Intervenendo al Meeting dell’amicizia tra i popoli di Rimini, nell’ambito di una serie di confronti curati dalla presidente della Rai, Monica Maggioni, dal titolo “Mappe: pezzi di guerra e vie di pace“, l’amministratore delegato dell’Eni, Claudio Descalzi, ha sottolineato la corretta gestione dei flussi migratori passa attraverso lo sviluppo del continente africano, creando le condizioni per lo sviluppo economico, a partire dal pieno utilizzo delle fonti energetiche disponibili e che invece vengono esportate. “L’Africa – ha ricordato Descalzi – probabilmente ha più energia degli Stati Uniti: non solo il gas, ha il sole, ha il vento, ha l’acqua, è il bacino energetico potenzialmente più importante del mondo“. Tuttavia “l’Africa esporta tutto e non tiene nulla per sè” a causa delle scelte compiute da Compagnie e Paesi “che hanno deciso di esportare e hanno reso debole l’Africa“. “Questo è il problema, abbiamo reso debole l’Africa perchè non ha la sua energia, poi ci lamentiamo dei flussi migratori, perchè non hanno energia. Non parlo dei profughi, parlo della gente che non ha i mezzi di sostentamento per vivere e quindi deve spostarsi da dove, pur essendo ricca, non può vivere”.
“Questo è un modello sbagliato” ha rimarcato l’ad di Eni perchè “la nostra forza non è rendere debole qualcuno, è renderlo forte“. Un richiamo anche al tema del Meeting, ‘tu sei un bene per me‘, che riporta alla questione “di non dividere. L’Africa è una grossa opportunità per l’Europa dal punto di vista energetico, ma proprio dal punto di vista sociale“. Occorre quindi “investire in Africa per l’Africa, dare agli africani l’energia che hanno. Basterebbe una piccola percentuale di esportazione per diversificare la nostra fame di energia, rendendoci più sicuri ma intanto sviluppando qualcosa. L’Africa ha grandissime opportunità, dobbiamo essere consci che non dobbiamo puntare sui rapporti di forza“.
Descalzi ha quindi citato l’esperienza dell’Eni, che per rimanere nei Paesi africani non si è limitato a pagare le tasse sulle esportazioni: “abbiamo fatto qualcosa di diverso. Nel campo energetico abbiamo investito in centrali elettriche, in trasporto, abbiamo deciso di vendere energia “localmente ad un prezzo più basso e facendo le centrali, che non è il nostro core business. Il mercato, con un’analisi solo del profitto, dice che queste cose non le devi fare. Se invece vuoi guardare alla creazione del valore, che può coincidere con il profitto ma sul lungo termine, il profitto sono i cento metri, il valore è la maratona, è il passare il testimone ad un’altra generazione“.
“Noi – ha ricordato ancora Descalzi– copriamo circa 18 milioni di persone con le nostre centrali e non è il nostro mestiere. Guadagni meno, però come valore è un grande passo. Non lo fanno in molti, gli italiani lo fanno più degli altri”. L’ad di Eni ha quindi sottolineato la necessità di “legare l’Europa all’Africa attraverso il Mediterraneo, un canale Nord-Sud sempre possibile ma mai esplorato”. “L’Africa ha bisogno di essere aiutata ad avere più accesso all’energia. Non dobbiamo dare soldi, non dobbiamo fare i finti buoni, dobbiamo dare gli strumenti per essere completamente indipendenti. Se l’Africa è forte noi siamo forti, se l’Africa è debole noi siamo deboli. Dobbiamo far crescere gli africani in Africa, non devono dover uscire, dover scappare, fare cose strane per poter sopravvivere”.
“Sicuramente – ha concluso Descalzi – l’Italia si è dimostrata estremamente sensibile: il governo, il Parlamento, c’è stata un’azione di grande sensibilità sia a livello di cooperazione, di sviluppo, di presenza: l’Italia è geograficamente e culturalmente un ponte ideale tra Africa e Nord -Europa, dal punto di vista dell’energia, dello sviluppo, degli investimenti, del mercato. E’ un fatto positivo che stiamo vivendo e dovremo vivere sempre di più“.
Val d’Agri riaperta, giustamente contenti. Per quanto riguarda lo stabilimento Eni di Val d’Agri, “abbiamo riaperto, siamo giustamente contenti di questo perche’ c’erano a rischio piu’ di 3.500 posti di lavoro tra diretto e indiretto. Questo pericolo sembra assolutamente sventato”. Lo ha detto, a margine del Meeting di Rimini, l’amministratore delegato di Eni, Claudio Descalzi, commentando la situazione del Centro Olio Val d’Agri. “Ha riaperto, stiamo aumentando gradualmente la produzione. Abbiamo avuto un periodo di cooperazione importante con gli esperti della magistratura, adesso siamo in produzione. Noi siamo sempre fiduciosi, consci di aver fatto le cose nel modo corretto. Comunque – ha concluso – vedremo che cosa uscirà dall’analisi dei magistrati“.
Per il riavvio delle attività del Centro Olio Val d’Agri di Viggiano, in Basilicata, “siamo giustamente contenti“. Lo ha detto l’amministratore delegato di Eni, Claudio Descalzi, commentando a margine del Meeting di Cl la ripresa della produzione. Con la magistratura, che aveva chiuso l’impianto per presunti reati ambientali, c’è stata “cooperazione” e ora c’è fiducia, “consci di aver fatto le cose nel modo corretto“. “Abbiamo riaperto – ha spiegato Descalzi – siamo giustamente contenti di questo perchè c’erano a rischio più di 3.500 posti di lavoro tra diretto e indiretto. Questo pericolo sembra assolutamente sventato. Ha riaperto, stiamo aumentando gradualmente la produzione“. “Abbiamo avuto – ha aggiunto l’ad – un periodo di cooperazione importante con gli esperti della magistratura, adesso siamo in produzione. Noi siamo sempre fiduciosi, consci di aver fatto le cose nel modo corretto. Comunque vedremo che cosa uscirà dall’analisi dei magistrati”.
Manovra: Descalzi, condivido piu’ sviluppo e meno tasse. “Lo sviluppo e la riduzione delle tasse sono concetti piu’ che condivisibili oltre alla riduzione della burocrazia ed a essere piu’ pragmatici sulle azioni industriali, che pero’ devono tenere in considerazione l’impatto sulle persone e sull’ambente“. Lo dice l’Ad di Eni Claudio Descalzi commentando l’intervista del Ministro dello Sviluppo economico Carlo Calenda, a margine del Meeting di Cl. “Lo sviluppo e la riduzione delle tasse sono concetti più che condivisibili oltre alla riduzione della burocrazia ed a essere più pragmatici sulle azioni industriali, che però devono tenere in considerazione l’impatto sulle persone e sull’ambiente“.