Tempa Rossa è un giacimento petrolifero situato nell’alta valle del Sauro, nel cuore della regione Basilicata, nel sud Italia, una la joint venture costituita dalle compagnie petrolifere Total, Shell e Mitsui. Il progetto con un volume di investimenti complessivo di 1.6 Mld di €, senza alcun contributo pubblico si estende principalmente sul territorio del Comune di Corleto Perticara (PZ), a 4 km dal quale verrà costruito il futuro centro di trattamento. Tempa Rossa viene ritenuto ad oggi il maggior investimento (1,6 miliardi) privato in corso in Italia contribuirà alla creazione in fase di costruzione di 300 posti di lavoro (ma solo per 24 mesi) a Taranto, fornendo così una risposta immediata e concreta ai bisogni occupazionali che affliggono la comunità tarantina nel suo complesso. Ma gli ambientalisti la pensano diversamente come è stato possibile dedurre in occasione della conferenza “Tempa Rossa: sviluppo, sostenibilità, ambiente”, organizzato da Total, Shell e Mepit che sostengono con legittimo interesse di parte dichiarando il progetto ad “impatto zero” sotto il profilo ambientale. Una sessione di confronto, è stata aperta dall’ Ing. Roberto Pasolini, Direttore Commerciale Total Italia, in rappresentanza delle compagnie petrolifere. Confronto che che ad onore del vero si è rivelato un pò noioso e secondo noi con poco “appeal” comunicativo per i presenti in sala.
Il progetto Tempa Rossa dichiara di adottare le migliori tecnologie esistenti ed essendo di fatto un progetto di tipo logistico senza trattamento del greggio non creerà emissioni aggiuntive rispetto ad oggi. Il traffico navale prodotto da Tempa Rossa di circa 90 navi/anno dovrebbe contribuire al traffico marittimo tarantino oggetto di una forte contrazione negli ultimi anni (dimezzato del 40% dal 2008 ad oggi), contribuendo in tal modo ad aiutare il raggiungimento degli obiettivi di sviluppo strategico del porto di Taranto. La maggior movimentazione di greggio non comprometterà la diversificazione delle attività del porto, infatti basta guardare come in Italia i porti che movimentano più greggio siano anche quelli a maggior vocazione merci e passeggeri. Il traffico navale previsto di 90 navi in più all’anno per il Porto di Taranto, conseguente alla realizzazione dal progetto non dovrebbe portare ad un aumento delle emissioni, come evidenziato dalla stessa Valutazione di Impatto Ambientale già acquisita.
Fra i relatori, il Rettore del Politecnico di Bari, Eugenio Di Sciascio, il Responsabile Area Infrastrutture, FinanzaPubblica e Public Utilities di SRM, Studi e Ricerche per il Mezzogiorno, dr. Alessandro Panaro, il Presidente Angopi, Associazione Nazionale Gruppi Ormeggiatori e Barcaioli Porti Italiani Cesare Guidi , il Presidente nazionale della Federagenti, Federazione raccomandatari e mediatori marittimi Michele Pappalardo, il Presidente Raccomar Puglia Maurizio Gennarini, e Marco Puglisi, Manager processi e sviluppo prodotti di John Zink.
Il co-portavoce nazionale dei Verdi Angelo Bonelli, nel suo intervento ha esposto la sua nota posizione contraria, indicando dei supposti rischi ed eventuali conseguenze ambientaliste del progetto, portando ad esempio i soliti discorsi che da mesi espone, senza alcun successo nell’opinione pubblica . Molto più interessante, invece, è stato l’intervento di Daniela Spera, la portavoce del Comitato Legamjomici e di Stop Tempa Rossa che in un incisivo e chiaro intervento, ha anticipato il deciso “NO” all’operazione. Il movimento Stop Tempa Rossa valuta il progetto delle compagnie petrolifere dannoso per l’ambiente, nonchè pericoloso per la sicurezza del territorio e per gli operatori della miticoltura, e poco interessante solo il profilo occupazionale. “ Alla fine – ha detto la Spera – a fronte di 300 milioni di investimento annunciati, avremmo, soltanto 25 posti in più. Non ne vale la pena”.
Incredibile il sondaggio realizzato dall’istituto di ricerca SWG, uno dei più noti a livello nazionale, che ha realizzato un’ indagine demoscopica su cosa pensano i tarantini di Tempa Rossa che di fatto ha svelato un’ equivalente divisione in tre parti dell’opinione pubblica: favorevoli, contrari, indecisi. Infatti solo il 61% del campione ne ha sentito parlare. Cattiva comunicazione o cattivo giornalismo ? Lasciamo ai nostri lettori di scegliere la risposta adeguata.
L’incontro odierno, come preannunciato dagli organizzatori, costituisce “solo il primo passo. Abbiamo intenzione di continuare a confrontarci con i movimenti ambientalisti e di rispondere alle loro tesi”. Quindi il confronto continua, ma speriamo venga ripensato consentendo un confronto reale, diretto, magari con dei moderatori indipendenti che sappiano rendere più interessante lo scambio di opinioni ed idee. Qualche esempio ? Qualche giornalista del calibro di Maurizio Costanzo, Enrico Mentana, Bruno Vespa ecc.. Una diretta sul digitale terrestre su una tv locale serve a ben poco.