La Direzione Investigativa Antimafia di Reggio Calabria, coordinata della locale Procura della Repubblica – Direzione Distrettuale Antimafia , ha eseguito un provvedimento di sequestro di beni emesso da quel Tribunale – Sezione Misure di Prevenzione, su proposta del Direttore della D.I.A., Nunzio Antonio Ferla, nei confronti di Rosario Aricò , un 57enne di Reggio Calabria, con trascorsi di affari nel settore dell’ortofrutta.
In passato l’ Aricò a seguito del proprio coinvolgimento nell’ambito dell’operazione “ARCHI”, è stato condannato a 6 anni e 8 mesi di reclusione con sentenza emessa dalla Corte di Appello di Reggio Calabria, divenuta definitiva nel 2015, per associazione mafiosa, quale partecipe della cosca “Tegano”. In particolare, dalle relative indagini era emerso che lo stesso svolgeva attività di supporto alle azioni criminali della citata cosca, forte del rapporto intrattenuto con il defunto Peppe Schimizzi e con suo cognato Carmelo Barbaro, pluripregiudicato e personaggio di spicco della stessa consorteria criminale.
Per la formalizzazione del provvedimento odierno, la Sezione Misure di Prevenzione del Tribunale di Reggio Calabria ha tenuto conto non solo della pericolosità sociale qualificata di Rosario Aricò, per la predetta acclarata appartenenza alla ‘ndrangheta, ma anche della sussistenza di una evidente sproporzione tra i redditi dichiarati dello stesso e dal suo nucleo familiare, rispetto agli acquisti effettuati nel tempo. Fondamentali, per le attività investigative, sono risultate anche le dichiarazioni sul conto dell’ Aricò rese dai collaboratori di giustizia Giovambattista Fracapane e Roberto Moio.
Il patrimonio sottoposto a sequestro consiste in 6 unità immobiliari (tra cui una villetta su tre piani con garage e giardino di notevole pregio sita a Reggio Calabria e due appartamenti con garage ubicati a Reggio Calabria e Scilla), 2 autovetture e disponibilità finanziarie in corso di quantificazione.