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22 Novembre 2024 08:03

“Operazione Compare Mio”. Padre e figlio arrestati a Lizzano per usura

Dai riscontri d’indagine è emerso che i Surgo, che avevano un volume d’affari sicuramente rilevantissimo, laddove non erano riusciti a ottenere le restituzioni di denaro, con tasso d’interesse annuo che poteva arrivare anche al 200%

Alle prime ore di oggi, all’esito di una meticolosa attività d’indagine, i militari della Stazione Carabinieri di Lizzano (Ta), coadiuvati nella fase esecutiva dai colleghi della Compagnia di Manduria, con il supporto di un elicottero del 6° Elinucleo Carabinieri di Bari-Palese, hanno dato esecuzione a 2 provvedimenti cautelari in carcere emessi dal GIP del Tribunale di Taranto, dott.ssa Vilma Gilli, su richiesta della Procura della Repubblica di Taranto nei confronti di altrettanti soggetti ritenuti responsabili, a vario titolo di usura in concorso continuata ed abusiva attività finanziaria, con l’aggravante di aver prestato denaro a persone in stato di bisogno, nonché di inosservanza delle prescrizioni inerenti alla Sorveglianza Speciale di P.S..

CdG surgo-usuraio_lizzanoL’indagine è iniziata a gennaio 2013, allorquando i Carabinieri di Lizzano apprendevano fiduciariamente che Cosimo Damiano Surgo , 53enne, a destra nella foto, nullafacente, con precedenti penali specifici per usura, già coinvolto nell’operazione “Re Mida” dell’anno 2008, conclusasi con il sequestro a suo carico di ville, appartamenti, locali commerciali, terreni ed autovetture per un valore complessivo pari a 7 milioni di euro, avvalendosi delle cooperazione del figlio Pasquale Surgo, 30enne, nullafacente, incensurato, stava gestendo un giro di usura in danno di una pluralità di soggetti, i cui ricavi venivano “ripuliti” attraverso un sistema collaudato di prestanome, alcuni dei quali, nel procedimento in disamina, risultano variamente indagati per riciclaggio e per favoreggiamento, così come alcune vittime per complessive 13 posizioni.

I Carabinieri decidevano di approfondire la situazione e, d’intesa con la Procura ionica, avviavano una complessa attività info-investigativa, articolatasi mediante indagini bancarie ed escussioni testimoniali di numerose persone informate sui fatti, supportata da intercettazioni telefoniche i cui esiti consentivano di evidenziare, a carico dei due soggetti, un rilevante compendio indiziario in ordine ad una fiorente attività di “strozzinaggio”.

Le indagini non si sono limitate all’ascolto dei telefoni intercettati, si sono rivelate complesse e meticolose come dimostrano i riscontri acquisiti dai militari che, per circa due anni, hanno ricostruito l’attività criminosa posta in essere da padre e figlio, anche attraverso una specifica attività dinamica sul territorio, declinatasi in appostamenti e pedinamenti, all’esito dei quali è stato anche possibile accertare la violazione della sorveglianza speciale con obbligo di soggiorno a Lizzano da parte di Cosimo Damiano Surgo il quale, in piena estate del 2014, si recava in un noto stabilimento balneare della litoranea salentina.

Nel corso dell’attività dei Carabinieri, è emerso che i soggetti sotto osservazione vessando imprenditori residenti in provincia di Taranto e soprattutto di Lecce (Lecce, Porto Cesareo, Leverano, Copertino, Novoli e Sava) individuando 8 vittime, delle quali soltanto in 5 hanno attivamente collaborato all’attività investigativa.

CdG Pasquale Surgo usuraioAll’operazione è stato dato il nome “compare mio” dagli appellativi “compà” o “cumparuzzo”, con i quali Pasquale Surgo  ( a sinistra nella foto) ed uno degli indagati, incaricato di “ripulire” il denaro derivante dalla gestione usuraria dei prestiti, usavano chiamarsi reciprocamente. Nel corso delle attività, è emersa infatti l’attitudine dei Surgo  (padre e figlio) ad eludere i controlli dei Carabinieri; in più occasioni, Cosimo Damiano Surgo ed il figlio Pasquale avrebbero indotto le vittime a rendere agli inquirenti una versione precostituita dei fatti, incorrendo nel reato di favoreggiamento. Alcune di queste, versando in una sorta di “sudditanza psicologica”, si preoccupavano finanche di mettere in guardia i Surgo dell’esistenza d’indagini a loro carico, dopo essere state interrogate per chiarire le transazioni a fondamento dell’emissione o girata di assegni.

Dai riscontri d’indagine è emerso che i Surgo, che avevano un volume d’affari sicuramente rilevantissimo, laddove non erano riusciti a ottenere le restituzioni di denaro, con tasso d’interesse annuo che poteva arrivare anche al 200%, avevano concertato l’acquisizione persino di immobili o di autovetture, avvalendosi anche dell’appoggio di pregiudicati del luogo incaricati di “convincere” con le cattive maniere e minacce fisiche le vittime a saldare quanto dovuto all’organizzazione di usurai.

Per quanto concerne il reato di abusiva attività finanziaria di cui dovrà rispondere Pasquale Surgo, è emerso che, nel corso degli anni 2012 e 2013, il predetto, senza essere iscritto all’apposito elenco, aveva finanziato più persone con assegni ricevuti da altri debitori, per somme che oscillavano da un minimo di 700 € ad un massimo di 2.750 €. Padre e figlio all’esito di perquisizioni domiciliari, in quanto destinatari delle 2 misure in carcere, sono stati condotti presso la Casa Circondariale di Taranto.

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