di Antonello de Gennaro
Secondo il Capo di Stato Maggiore della Marina Militare, ammiraglio di squadra Valter Girardelli, parlando dell’arresto per corruzione del comandante di Maricommi “Non bisogna generalizzare, le attività di malaffare risalgono alla sfera individuale di ogni singolo componente e non devono essere allargate alle istituzioni” .
Il riferimento è al provvedimento restrittivo nei confronti del capitano di vascello Giovanni Di Guardo, di 56 anni, accusato di aver ricevuto una ‘mazzetta’ di 2.500 euro dall’imprenditore 69enne Vincenzo Pastore (anch’egli arrestato), presidente della cooperativa Teoma nonché sindaco di Roccaforzata (Taranto), quale acconto per l’aggiudicazione di un appalto – non ancora assegnato – per 11 milioni di euro.
L’ ammiraglio di squadra Girardelli ha partecipato ieri a Taranto alla cerimonia di cambio al vertice del Comando in capo della Squadra Navale (Cincnav) e del Comandante della Forza marittima europea (Euromarfor) tra l’ammiraglio di squadra Filippo Maria Foffi usecente e l’ammiraglio di squadra Donato Marzano subentrante. Incredibilmente Girardelli afferma: “La responsabilità è personale. Le istituzioni sono sane “
Che la responsabilità penale sia personale lo dice la Legge e certamente non c’era bisogno di scomodare lo Stato Maggiore della Marina Militare, che è da mesi nell’occhio del ciclone. Dallo scandalo di Potenza, ai precedenti arresti , infatti, non sono pochi militari infedeli che avrebbero abusato del loro ruolo in Marina per arrotondare i rispettivi stipendi o ad essere oggetto di indagine da parte della Magistratura.
Quindi due le possibilità: o gli ufficiali di Maricommi Taranto vengono scelti male (e questa è una responsabilità da addebitare a chi li sceglie), o non ci sono degli opportuni dovuti sistemi di controllo nella gestione degli appalti della Marina Militare (e questa è una responsabilità proprio dello Stato Maggiore della Marina). Se non ci fossero stati i Carabinieri e la Guardia di Finanza chi si sarebbe accorto mai all’interno della Marina Militare di tutte le ruberie che ha fatto arrestare i loro ufficiali in servizio a Taranto, smantellando un sistema criminale con le “stellette” che prevedeva una tangente fissa su ogni commessa ? Tutto ciò evidentemente l’ Amm. Girardelli lo trascura…
E’ un fatto provato e quindi non un’opinione personale che dal 2014 il sistema degli appalti della Marina Militare costituisca un boccone molto appetito per chi opera con la Marina. Noi non abbiamo dimenticato i lavori disposti dal predecessore Amm. De Giorgi (ora in pensione) sulle fregate di classe Fremm in costruzione alla Fincantieri di Muggiano, La Spezia. E’ stato il Fatto Quotidiano, mai smentito, rettificato, querelato, a raccontare che quando l’ Amm. De Giorgi nel 2013visitò il cantiere, osservò la nave e poichè non gli andavano bene le aree destinate al cosiddetto “quadrato ufficiali” – il luogo della nave dove ufficiali e sottufficiali siedono a mensa o si rilassano – e ai camerini, ordinò delle modifiche, “specificando – si legge ancora nel dossier – di avviare i lavori richiesti anche in assenza dei preventivi e dei necessari atti amministrativi”.
Vi fu chi come Ernesto Nencioni, direttore degli Armamenti navali, cercò di intervenire segnando all’ Amm. De Giorgi i notevoli nuovi costi da affrontare, preparando a tutta velocità un preventivo, da cui venne fuori un costo ulteriore non previsto inizialmente di quasi 13 milioni di euro per le correzioni al quadrato ufficiali e altri 30milioni alle cuccette, .
Ma l’ex-Capo di Stato Maggiore della Marina Militare De Giorgi non volle sentire ragioni, e lo mise anche per iscritto. “Al termine della vicenda – secondo quanto riporta La Repubblica – Nencioni rassegnò le dimissioni e si ritirò a vita privata“. Quindi l’ Amm. Girardelli farebbe bene a dare un’occhiata al sistema amministrativo degli appalti della Marina Militare e far introdurre delle procedure di assoluta trasparenza e controllo incrociato per evitare nuovi possibili scandali.
L’ Ammiraglio di squadra Girardelli si faccia dare le carte anche degli episodi delinquenziali delle tangenti scoperte a Taranto due anni fa dai Carabinieri grazie alla denuncia di un imprenditore “taglieggiato”, e si renderà conto che la responsabilità non può essere solo “personale” quando a Taranto esiste un vero proprio “sistema” di tangenti da pagare per lavorare con la Marina Militare.
Esattamente come nella malavita organizzata cioè mafia, camorra, sacra corona unita, n’drangheta, anche a Maricommi esisteva e veniva applicato un sistema di “pizzo” sui fornitori della Marina Militare. Lo confermano le parole , poco piacevoli e durissime, del giudice delle indagini preliminari di Taranto, dr. Pompeo Carriere, nel convalidare i precedenti arrestati, parlando di una tangente imposta agli imprenditori “in modo rigido e con brutale e talora sfacciata protervia, come fa la malavita organizzata»” .
Ad essere arrestato due anni e mezzo fa fu il capitano di fregata Roberto La Gioia, comandante del Quinto Reparto di Maricommi. Le manette scattarono nell’ufficio del militare che venne beccato in flagranza di reato, dopo aver appena intascato una mazzetta da duemila euro. Le successive perquisizioni effettuate dai Carabinieri permisero di scoprire circa 44.000 euro, e soprattutto alcuni stumenti di memoria informatica (pendrive) all’interno delle quali era documentata e conservata la contabilità “nera” e l’elenco delle imprese che pagavano tangenti all’organizzazione criminale con le “stellette” che imperversava fra Mariccomi Taranto e lo Stato Maggiore della Marina.
Il pm Maurizio Carbone della Procura di Taranto (nella foto a sinistra) ha concluso le proprie indagini, ex-art. 415 bis, sul giro di tangenti, che aveva nella base navale di Chiapparo nella Marina Militare il proprio centro, nel marzo scorso richiedendo il rinvio a giudizio per undici persone in divisa che dovranno rispondere di concussione, fra i quali l’ex direttore di Maricommi Comandante Fabrizio Germani, i suoi collaboratori ex vicedirettori Marco Boccadamo, Giuseppe Coroneo e Riccardo Di Donna; gli ex comandanti del 4° e 5° Reparto della base Roberto La Gioia (che venne arrestato), Giovanni Cusmano, Alessandro Dore e Giovanni Caso; persino un alto ufficiale Attilio Vecchi che lavorata allo Stato Maggiore della Marina Militare a Roma, il quale si occupava di garantire i fondi per le forniture destinate alla flotta di stanza a Taranto; il capo deposito Antonio Summa ed un dipendente civile della base, Leandro De Benedectis. Il “sistema” delle tangenti su appalti e forniture era presente ed attivo nei reparti che si occupano dell’acquisto di carburanti, beni, servizi, lavori e convenzioni con professionisti esterni.
In pratica chi non pagava la mazzetta agli ufficiali della Marina Militare (e non uno solo…) in servizio a Maricommi Taranto, come emerge dalle rispettive inchieste delle Forze dell’ Ordine e della Magistratura, automaticamente vedeva eliminata la propria azienda dalle commesse, o ancora peggio non riceveva nei tempi dovuti i pagamenti di propria spettanza, che venivano rallentati di mesi e mesi mettendo in sofferenza le risorse finanziarie dei fornitori, al punto tale che alcune società sarebbero finite in fallimento.
E’ proprio sicuro l‘ Ammiraglio di squadra Girardelli che si tratta solo di “responsabilità personale” ? Noi abbiamo qualche dubbio. Nel suo discorso di insediamento sostituendo l’ Amm. De Giorgi, il nuovo capo di Stato Maggiore volle testimoniare l’impegno alla guida della Marina dicendo “Dedicherò tutto me stesso con orgoglio e passione per il bene della Marina e dell’Italia”.
Caro Ammiraglio Girardelli è arrivato il momento di dimostralo con i fatti, senza far nascondere alla stampa (inutilmente) i nomi degli ufficiali arrestati. La peggior maniera di onorare quella preziosa divisa e la sua onorata carriera