Come non definire un’iniezione di forza contrattuale e finanziaria d’ossigeno per l’ ILVA di Taranto la decisione del Gip di Milano sulla piena disponibilità sui 1,2 miliardi, giunta appena ieri per la realizzazione del piano ambientale ? Questa mattina vi è stato un incontro tra Piero Gnudi il il commissario straordinario dell’ ILVA ed il ministro dell’Ambiente Gian Luca Galletti. “Nel confronto è stato valutato – come riporta un comunicato – lo sblocco dei fondi stabilito dal Tribunale di Milano come un elemento di svolta, che permette di procedere in modo ancor più spedito sulla tabella di marcia per la piena sicurezza ambientale dell’area interessata”. Il ministro Galletti ha confermato “la centralità della questione Ilva nell’agenda del governo, per il legame inscindibile che c’è tra l’ambientalizzazione dell’area, il nuovo orizzonte produttivo dello stabilimento e le prospettive per i lavoratori e la città di Taranto”.
Il gip del Tribunale di Milano Fabrizio D’Arcangelo , come scritto dal Corriere del Giorno ieri, ha accolto la richiesta avanzata da Gnudi quale commissario straordinario dell’ ILVA , cioè di sbloccare 1,2 miliardi di euro circa, vale a dire la cifra sequestrata dalla Procura di Milano sequestrati nel procedimento nei confronti di Adriano Riva e dei due commercialisti al suo servizio, e quindi trasferirli nella casse dell’ ILVA . Il giudice ha accolto l’istanza che era stata presentata dal Commissario Gnudi scorso 11 settembre in applicazione di quanto previsto dalla legge “Terra dei fuochi” ed alla Legge 116 (norme sulla competitività) istituita nello scorso agosto. Scrive il gip nel provvedimento: “accertata la manifesta infondatezza (delle questioni di legittimità costituzionale sollevate dalla difese, n.d.r.) occorre rilevare come sussistano nel caso di specie tutti i presupposti per procedere al trasferimento previsto dalla norma” . Il giudice, quindi, nello sbloccare il denaro sequestrato nel maggio del 2013 ha disposto la conversione dei beni in azioni dell’ILVA “a titolo di futuro aumento di capitale” .
Il commissario Pietro Gnudi nell’accogliere positivamente la decisione del gip, come si legge in una nota del gruppo ILVA ha dichiarato che “questa decisione è un passo importante per l’attuazione del piano ambientale previsto dall’Aia che dalle nuove risorse potrà avere un rinnovato impulso e faciliterà la gestione dell’impresa e la soluzione del “problema Ilva” per il coinvolgimento di nuovi azionisti». Il ministro dell’Ambiente Gian Luca Galletti del Consiglio Ambiente Ue, da Lussemburgo al termine ha espresso il suo consenso: “Lo sblocco dei fondi della famiglia Riva aiuta in maniera determinante la realizzazione del piano ambientale per l’ ILVA. Si tratta di un passaggio di fondamentale importanza per la piena ambientalizzazione dell’area, ma anche per il rilancio produttivo dello stabilimento e la salvaguardia dei posti di lavoro».
Nel contenuto del decreto il gip D’Arcangelo ha fatto prevalere il diritto alla salute e al lavoro: “Deve rilevarsi come nel conflitto tra i diritti proprietari — prosegue il provvedimento — dei soggetti attinti da trasferimento coattivo e gli interessi costituzionalmente rilevanti al diritto all’ambiente salubre, al lavoro e alla salute, i primi debbano assumere una valenza necessariamente secondaria”. Il giudice nelle motivazioni del suo decreto ha anche indicato che non è la prima volta che “l’interesse strategico di determinate attività economiche induce il legislatore a interventi straordinari e urgenti ed, in tali contesti normativi (…) (in tema di amministrazione delle grandi imprese in stato di insolvenza) gli interessi patrimoniali (come quello dei creditori delle imprese di grandi dimensioni) devono recedere di fronte a quello alla conservazione delle risorse produttive e dei livelli occupazionali”.
Per il Tribunale di Milano, quindi, la salute ed il lavoro vengono prima di ogni cosa. Ma se i soldi dissequestrati potranno far avanzare i lavori dell’Aia, dall’altra, contestualmente, non potranno essere utilizzati per il funzionamento dell’azienda. Il problema è che adesso, dopo il pagamento degli stipendi di novembre la liquidità aziendale sarà esaurita e la seconda tranche del prestito bancario di 125 milioni dopo i precedenti 125 già ricevuti, non arriverà se non ci saranno certezze sul futuro dell’azienda. Ecco il perchè si attende un’offerta non vincolante di ArcelorMittal con il Gruppo Marcegaglia, che però sarà più facile ricevere e valutare dopo lo sblocco dei fondi. Entro la fine dell’anno si chiuderà il cerchio.