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25 Novembre 2024 00:36

Scoperto business delle truffe milionarie sui ricoveri a Taranto. Sotto inchiesta le cliniche

Le verifiche effettuate a campione dalle Asl hanno portato ad una ingiunzione a una struttura privata tarantina da parte della Regione a cui la clinica dovrà restituire da 13 milioni di euro . La documentazione è stata trasmessa alla Procura della Repubblica

Il caso più vergognoso è quello in cui  l’ASL Taranto ha chiesto ad una clinica privata, la Casa di Cura San Camillo convenzionata con il sistema sanitario pubblico,  la restituzione di 13 milioni di euro per un ragione molto chiara per gli ispettori sanitari:  la San Camillo avrebbe chiesto il rimborso per delle prestazioni, nel caso specifico ricoveri, differenti da quelli  erogati in realtà. La stessa analoga situazione è accaduta sempre con un’altra clinica di Taranto, la Casa di Cura Bernardini, che a sua volta ha ricevuto l’ingiunzione  dall’ASL Taranto di restituire poco più di un milione 300mila euro per l “‘inappropriatezza” (cioè illegittimità) di ben 414 ricoveri.

CdG TAR lecce
I giudici della seconda sezione del Tar di Lecce
 nel caso della Casa di Cura Bernardini, hanno respinto il ricorso della clinica, legittimando conseguentemente provvedimento della Regione Puglia, e l’ ASL Taranto  ha trasmesso tutte carte delle ispezioni effettuate e delle contestazioni, ai magistrati della Procura di Taranto, i quali adesso dovranno decidere se la richiesta di rimborso per prestazioni diverse da quelle effettuate configuri anche reati penali. Molto probabilmente se le ipotesi amministrative degli ispettori sanitari, dovessero trovare riscontro nelle prossime indagini di polizia giudiziario, il reato perseguibile dovrebbe essere  quello di “truffa”.

I casi emersi delle due cliniche private di Taranto  sono il risultato dei controlli effettuati ed intensificati dalla Regione Puglia sull’appropriatezza dei ricoveri, con verifiche effettuate sul 100 per cento delle cartelle cliniche che rientrano nei parametri indicati dal Ministero. Ogni ASL ha un’ Uvar aziendale, cioè una struttura ispettiva composta da medici che ispezionano le cliniche private per verificare la legittima delle documentazioni e  cartelle cliniche,  e le relative  schede di dimissioni dei pazienti che sono assistiti a spese del Servizio Pubblico Sanitario convenzionato con le cliniche private .


CdG clinica BernardiniIl Tar di Lecce si è pronunciato
al momento, come dicevamo,  solo su uno dei due contenziosi. La Casa di Cura Bernardini aveva chiesto e ottenuto il rimborso fra il 2009 e il 2013 per 414 ricoveri , ritenuti però  inappropriati perché, secondo la ricostruzione dei giudici amministrativi , in quanto erano stati classificati secondo le accuse dell’  ASL Taranto non come di natura medica ma come  chirurgici e “quindi remunerati in base alla tariffa assai più elevata” .

Una differenza non da poco in quanto il periodo di degenza autorizzato e previsto sarebbe stato meno lungo. Nella sentenza del Tar si legge che controllando le cartelle cliniche, le richieste dei medici di base e le lettere di dimissioni “l’organo di controllo  ha rilevato numerose ipotesi di inappropriatezza, accertando di volta in volta che la diagnosi principale era errata e non poteva giustificare l’intervento chirurgico asseritamente eseguito presso la struttura“.

Tra i casi contestati dagli ispettori dell’ASL ci sono persino quelli di alcuni pazienti che avrebbero richiesto il ricovero per un solo giorno, quindi non una lungodegenza e tantomeno  l’intervento chirurgico ! Confrontando i numeri degli ospedali e di altre strutture accreditate della Regione, l’ ASL Taranto  ha verificato e contestato  che i dati sui ricoveri chirurgici forniti dalla casa di cura con cui ha avviato il contenzioso risultassero di gran lunga superiori.

La casa di cura Bernardini  si appresta ad appellarsi al Consiglio di Stato dichiarando per voce di Marcello Bernardini direttore generale e proprietario della clinica che “Tutte le prestazioni sono state eseguite correttamemte, risultano appropriate, sono perfettamente lecite. Ogni cartella clinica era corredata da una prescrizione del medico di famiglia e comprendente schede chirugiche ed anestesiologiche comprovante l’intervento chirurgico“. Al momento però le ispezioni dicono il contrario, ed ora spetterà anche alla Procura accertare il tutto.

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