di Giuseppe Turani*
Ci deve essere dietro una regia. E’ evidente. Da due giorni basta aprire un social network per vedere attacchi furibondi contro Renzi e Maria Elena Boschi. La colpa di entrambi è quella di aver promesso, durante la campagna referendaria, di lasciare la politica in caso di sconfitta e di non avere poi mantenuta questa promessa. Renzi sta lavorando per riconquistare il partito in modo chiaro e netto, attraverso primarie e congresso. La seconda è addirittura entrata nel governo Gentiloni.
Non sono stati di parola, e quindi sono spregevoli.
Chi attacca, naturalmente, dimentica che Beppe Grillo (che bene o male è il capo semi-illegale del secondo partito italiano) fece la stesa promessa prima delle elezioni europee del 2014. Promessa ovviamente mai mantenuta, ma contro di lui non si è alzata una sola voce. Ecco perché è logico sospettare una regia: se quel che si pretende oggi da Renzi e da Boschi avesse un senso o fosse così importante, Grillo dovrebbe già essere seduto sulle panchine del lungomare di Genova da due anni a dare da mangiare ai gabbiani.
Ma, se c’è una regia, e c’è, perché? La risposta è talmente semplice che sarebbe quasi inutile scriverla. Oggi Renzi e Maria Elena Boschi sono i due cavalli di razza del Pd, sono quelli che hanno più testa, più capacità di fare politica. Se si riuscisse a delegittimarli, o addirittura a mandarli a casa, molti se ne andrebbero, e il Pd si ridurrebbe a una massa di vecchi compagni, buoni per un tresette in osteria e poco più. Farlo fuori e far ascendere il Movimento Cinque Stelle sarebbe a quel punto un gioco da bambini.
In sostanza, oggi Renzi e Boschi vengono attaccati quasi ogni tre minuti perché sono l’unico vero ostacolo nella marcia di Di Maio (o chi per lui) verso Palazzo Chigi. Certo non è un ostacolo Bersani, che da anni (dal 2013) sogna di fare con loro un’alleanza.
Ma questo è solo ciò che si vede sullo schermo. In realtà i vecchi marpioni della politica italiana sanno benissimo che i meravigliosi ragazzi del comico non saprebbero nemmeno da che parte cominciare per gestire il governo. E alla fine, quindi, dovrebbero richiamare loro nella stanza dei bottoni.
Non è fantascienza. L’esperimento è già stato fatto a Roma, è in corso. Sulla poltrona di sindaco siede la signorina Raggi, che sempre più chiaramente è un semplice prodotto del marketing della Casaleggio, come le modelle che fanno la pubblicità ai dentifrici. Poi il vero sindaco dovrebbe essere il suo vice, Daniele Frongia. Ma in realtà chi tira le fila dell’amministrazione capitolina è Gianni Alemanno, l’ex sindaco, capo della destra romana. E’ anche grazie all’alleanza con lui che i grillini hanno conquistato la capitale.
Sul piano nazionale le cose non dovrebbero andare diversamente: se dovessero conquistare davvero palazzo Chigi, poi i cinque stelle finirebbero per darne la gestione effettiva a un po’ di vecchia burocrazia e di vecchia politica. Tenendo per sé, ovviamente, la titolarità dei vari ministeri, così possono girare un po’ il mondo, andare in tv, e fare tanti discorsi.
Insomma, in primo piano i meravigliosi ragazzi, giù in sala macchine i vecchi maneggioni di sempre. Esattamente come a Roma.
C’è però, forse, una novità in arrivo. Secondo alcune indiscrezioni, la Corte dovrebbe bocciare il ballottaggio, ma non il premio di maggioranza. Se così fosse, cambia tutto. A quel punto, infatti, Renzi avrebbe seriamente la possibilità di conquistare Palazzo Chigi, questa volta passando attraverso una consultazione elettorale. Le riforme potrebbero ripartire e il resto della politica italiana dovrebbe cercare di riconvertirsi, ammesso che ne sia capace.
Da qui la necessità, adesso, di liquidare con ogni mezzo Renzi e Maria Elena Boschi. Devono sparire prima delle prossime elezioni.
*direttore di Uomini & Business, ex fondatore e responsabile dell’inserto economico Affari & Finanza-La Repubblica