di Franco Bechis
C’era il ragazzino di 15 anni che tornava a casa dopo avere dato gli esami per riparare i debiti, il poliziotto che andava a prendere servizio, i pendolari di ogni giorno su uno di quei maledetti treni che si sono sbriciolati uno sull’altro nella piana barese, fra Corato e Andria. C’era un figlio, una figlia, un padre, una madre e oggi resta quell’elenco di 25 vittime e chissà che accadrà con decine di feriti restati ore fra quelle lamiere. Vedi quel groviglio di treni, senti le prime ricostruzioni, il binario unico, il raddoppio della ferrovia troppo tempo rimandato senza sfruttare i fondi europei a disposizione, forse un errore umano, forse un guasto tecnico. Ora il diluvio di parole, chi accusa, chi scarica su altri, chi non capisce quanto conta il silenzio. Li senti e vorresti non essere italiano, vivere dove può accadere un incidente così, tapparti le orecchie non sentire quello sciame di voci insulse della inutile politica che comincia a scorrere già sui canali tv.
Ero in Puglia, a pochi km da lì nei giorni scorsi e chissà se ho visto uno di quei volti, di quelle vite, di quegli uomini e donne saliti su quei treni perché lì portavano le loro vite. Che infinita tristezza questo Paese che non cambia mai e non ha cura della vita di chi lo abita. Che scoramento guardare quelle immagini e sentire il dolore che sventra il cuore di chi ha perso l’amato in un giorno qualsiasi, in un gesto- prendere un treno per andare a casa o al lavoro- che dovrebbe essere ordinario, normale, sicuro.
Poi però guardo le fila interminabili davanti agli ospedali di giovani e vecchi che allungano il loro braccio e offrono il loro sangue sperando di salvare ancora qualcuno. Sento la Croce rossa pugliese dire poche ore dopo che l’emergenza è stata superata, che ci sono più donazioni di quelle che servivano per i feriti del treno. E mi viene voglia di abbracciare questo popolo, che a dispetto di gran parte di chi lo governa, ancora esiste. Solo qualche giorno fa gli ospedali di Puglia avevano lanciato l’allarme: non avevano più riserve di sangue, scarseggiava proprio il più comune e non erano in grado di affrontare la drammatica ruotine degli incidenti stradali estivi. Ieri sono corsi a dare se stessi i pugliesi che erano lì, ma in tutta Italia c’è stata una gara ad offrire sangue.
Un popolo c’è. E se c’è vale ancora la pena dirsi italiani anche davanti a quello che abbiamo visto.
- vicedirettore del quotidiano LIBERO