto processo “Ellesponto” per il reato di cui all’art. 416 bis c.p. Per gli inquirenti e le forze dell’ ordine appariva forte difatti il rischio che gli stessi volessero ricostituire lo storico “clan” D’ORONZO-DE VITIS-RICCIARDI che, negli anni ’90, imperversò a Taranto, in piena alleanza con il boss Antonio Modeo detto “il Messicano”, in contrapposizione con i tre fratelli Gianfranco, Riccardo e Claudio Modeo, dal cui scontro scaturì una guerra di malavita con oltre un centinaio di morti.
Orlando D’Oronzo e Nicola De Vitis, detti “fratello grande” e “fratello piccolo“, tenuti in semi-libertà e soggiorno obbligato rispettivamente a Sassari e Verona, puntavano da tempo a tornare i padroni della città, come negli anni in cui si schierarono accanto ad Antonio Modeo nella sanguinosa guerra di mala contro i suoi fratelli. “Erano pronti a scatenare una nuova guerra – ha commentato il procuratore antimafia Cataldo Motta – e desiderosi di vendicarsi di chi negli anni della reclusione gli ha voltato le spalle e non li ha aiutati sostenendo spese legali ed aiutando i familiari, così come vuole il codice mafioso“. Il clan aveva ripreso vecchi e nuovi collegamenti, aveva teste di ponte a Verona, mani nel racket delle estorsioni, nello spaccio di droga ed ampia disponibilità di armi. Le estorsioni venivano gestite nel “vecchio stile”, ma questa volta orientandosi a negozi ed imprenditori benestanti. Nel mirino negozi di lusso che non hanno mai denunciato, ma anche imprese di costruzioni ed amministratori pubblici come l’ex presidente dell ‘Amiu Gino Pucci, minacciato per ottenere l’assegnazione di un bar in un’area mercatale.
L’indagine ha preso il via da una lettera dell’avvocato Carlo Taormina alla Direzione Centrale Anticrimine della Polizia di Stato in cui il legale denunciava di aver ricevuto minacce telefoniche da Nicola De Vitis, un suo assistito nel processo per l’omicidio di Cosima Ceci, madre dei fratelli Modeo. “Il prestigio lo dobbiamo tenere noi qua” diceva al telefono D’Oronzo commentando la sua trattativa, poi fallita, per l’acquisto del noto ristorante Il Gambero. Il clan ricostituitosi “voleva rinnovare anche look ed atteggiamenti” ha spiegato il procuratore Motta, “la loro strategia è di allontanare l’indignazione sociale dalle attività, quasi che pagare il pizzo diventi un rischio di impresa da accettare in silenzio“.
Le indagini svolte hanno consentito di accertare l’effettiva ricostituzione del sodalizio criminoso D’Oronzo-De Vitis che, hanno potuto contare rispettivamente, su una nutrita schiera di alleati e complici sostanzialmente riconducibili a persone dei rispettivi nuclei familiari; nonché per quanto riguarda il De Vitis, un separato (solo logisticamente) gruppo di pregiudicati prevalentemente di origini pugliesi e siciliane, residenti anche a Verona. E’ stato accertato attraverso alcuni sequestri effettuati la disponibilità del gruppo criminale di armi sia su Taranto che su Verona.
Forte è stato l’interesse dimostrato dalla compagine delinquenziale nell’attività di traffico e spaccio degli stupefacenti, allacciando in particolare una serie di contatti ed affari con elementi malavitosi di origine calabrese, sarda e veronese. Accertate e documentate dalle indagini della Polizia di Stato le attività messe in piede da parte del gruppo criminale di numerose estorsioni, effettuate in danno di imprese che operavano nel campo della edilizia stradale; che nei confronti di titolari di esercizi commerciali, cui i componenti del gruppo criminale si avvicinavano facendo valere la propria pericolosità mafiosa.
L’accoppiata D’Oronzo-De Vitis ha costituito un essenziale punto di riferimento per i vertici delle compagini delinquenziali presenti su Taranto, sia quando intendevano avviare alcune attività illecite richiedendo il “placet” sia quando sorgevano particolari problematiche che potevano essere risolte solo grazie ad un intervento carismatico come quello dei due che avevano raggiunto una fratellanza criminale . L’alleanza malavitosa oltre a ricostituirsi, aveva scelto di operare con un profilo basso, senza episodi tali da allarmare le forze dell’ordine, come è stato spiegato dai dirigenti della Polizia di Stato “allontanare l’indignazione sociale verso il fenomeno mafioso”.
L’ ordinanza di arresto è stata notificata questa mattina anche al pregiudicato Salvatore Scarcia, di Policoro (Matera), ritenuto responsabile nell’ambito dell’ inchiesta della detenzione di ingenti quantitativi di sostanze stupefacenti, con il chiaro fine di venderla sul mercato della tossicodipendenza. Le ordinanze di arresto e carcerazione sono stati emessi dal gip Alcide Maritati del Tribunale di Lecce su richiesta del pm Alessio Coccioli.
Le indagini, condotte dalla Squadra Mobile, hanno accertato che il gruppo criminale operava su Taranto con articolazioni a Reggio Calabria, Brindisi, Matera, Verona e Sassari. Attualmente solo due persone risultano irreperibili. Al momento è stato possibile soltanto sapere che fra gli arrestati dalla Squadra mobile di Taranto compare il nome di Nicola De Vitis, noto pregiudicato tarantino già condannato con sentenza definitiva a 25 anni di carcere per l’omicidio di Cosima Ceci, la madre dei fratelli Claudio e Riccardo Modeo, il noto clan malavitoso che a cavallo degli anni’80 e gli inizi del ’90 spadroneggiava nel malaffare a Taranto e provincia.
La madre dei Modeo venne uccisa con cinque colpi di pistola, perchè avrebbe cercato di impedire ai due fratelli Giovanni e Salvatore Pascalicchio di vendere le cozze in una zona situata nei pressi della sua abitazione. Il De Vitis che attualmente si trovava in regime di semilibertà dopo aver scontato 18 anni di carcere, in questa inchiesta viene accusato di essere stato il mandante dell’omicidio di Tonino Santagato, avvenuto in via Mazzini il 29 maggio del 2013 , per il quale erano già stati condannati con il rito abbreviato i fratelli Pascalicchio a 30 anni di carcere .
POLITICA, AFFARI E MAFIA
Tra le persone arrestate nell’inchiesta che ha sgominato il ricostituito clan mafioso D’Oronzo-De Vitis figura l’imprenditore-politicante Fabrizio Pomes, ex- gestore del Centro sportivo Magna Grecia ed ex segretario provinciale del Nuovo Psi, il quale dovrà rispondere di concorso esterno in associazione mafiosa e intestazione fittizia di beni. Secondo le indagini ed accertamenti degli investigatori, il Pomes sarebbe stato un fiancheggiatore dell’organizzazione capeggiata dal boss Orlando D’Oronzo, creando per la gestione della struttura comunale cooperative di cui guarda caso facevano parte anche due pregiudicati condannati per associazione mafiosa. La gara d’appalto venne bloccata e trasformata in proroga del servizio. Ma adesso qualcuno dovrà spiegare queste connivenze. La formula giuridica scelta della Cooperativa non era casuale. Infatti i soci delle Cooperative possono essere verificabili solo presentando il libro soci. Non a caso Il procuratore di Lecce, dr. Cataldo Motta, nel commentare ed illustrare i dettagli dell’inchiesta, ha censurato anche il comportamento del Comune di Taranto che ha consentito la gestione alla cooperativa riferita a Pomes, non procedendo ai dovuti accertamenti e nonostante “episodi di morosità”.
Sarà divertente adesso vedere dove andranno a nascondersi quei giornali, giornaletti. giornalisti e pennivendolo, che protestavano per il cambio di gestione al Centro sportivo Magna Grecia deciso dal Comune di Taranto, che decise di mettere all’asta la concessione per la gestione della struttura pubblica sportiva. Il Pomes era considerato negli ambienti politici locali molto vicino ai consiglieri comunali Filippo Illiano e Cosimo Gigante (quest’ultimo eletto nelle liste del PSI ) i quali sono entrambi estranei all’inchiesta giudiziaria in corso.
AGGIORNAMENTO Questa sera alle 20:45 siamo stati contattati telefonicamente dall’ Assessore allo sport del Comune di Taranto, Francesco Cosa che è un dipendente della Polizia di Stato , ex-sindacalista ( S.I.L.P. per la CGIL) eletto nella lista civica SDS emanazione del sindaco Ippazio Stefàno. Dobbiamo dargli atto che è assessore alo Sport soltanto da due mesi e quindi ogni precedente responsabilità è da addebitare ai suoi predecessori sia di questa giunta che di quella che l’ha preceduta. L’ assessore Cosa ci ha manifestato la sua disponibilità e trasparenza legale che gli fa onore personalmente ed anche per la divisa di poliziotto che ancora indossa (è in servizio al Commissariato di P.S. di Martina Franca n.d.r.) e quindi presto riceveremo le documentazioni amministrative inerenti alla vicenda del circolo sportivo Magna Grecia che essendo una struttura pubblica comunale, è assolutamente diritto conoscere, sia per i cittadini e contribuenti della città di Taranto che dei giornalisti (quelli che vanno a fondo nelle notizie) .
Assolutamente inutile e tempo perso, invece, riuscire a parlare con il Sindaco Ippazio Stefàno che è fuori Taranto e tantomeno con il “fantomatico” ufficio stampa dell’ amministrazione comunale che viene svolta, da un addetto che non è neanche iscritto all’ Ordine dei Giornalisti, in violazione quindi delle norme previste dalla Legge 150/2000 (con il regolamento-dpr 422/2001) . L’articolo 9 della legge 7 giugno 2000 n. 150 (Disciplina delle attività di informazione e di comunicazione delle pubbliche amministrazioni) inquadra sul piano normativa l’Ufficio stampa e prevede che “le amministrazioni pubbliche di cui all’articolo 1, comma 2, del decreto legislativo 3 febbraio 1993, n. 29, possono dotarsi, anche in forma associata, di un ufficio stampa, la cui attività è in via prioritaria indirizzata ai mezzi di informazione di massa. Gli uffici stampa sono costituiti da personale iscritto all’albo nazionale dei giornalisti. Tale dotazione di personale è costituita da dipendenti delle amministrazioni pubbliche, anche in posizione di comando o fuori ruolo, o da personale estraneo alla pubblica amministrazione in possesso dei titoli individuati dal regolamento di cui all’articolo 5, utilizzato con le modalità di cui all’articolo 7, comma 6, del decreto legislativo 3 febbraio 1993, n. 29, e successive modificazioni (1), nei limiti delle risorse disponibili nei bilanci di ciascuna amministrazione per le medesime finalità“. Ma tutto ciò a Taranto non viene rispettato….. quindi come meravigliarsi del silenzio ed indifferenza del Comune di Taranto alle accuse dell’ Antimafia ?
I COMMERCIANTI TAGLIEGGIATI
Il clan D’Oronzo-De Vitis era anche molto attivo nel campo delle estorsioni e aveva preso di mira grosse attività commerciali come il negozio ‘Lord’ in via Di Palma, ed il centro ‘Ferramenta Perrone” sulla strada per S. Giorgio Jonico. Gli inquirenti hanno accennato anche all’installazione di pannelli fotovoltaici da parte di una impresa del Nord che aveva chiesto consiglio ed informazioni ( “Chi comanda a Taranto ?” ) ad un legale per identificare le persone a cui poter affidare il servizio di sorveglianza (assegnato poi a persone “vicine” al clan mafioso), venendo intercettati e peraltro ricevendo inizialmente un’ informazione sicuramente poco affidabile. Il Procuratore della Dda di Lecce dr. Cataldo Motta nella sua conferenza stampa odierna, ha fatto notare che i commercianti taglieggiati non avevano riferito nulla alle forze dell’ordine, e la cosa più grave, aggiungiamo noi, è che il titolare dei negozi Lord, è anche il rappresentante di settore all’ interno di Confcommercio Taranto.
I COMPLIMENTI DEL CAPO DELLA POLIZIA
Per l’esecuzione delle ordinanze sono stati impiegati oltre 250 uomini tra personale della Polizia di Stato della Questura di Taranto e delle Questure di Verona, Bergamo, Sassari, Matera, Bari, Lecce, Brindisi, Foggia, Napoli e Reggio Calabria. Sono intervenuti anche 24 equipaggi del Reparto Prevenzione Crimine Puglia, due unità cinofile antidroga della Questura di Bari ed un elicottero del Reparto Volo di Bari.
Il Capo della Polizia, Prefetto Alessandro Pansa, ha telefonato questa mattina al Questore di Taranto Enzo Giuseppe Mangini per esprimere la propria soddisfazione e complimentarsi sopratutto con il personale della Polizia di Stato impegnato nell’attività investigativa che ha condotto la brillante esecuzione, ed ha telefonato e ringraziato personalmente anche il Procuratore della Dda di Lecce dr. Cataldo Motta.
Questi tutti i nomi delle persone arrestate oggi:
APPESO Cosimo nato a Taranto di anni 41;
BIANCHI Egidio nato a Taranto di anni 44;
BONSIGNORE Calogero nato a Taranto di anni 52;
BRUNETTI Raffaele detto “Gigetto” nato a Taranto di anni 62;
BUZZACCHINO Christian nato a Taranto di anni 27;
BUZZACCHINO Cosimo detto “Pippo Baudo” nato a Taranto di anni 55;
CAGALI Sergio residente a Verona di anni 60;
CETERA Pietro nato a Taranto di anni 46;
D’ANDRIA Giuseppe nato a Taranto di anni 51;
D’ANGELA Francesco nato a Taranto di anni 28;
D’ORONZO Orlando nato a Taranto di anni 56;
DE VITIS Michele nato a Taranto di anni 55;
DE VITIS Nicola nato a Taranto di anni 46;
DI CARLO Andrea nato a Massafra (TA), residente a Taranto di anni 34
DI CARLO Gianpiero nato a Taranto di anni 35;
DIODATO Gaetano nato a Salerno, residente a Taranto di anni 45;
FORTI Davide nato a Mesagne (BR), residente provincia di Verona di anni 35;
FORTI Graziano nato a Brindisi, residente a Verona di anni 42;
GABSI Mahmoud nato in Tunisia, residente a Verona di anni 29;
GIANNOTTA Pasquale detto “Pasqualino” nato a Taranto di anni 41;
LATTARULO Francesco nato a Taranto di anni 34;
LAZZARI Carmelo nato a Brindisi di anni 42;
LEONE Francesco nato a Taranto di anni 28;
LEONE Pietro nato a Taranto di anni 57;
LUGIANO Tommaso nato a Taranto di anni 60;
MARCUCCI Fabio nato a Taranto di anni 36;
MOLLICA Leo nato in provincia di Reggio Calabria di anni 52,
MURIANNI Fabio nato a Taranto di anni 34;
NATALE Michele nato a Taranto di anni 36;
ODUVER POLO Bladimir Josè nato in Colombia, residente a Verona di anni 38;
PELUSO Giovanni a Taranto di anni 53;
PIZZOLEO Angelo nato a Taranto di anni 39;
POMES Vincenzo Fabrizio nato a Taranto di anni 48;
RAIMONDI Fabio nato a Brescia residente a Villafranca di Verona (VR) di anni 35; RICCIARDI Gaetano nato a Taranto di anni 41; RIGODANZO Moreno nato a Verona, ivi residente di anni 36anni; RUGGIERI Roberto nato a Taranto di anni 51; SALAMINA Massimiliano nato a Torino, residente a Taranto di anni 44; SAPONARO Giorgio nato a S.Pietro Vernotico (BR), residente a Buttapietra (VR) di anni 32; SCARCI Francesco nato a Taranto di anni 52; SCARCIA Salvatore nato a Taranto di anni 47; SORU Manuel nato a Porto Torres (SS), ivi residente di anni 33; SORU Sandro nato a Porto Torres (SS), ivi residente di anni 32 ; VALLIN Riccardo nato a Verona, e ivi residente di anni 44 ZACOMETTI Giuseppe nato a Taranto di anni 44; ZICCARDI Gaetano nato a Napoli residente in provincia di Verona di anni 29
Tre soggetti sono sfuggiti alla cattura e sono attivamente ricercate uno dei quali si trova attualmente in Inghilterra, l’altro risiede a Verona, mentre per altre tre persone sono stati disposti gli arresti domiciliari:
BASILE Vincenzo nato a Taranto di anni 43; DI CARLO Angelo nato a Taranto di anni 45; D’ORONZO Cosimo nato a Taranto di anni 36.