I militari del Comando Provinciale della Guardia di Finanza di Taranto hanno eseguito un sequestro di disponibilità finanziarie e beni nei confronti dei responsabili di 8 associazioni dilettantistiche di “calcio a 5”, 50 indagati, nonché 37 imprenditori operanti nella provincia di Taranto, Bari e Brindisi, che hanno rispettivamente emesso ed utilizzato fatture per operazioni inesistenti, per un equivalente per 1,3 milioni di euro per Iva ed Irpef evasa, somme che sono in via di sequestro dalla Guardia di Finanza presso 150 banche. Il Nucleo di Polizia Tributaria di Taranto, comandato dal T.Col. Renato Turco, ha accertato che due imprenditori martinesi Cosimo Scatigna e sua figlia Veronica Scatigna, oltre ad essere proprietari di alcuni supermercati in Martina Franca, gestivano di fatto anche 8 associazioni sportive , 3 a Martina Franca e le altre attive nel calcio dilettantistico nella Valle d’ Itria, attraverso le quali perpetravano illeciti penali tributari con l’emissione di fatture per operazioni inesistenti, relative a prestazioni di pubblicità in realtà mai rese, per un imponibile complessivo di 2 milioni e 900 mila euro.
Le indagini sono partite a seguito delle violazioni perpretate da Cosimo e Veronica Scatigna alle norme di Legge vigenti nello sport dilettantistico, che limita a 250mila euro il tetto degli incassi da sponsorizzazioni, mentre l’organizzazione di evasori, fatturava per ogni singola associazione sportiva dilettantistica, più del doppio del limite stabilito. Fra le società pugliesi che usufruivano del sistema di falsa fatturazione per evasione fiscale, compaiono la Tra.de.co di Altamura che dal 1985 opera nel settore della raccolta, trasporto e smaltimento dei rifiuti, la società Euronet di Grottaglie, la società Pugliatermica di Martina Franca, la società di confezioni IC Acquaviva di Martina Franca, la società I.co.man 2000 della famiglia Fumarola di Martina Franca, la Tecno Stiro anch’essa di Martina Franca.
Le false fatture venivano emesse dalle società sportive dilettantistiche controllate dalla famiglia Scatigna, in favore di 53 aziende esercenti prevalentemente attività di commercio all’ingrosso di generi alimentari, materiale elettrico, confezionamento di capi di abbigliamento e lavorazioni edili, ubicate per la maggior parte in territorio pugliese nonché in Lombardia, Veneto, Piemonte, Emilia Romagna e Lazio, i cui rappresentanti legali ed amministratori corrispondevano gli importi relativi alle false fatture con assegni e bonifici bancari accreditati sui conti correnti intestati alle predette associazioni sportive; ricevevano indebitamente in contanti la restituzione dell’importo riferito a ciascuna fattura falsa, decurtato di una somma pari al 30% corrispondente all’I.V.A. (20%) più l’illecito compenso (10%) pattuito come tornaconto degli Scatigna a capo del sistema fraudolento martinese che operava in tutt’ Italia.
E’ stato altresì accertato che gli Scatigna, avvalendosi della complicità di un dipendente bancario il quale non avrebbe adempiuto alle prescrizioni anti-riciclaggio, prelevavano le somme accreditate dalle aziende mediante l’emissione di carte prepagate, assegni e bonifici bancari intestati a dei prestanome rivelatesi poi falsi dirigenti delle associazioni sportive in questione. Il provvedimento cautelare emesso dal Giudice per le indagini preliminari presso il Tribunale di Taranto, dott.ssa Valeria Ingenito, su proposta del Sostituto Procuratore della Repubblica di Taranto, dr. Enrico Bruschi va a recuperare le somme corrispondenti all’evasione fiscale accertata in materia di IVA ed imposte dirette. L’ Autorità Giudiziaria tarantina ha proceduto nei confronti dei soli imprenditori operanti nel territorio provinciale jonico, provvedendo alla trasmissione degli atti alle Procure nazionali territorialmente competenti sulle altre aziende utilizzatrici delle false fatture.